39. Ritorno alle origini

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Quando giunse l'alba di una mattina, ormai, come tante, Eijiro fu svegliato dai primi raggi del sole che si insinuavano nella piccola stanza. Malgrado il vetro della finestrella rotonda fosse reso opaco dagli anni e dalla polvere, la luce fu sufficiente ad infastidirlo, facendolo girare pigramente sul letto. Il suo braccio destro si gettò sull'altro lato del letto, seguito poi da uno sbuffo quando toccò solamente le coperte fredde e stropicciate di quella metà vuota. Sollevò il capo, che pochi istanti prima aveva affondato nel cuscino e sbuffò nuovamente, ancor più sonoramente, quando ebbe la conferma che Katsuki non stesse più dormendo accanto a lui. Si alzò a sedere e ancora una volta fu infastidito dai raggi che, indisturbati, penetravano dalla finestra; Bakugo aveva sicuramente aperto la tenda per guardare fuori, dimenticandosi, come sempre, di chiuderla.

Iniziava a pensare che non fosse una dimenticanza.

Imprecò ulteriori maledizioni e si alzò dal letto, afferrando distrattamente i suoi vestiti sparsi per terra, ritrovandosi ad arrossire fastidiosamente mentre si rivestiva di tutta fretta.

Quell'idiota...

Pensò infastidito

...come poteva essere così maledettamente bravo?!

«insopportabile» imprecò tra sé e sé ancora rosso in viso mentre cercava di darsi un contegno.

«mi ami»

Eijiro sobbalzò voltandosi alle sue spalle e trovando la porta della stanza aperta. Bakugo era poggiato allo stipite con un ghigno divertito, guardandolo sfacciatamente.

«da quanto sei qui?» sospirò, troppo orgoglioso per concordare con lui.
«abbastanza da godermi lo spettacolo» ribattè beffardo facendogli spalancare gli occhi.
«sei incredibile! - imprecò lasciandosi cadere seduto sul letto, guardando ovunque tranne che lui. Non gli avrebbe mostrato le sue guance rosse di imbarazzo - n-non ti ho sentito arrivare» si lamentò.
«tch... non sentirmi arrivare nell'Aequor tacitum, quale ironia» lo sbeffeggiò ancora una volta e stavolta, il rosso, dovette dargli ragione.

L'Aequor tacitum era la valle che li aveva ospitati nelle ultime settimane, una distesa di Nénór popolata solamente da poche persone, nel villaggio Aquarium Pagus. Si spostavano spesso, il luogo era così silenzioso e pacifico da avergli concesso, in miti notti serene, di dormire sotto le stelle; negli ultimi due giorni erano rimasti nel piccolo centro abitato, ospitati in una taverna che gli aveva offerto una delle sue camere migliori. Sembrava infatti, che il locandiere avesse sentito parlare di Bakugo, insistendo con elogi e complimenti a non far pagare loro il pernottamento. Era stato piuttosto imbarazzante trovare una scusa per dirgli dove si trovasse il suo drago ("ama la sua indipendenza" aveva borbottato il biondo facendo sorridere Eijiro divertito).

Malgrado le voci si fossero diffuse velocemente a partire dalle capitali, non erano molte le persone che sembravano riconoscere Katsuki, complice il fatto che non si agirasse per le città in sella al suo drago, ma andava bene così, Bakugo non sembrava abituato a tutte quelle attenzioni. Non che gli dispiacesse essere elogiato, Eijiro aveva appurato che il suo ego fosse smisurato, ma si era anche reso conto che odiava tutte quelle attenzioni solo per sé. Era stata una scelta comune quella di nascondere la doppia natura di Kirishima, ma prendersi unicamente in meriti di quella guerra era insopportabile per Katsuki.

Bakugo si decise finalmente ad entrare nella camera, chiudendo la porta alle spalle e gettando per terra la sua sacca di cuoio. A giudicare dalle sue mani coperte di sangue, doveva contenere il loro pranzo.

«prima che il sole sia alto ci muoveremo verso nord» asserì avvicinandosi verso il tavolo di legno sotto la finestra, dove erano poggiate le loro mappe e delle stoffe.
«sono in grado di cacciare, lo sai» borbottò Eijiro, ignorando la sua affermazione, mentre osservava l'altro sedersi sul ripiano di legno e iniziare a sfregare le mani con una delle pezze.
«mi muovo sempre prima dell'alba» sembrò giustificarsi il biondo.
«portami con te la prossima volta - si lamentò e Bakugo, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo su quella stoffa, sempre più sporca di sangue, gli rivolse la sua attenzione; sembrò sul punto di rispondere, ma Kirishima lo precedette - non mi piace svegliarmi da solo la mattina»

The legend of dragons || KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora