18. Quiete prima della tempesta

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Accadeva di rado ormai che il sonno di Eijiro fosse tormentato, aveva affrontato più e più incubi negli anni che si era ritrovato solo, ma da quando aveva incontrato Katsuki le sue notti erano state serene e da settimane ormai non si svegliava urlando, coperto di sudore e con il cuore che batteva all'impazzata, travolto da quell'angosciante senso di abbandono e solitudine e con quel terribile peso sulle spalle che gli ricordava perennemente di essere il solo rimasto della sua specie. Ma quel giorno di pioggia, mentre trovavano riparo in quella caverna, probabilmente doveva essersi addormentato e i ricordi lo avevano ancora una volta imprigionato, facendolo sprofondare nel suo passato.

Quasi un limbo che si ripeteva sempre allo stesso modo, ricordi così chiari e vividi che gli davano la costante sensazione di trovarsi esattamente lì, in quel giorno di pioggia dell'anno 733.

Il cielo era scuro, la tempesta infuriava violenta sulla pianura di Leurann e Kirishima attendeva. Attendeva in silenzio nella sua gracile forma di drago; doveva essere poco più grande di un gatto, le squame fragili, gli artigli incapaci di ferire e le ali troppo deboli per volare, ma le sue fattezze gli davano sicurezza mentre udiva a distanza i violenti tuoni che ogni qual volta gli bloccavano il fiato, facendogli sgranare quelle gemme gialle animate dalla paura.

Le zampe erano affondate nella terra bagnata e non osava muovere un solo muscolo mentre rimaneva nascosto tra i cespugli. I rami degli alberi su di lui venivano scossi dal vento, le foglie creavano un enorme fruscio e a distanza le acque del fiume sraripavano facendogli sentire il loro scrosciare violento. Ma il cucciolo di drago non aveva smesso un solo istante di guardare alla sua destra, il muso rivolto verso l'alto, oltre lo spazio creatosi tra i rami che erano stati attraversati ore prima da un altro drago. Non ricordava cosa gli avesse detto, ricordava solamente il muso di sua madre che lentamente si era sfregato sul suo, una promessa gli era stata sussurrata, prima che il drago dal manto rosso come il suo lo lasciasse lì nel bosco, mentre infuriava la tempesta. Era tutto ciò che ricordava di lei, aveva solo un anno quando era stato abbandonato nel bosco dei sussurri e no ne aveva mai compreso le ragioni. Sopravvisse al freddo della notte e quando i suoi occhi stanchi si aprirono al mattino dopo la tempesta aveva lasciato spazio al sole. Le foglie del cespuglio che lo avvolgeva erano umide, piccole gocce d'acqua le percorrevano lentamente prima di scivolare sul terreno fangoso, mentre l'atmosfera del bosco era ravvivata dal canto degli uccelli. Eijiro sentiva freddo e aveva fame, eppure non osava muoversi, ignaro attendeva ancora il ritorno della sua mamma. Sarebbe tornata, l'aveva promesso.

E attese, secondi, minuti, ore.

Gli occhi traboccanti di lacrime

Attese

Il cielo chiaro del giorno sempre più scuro, fino al tramonto

Non poteva fare altro che attendere.

Ma una nuova realtà lo colse impreparato quando il drago che riuscì a scorgere a distanza si avvicinò al bosco. Lo osservò timoroso, la sua sagoma sempre più nitida finché non atterrò davanti a lui. Era grande tanto quanto sua madre e aveva il manto rosso come lei, anche se le sue squame erano poco più scure. A Kirishima parvero quasi inquietanti i suoi occhi neri, tagliati verticalmente da una pupilla rossa e sottile, ma la sua attenzione si focalizzò presto sul respiro affaticato del drago che stanco si lasciò cadere al suolo.

Temevo di essere rimasto il solo

La voce del drago echeggiò nella sua mente e il cucciolo osò alzare lo sguardo verso di lui, seguendone ogni movimento, finché non lo vide poggiare il muso per terra.

Ora che lo osservava meglio sembrava riportare brutte ferite, malgrado le sue squame fossero resistenti erano coperte di sangue e mentre il drago prendeva respiri tremanti, Eijiro si limitò a fissarlo curioso.

The legend of dragons || KiribakuWhere stories live. Discover now