9.

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«Smettila». Sussurrai. «Così non la finiremo mai questa conversazione».

Dantalian mi scoccò un occhiataccia. «Di fare cosa?».

«Di guardarlo male!». Osservai Cola, occupato a tornare in riva per rimanere con la coda a mollo, e le sue spalle abbronzante che si flettevano mentre si piegava sui gomiti per stendersi a pancia in giù.

Poi sospirò. «Cosa volete sapere?».

Deglutii, pregando che lui sapesse qualcosa in più di Astarte. «Vorremmo sapere qualcosa in più sulle donas de fuera».

Annuì pensieroso. «Erano una via di mezzo tra delle fate e delle streghe, i loro capelli si trasformavano in bianco, rosso o nero dopo aver attivato il loro potere, all'incirca durante la maggiore età, e di norma utilizzavano solo vestiti di quella gamma di colori. Si facevano riconoscere così. Si sono palesate circa nel XVI e il XVII secolo-».

«Lo sappiamo questo». Dantalian parlò con tono gelido. «Ci serve sapere qualcosa in più sulle loro capacità, sui loro poteri».

Ci guardò entrambi con circospezione. «Perché?».

«Crediamo che una nostra cara amica sia una di loro». Sospirai. «La dobbiamo aiutare a difendersi, ma non sarà possibile se non capiremo la base del suo potere».

Sembrò convincersi per il momento. «Se è così, se è davvero una donas de fuera, vi converrà usare le armi più potenti che avete perché piegare il suo potere, controllarlo, sarà molto complesso».

«Parli di quella presenza che può evocare chiamata Aydon?».

Annuì. «Non è una presenza che evoca, fa parte di lei. Se lei fa parte degli Ayodons, sarà una creatura potente e pericolosa per tutti. Aydon è una nube tossica, agisce prosciugando la sua vittima dall'interno finché è così disidratata che non ne rimane altro che cenere, non sembra neanche appartenere a questo mondo questo tipo di potere. Il fatto è che nessuno può scamparne, neanche voi demoni di alto rango, e non sono sicuro che possano salvarsi gli immortali».

La gola mi era diventata improvvisamente secca. «È una cosa che può imparare a controllare?».

«Tesoro...».

Tuonai indispettita. «Lo può controllare?».

Sospirò e annuì. «Sì, se avrà un motivo valido. E sarà bene per voi che l'abbia». Mosse un po' la coda e gli schizzi di acqua mi finirono sul viso. «Come fata possiede poteri sconfinati e il fatto che ci rientri anche un po' di stregoneria nelle donas de fuera non abbassa la loro pericolosità. Sanno cambiare aspetto quando e come vogliono, trasformandosi in animali o in una pianta, possono diventare molto grandi ed anche molto piccole, trasformare gli uomini in animali od oggetti di qualsiasi forma o genere e possono apparire in qualsiasi luogo desiderano, se imparano a farlo sanno anche fermare il tempo e, ultima cosa ma non per importanza...».

Sorrise. «Possono predire il futuro. Il nome fata deriva dall'altro nome latino delle Parche, che è Fatae, ovvero coloro che presiedono al fato, o fatum, come si usa dire da voi demoni».

Dantalian strabuzzò gli occhi ironicamente. «Wow, formidabile».

«In quanto strega...». Lasciò cadere la frase teatralmente. «Se non impara ad utilizzare la magia che può evocare, sarà come se non lo fosse».

Mi schiarii la voce. «È possibile che lei, in quanto strega, abbiamo un potere simile al mio?».

Alzò un sopracciglio. «Il tuo sarebbe? Scusami, magari sei famosa nel mondo terreno e infernale, ma io abito in mezzo ai fondali marini e ne so poco e niente».

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