26. Una fuga avventata

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Un aggiornamento? Veramente? Non ci sto credendo nemmeno io

Gli occhi di Kirishima saettarono nel buio mentre tentava di ricordarsi cosa avesse sognato, la voce di Katsuki era rimasta impressa nella sua mente come un marchio a fuoco, gli ronzava nelle orecchie a tal punto da sembrare un eco di quel sussurro che lo aveva risvegliato tanto in fretta. Rabbrividì alla sensazione che l'altro si trovasse prima esattamente alle sue spalle, l'aria fresca della sera gli colpì la nuca sembrando gelida al contatto, come se poco prima l'avesse scaldata il fiato di Bakugo ed Eijiro si aggrappò disperatamente a quell'unico frammento, sperando che potesse aiutarlo a ricordare qualcos'altro, un indizio, un luogo, qualunque cosa, ma anche quella sensazione prestò svanì, ogni più vaga reminescenza scivolava via dalla sua mente come fumo e ben presto il ragazzo si ritrovò nuovamente da solo, nel silenzio della notte, accompagnato dal monotono e insistente gracidio dei gyrthuri.

La sera prima, quando erano giunti alla città avevano sentito persone inquiete borbottare a tal proposito, il canto dei gyrthuri in moltissime leggende era annunciatore di morte: queste piccole creature viscide e nere, similissime alle rane se non per le loro sei zampe, venivano dipinte come demoni del caos dalla tradizione popolare, creature mostruose che attendevano con ansia di divorare le carcasse delle vittime. Ma molti sapevano ormai che i loro versi erano semplicemente inquieti e spaventati, percepivano un pericolo e, come se il loro perenne gracidio potesse difenderli, sovrastavano il silenzio lasciato dalle creature fuggite dal pericolo. Un verso angosciante che non faceva altro che tormentare Kirishima, adesso affacciato alla piccola finestra della taverna che li ospitava.

C'era un silenzio innaturale ad Amon'aeg, era tutto completamente diverso da come si era immaginato. Non che avesse trascorso molto del suo tempo a contatto con gli umani, ma Katsuki gli aveva raccontato di una Leurann diversa: le lucciole che in quelle sere più calde punteggiavano le vie di piccole luci danzanti, le strade lastricate in ciottoli percorse da contadini stanchi di ritorno dalla loro dura giornata e nonostante tutto sorridenti quando i loro nipoti correvano ad abbracciarli, e ancora le torce affisse lungo le abitazioni che illuminavano i villaggi e le città con le loro fiamme ipnotiche, mentre i cittadini più giovani, che avevano alzato un po' troppo il gomito, ridevano tra loro nella via verso casa, di ritorno dalle feste popolari fatte di canti, balli e musica.

Sospirò mentre distrattamente poneva uno sopra l'altro dei ciottoli che aveva trovato sotto la finestra. Non era più il solo a percepire la minaccia che incombeva sui tre regni, Sero gli aveva spiegato, mentre si concedevano un pasto giù alla taverna la sera prima, che l'esercito di Leurann stava reclutando gli abitanti maschi di ciascun villaggio e della capitale, dai più giovani fino ai più anziani ancora in grado di tenere in mano una spada o un pugnale. Famiglie devastate dalla notizia piangevano disperate al momento del loro arrivo ad Amon'aeg, i generali dell'esercito bussavano alle porte come annunciatori di morte, con occhi colmi di compassione nominavano ad alta voce l'uomo che avrebbe dovuto combattere, o meglio l'uomo che sarebbe andato incontro alla sua fine, e a testa alta seppur pieno di terrore e malinconia questo accettava l'incarico, mentre alle sue spalle la moglie o la madre si lasciava cadere al suolo disperata, piangendo e urlando.

La piccola torre di ciottoli scivolò tra le sue dita quando vi depositò in cima un altro sassolino e mentre il rumore sordo delle pietre contro la superficie in legno sotto la finestra echeggiava nella stanza, con una nuova determinazione negli occhi, Eijiro raccolse le sue poche cose, nell'ordine, la mappa di Bakugo, un pugnale affidatogli da Sero («sulla strada verso il Confine della Pace la prudenza non é mai troppa» aveva detto) e delle monete che avevano sgraffignato ad un venditore di merci, a detta di Kaminari, rubate.

Raggruppò il tutto sul letto prima di mettere le monete nella tasca dei suoi pantaloni, raccolse poi la mappa che fino a quel momento era rimasta per terra sotto il lume di una candela ad asciugarsi, bagnata e assottigliata dalle pioggie dei giorni precedenti; le sue dita tracciarono l'inchiostro sbiadito per brevi istanti, la carta era rigida e rovinata, ma preferì non soffermarsi troppo su quegli aspetti e velocemente la piegò più volte prima di mettere anche questa nelle tasche dei suoi pantaloni.

The legend of dragons || KiribakuWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu