32.

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❄︎

Un giorno, la luce e l'oscurità si conobbero.
Lei si innamorò del freddo abbraccio del buio e lui del calore del sole. Si amarono, attendendo l'eclissi per potersi sfiorare. Poi lui peccò e lei lo scoprì: la desiderava solo per scaldare il gelido che portava dentro.
La luce fu costretta a sacrificarsi ogni anno per regalare all'essere umano uno spettacolo unico al mondo e l'oscurità a vivere il resto dei secoli a pentirsi dell'opportunità che aveva perso.

❄︎

Non avevo mai preso in considerazione l'idea di poter provare senso di colpa per il mio nemico.

Non è il sentimento che dovrei provare, al massimo dovrebbe essere un'emozione, intensa e di breve durata, e invece mi stava lacerando il cuore passo dopo passo.

Quei stessi passi che mi stavano portando a una cosa troppo grande, perfino per un demone, perfino per una delle donne più potenti. Ma sapevo di non essere sola e questo mi donava speranza.

Una grande guerra si combatte a piccoli colpi.

Ognuno ha il proprio scopo, il proprio compito, il proprio colpo, che poi si unirà a tanti altri piccoli colpi e insieme batteranno una cosa grande come una guerra. E quello era il motivo per cui adesso stavo varcando il confine del parco di Megiddo, dove non c'erano altro che rovine, pietre frantumante, sabbia secca e un paio di palme, l'unico scorcio di verde in mezzo a tanto grigio e malinconia.

Nell'aria si percepiva una febbricitante nebbia tutt'altro che positiva e quando la pianta del mio piede si posò sopra il terreno più arido che avessi mai visto, sapevo di aver appena confermato il destino.

Mi avvicinai lentamente alle due fazioni presenti in lontananza: il nostro gruppo, sistemato schematicamente in base alle loro abilità e alla gerarchia, e il gruppo di Baal, con la metà delle sue seicento sessantasei legioni di demoni, come i Moloch o altri del genere.

Veramente ironico come numero.

Adar, posto nelle file dietro, voltò la testa quando gli passai accanto.

Non disse nulla, con ogni traccia del suo solito divertimento svanita nel nulla, rimpiazzata da un gelido portamento. Annuì lentamente e la sua testa tornò a guardare davanti a sé.

Tornò a guardare il futuro.

Quando passai accanto ad Ade, il corpo rigido e minaccioso com'era sempre stato, non mi guardò, ma sorrise. Un sorriso molto diverso da quelli che mi aveva dedicato, quasi come se anche lui fosse nervoso. Forse anche il Dio degli inferi poteva provare paura.

«Iniziavo a credere che ci avresti abbandonato».

La mia bocca si curvò verso l'alto. «Si vede che non mi conosci bene».

Avanzai ancora, fino ad essere al fianco di Ximena, le uniche due ad essere più avanti di tutte.

Perché eravamo ciò che lui bramava, il motivo della battaglia, anche se nessuno a parte me, Erazm, Adar e Astaroth lo sapeva. Per Ximena ero al suo fianco in qualità di uno dei tre spiriti immondi, per il resto dei combattenti come sua guardia del corpo.

Azazel, fermo dietro di noi accanto ad Astaroth e mio padre, mi sorrise debolmente. Quasi a chiedermi perdono con lo sguardo, credendo che non l'avrei capito, anche se io sapevo tutto.

Sospirai e mi voltai di nuovo, fissando lo sguardo sulla persona parallela a me. Il colpevole, il crudele creatore del principe guerriero, il suo mentore quasi.

FatumWhere stories live. Discover now