42. Un racconto dal passato (parte II)

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«Katsuki!»

Bakugo boccheggiò con gesti improvvisi e il suo corpo fu colto da un sobbalzo quando l'aria tornò nei polmoni, quasi fosse appena riemerso dall'acqua.

Quando le sue orecchie smisero di fischiare sentì solo allora il suo stesso respiro affannato, il cuore che batteva forte nel suo petto e la ruvida sabbia contro le sue braccia e spalle scoperte. Una sensazione di intorpidimento rendeva i suoi arti formicolanti e pesanti e ancora la traccia di quel brivido di inquietudine gli serrava il petto.

«oh quanto ti odio! Volevi far morire l'ultimo drago di Idreria di paura?! Non la merito una fine così ingloriosa!»

Il biondo corrucciò la fronte alle fastidiosa urla dell'altro ragazzo e finalmente sembrò tornare alla realtà socchiudendo gli occhi e incontrando il viso preoccupato di Eijiro. Le tempie pulsavano dolorosamente, ma man mano che il suo sguardo si abituava alla luce soffusa dell'alba e i suoi sensi si attenuavano ogni dolore pian piano svaniva, lasciando dietro di sé solo la sensazione fantasma di quell'angoscia che lo aveva travolto.

«chiudi la bocca» mugolò tirandosi a sedere e l'altro lo fissò sconvolto prima di dargli una leggera spinta che per poco non lo fece tornare per terra. Lo sguardo di Katsuki stava basso a terra mentre prendeva altri respiri per calmarsi e ancora Eijiro parlava e parlava mettendo a dura prova i suoi nervi già a fior di pelle.

«-hai idea di quanto mi sia spaventato nel-..»

Il biondo sollevò il capo per guardarsi attorno e i suoi occhi improvvisamente si spalancarono con la stessa velocità con cui la sua mano, lasciata ferma a mezz'aria, zittì l'altro.

Quello che doveva essere un terreno deserto e privo di vita, appariva adesso come un villaggio rudimentale, dalle casupole basse e i tetti in paglia spioventi, una via ciottolata si estendeva davanti a loro, snodandosi tra le abitazioni in pietra e legno scuro, ed erba alta dal particolare colore rosso accompagnava gli steccati che circondavano il piccolo pezzo di terra di ciascuna casa.

«cosa... cosa stai guardando, Katsuki?» domandò confuso Eijiro, guardandosi attorno in quel terreno deserto per capire cosa avesse tanto attirato l'attenzione dell'altro e quegli occhi erano tanto presi da quel nuovo paesaggio da non voltarsi nemmeno verso il suo compagno, troppo meravigliato dai nuovi eventi.

«il... villaggio, non riesci a vederlo?» domandò il biondo alzandosi in piedi e di riflesso Kirishima lo imitò continuando a guardare quelle distese aride.

Katsuki fece alcuni passi, c'erano case affiancate da piccoli terreni coltivati, c'erano alberi dalle foglie rosse pieni di frutti mai visti, e recinti con diverse creature da allevamento. Da alcuni camini accesi uscivano sottili colonne di fumo, e il profumo delle spezie nell'aria sembrò risvegliare ricordi e sensazioni che non sembravano essergli mai appartenute.

«Ei... è casa» soffiò e l'altro ragazzo lo guardò con occhi tristi, vedendo quelle iridi rosse brillare come raramente accadeva.

Egli fece per parlare, ma Katsuki prese la sua mano, intrecciando le loro dita e improvvisamente, quasi come se fosse sempre stato lì, il villaggio apparve ai suoi occhi sbalorditi.

Non disse, nulla, non ci riuscì, mentre lentamente l'altro li conduceva lungo quel sentiero lastricato.

Si udivano voci a distanza, in una lingua mai sentita pronunciare, rumori di utensili dalle cucine, lo scrosciare dell'acqua raccolta dal pozzo, le zappe nella terra, i versi degli animali.

Le persone si muovevano nel villaggio come se loro non esistessero, parlando tra loro di cose incomprensibili, chi intento a lavorare il ferro nelle fucine, chi a sistemare le provviste, c'erano donne che tessevano insieme sui gradini di una delle abitazioni e bambini che si rincorrevano tra le strade.

The legend of dragons || KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora