3.

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La notte era passata più lenta di quello che pensassi.

Avevo faticato a dormire, con i sensi sempre in allerta malgrado ci fossimo dati dei turni diversi per proteggere Ximena ed Erazm fosse rimasto nella sua forma naturale, accucciato ai piedi del letto. Per fortuna non ne avevamo bisogno come gli umani, anche se io, essendo anche una semi dea, ogni tanto comunque avevo bisogno di qualche ora di riposo per ricaricare le energie.

Tuttavia, mi ero allenata furiosamente con gli anni a combattere il bisogno di dormire e adesso potevo resistere per cinque giorni senza accusare troppi problemi. Ero sempre stata chiamata da demoni di alto rango o molto vicini a Lucifero e a mio padre per compiti del genere, così avevo dovuto imparare obbligatoriamente a sopravvivere in qualunque situazione. Non era un lavoro onesto, ma era l'unico che potessi fare.

Avrebbero mai chiamato una metà demone e metà semi dea a spargere glitter sui bouquets degli sposi durante un matrimonio tra due umani? Dubitavo. O a fare la cuoca in un ristorante stellato, sapendo che avrei potuto cucinare un pezzo di carne solo tenendolo nel palmo della mano? Dubitavo anche per questo.

E neanche avrei potuto mentire, poiché i demoni non potevano mentire agli esseri umani, condannati a dire sempre la verità se avessero scelto di vivere per qualche tempo sul mondo terreno. Il discorso cambiava se si trattava di un discorso tra due demoni o qualsiasi altra creatura infernale, perché a chi gestiva l'inferno e le sue, inesistenti, regole importava solo dare delle regole nei momenti in cui il mondo terreno e quello infernale si univano. Per altro, tutto era lecito.

Una voce gracchiante e assonnata si schiarì la voce.

«Buongiorno». Mi girai verso la semi umana le sorrisi con gentilezza, malgrado il suo tono di voce disturbante. «Scusa se ho questa voce, ma non mi sono ancora abituata a svegliarmi così presto, malgrado sia una settimana che Med mi sveglia alle otto del mattino. Di solito mi svegliavo alle 10 minimo».

Ridacchiai. «Posso capire che per un ibrido abituato alla vita umana possa essere traumatico».

Med entrò proprio in quel momento, con dei jeans neri strappati, una polo rossa senza colletto e degli stivali di pelle nera.

Sotto la maglia, sicuramente legata alla parta bassa della vita, doveva portare una fascia con diverse lame e coltelli. Malgrado non si vedessero ad occhio nudo, qualsiasi demone senza poteri esterni era obbligato a portarli, visto che erano costretti a difendersi solo con il loro fisico.

I più intelligenti, invece, li portavano comunque anche avendo ulteriori poteri fisici.

Non era consigliato da nessun addestratore difendersi facendo affidamento solo ai poteri esterni e non al combattimento corpo a corpo, in più usarli richiedeva grande forza ed energia, perciò era meglio non abusarne.

Sorrise e ci passò due bicchieri di carta fumanti, dopo aver posato un paio di piccole buste marroni sul tavolo, con grande interesse di Ximena. «Vi ho portato la colazione».

Erazm entrò in cucina proprio in quel momento, in versione umana, sudato, con dei pantaloncini blu e a petto nudo. Probabilmente aveva fatto la sua corsa mattutina pre colazione, io preferivo farla dopo, a pancia piena. Ammiccò verso Med. «C'è ne anche per me?».

Lui sorrise divertito. «Se ti comporti bene ti ho preso la colazione, ma il caffè è solo per le signore».

Ximena storse il naso. «Ti ringrazio ma non mi piace, cedo il mio a qualcuno». Allontanò il bicchiere come se fosse veleno ed Erazm lo afferrò velocemente.

«Mio!». Sorrise vittorioso e io alzai gli occhi al cielo, mormorando "bambino" con il labiale, dopo la sua linguaccia nei miei confronti.

Med fece il cucchiaio con il labbro, quasi offeso, e si rivolse a me. «Almeno a te piace il mio dono o lo darai a Dantalian?».

FatumWhere stories live. Discover now