14.

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Da quando avevo scoperto la realtà su Rutenis, quando il mio sguardo cadeva su di lui, il mio cuore si stringeva in automatico. Non avevo detto nulla ad Erazm, pur continuando a studiare i comportamenti di entrambi, Rut e Med, per capire chi dei due fosse la spia.

Oggettivamente poteva esserlo anche con una storia così brutta alle spalle, perché non è il dolore a renderci brave persone, ma la voglia di non perderci in esso, eppure soggettivamente sentivo, dentro di me, che non poteva essere lui. Tuttavia, la mia totale attenzione era stata richiamata da un evento più grave, che aveva innervosito tutto noi durante la mattinata: l'arrivo di una busta sospetta a mio nome.

«Che vogliamo fare, continuare a fissarla nella speranza che si trasformi in una strillettera?». Rut non si fermò dall'accompagnare la frase con uno sbuffo.

La presi fra le mani, sfiorando la carta verde. «Non sarebbe male». Mentre la aprivo speravo solo che Astaroth non avesse cambiato il design delle sue lettere, rosse e nere, e che quindi provenisse da altre persone.

Mi schiarii la voce prima di leggere. «Arya Buras, egregia figlia di Sekhmet e Beelzebub, ho il piacere di convocarti nella disabitata Ochate, nella città di Burgos, in Spagna, per comunicarti degli avvisi importanti. Ti aspetto, Lorkhan».

«Lorkhan?». Ximena si mostrò confusa, spostando lo sguardo sulla bocca spalancata di Med, gli occhi schifati di Rut e la sorpresa di Erazm.

«Lorkhan?!». Tuonò Dantalian, strappandomi di mano la lettera. «Ma che diavolo-».

Erazm si voltò verso Ximena. «Lorkhan è un mutante, in grado di trasformarsi in qualsiasi animale, ed infatti è il re degli animali mitologici».

Lei aprì la bocca per chiedere qualcosa, ma lui sorrise e alzò il palmo della mano. «Sì, in pratica è il mio re».

«Perché solo tu?». Rut storse il naso, come se ci vedesse qualcosa di male in quell'invito.

Alzai le spalle. «Sono la più simpatica».

Tutti mi fecero il dito medio a turno e fu strano anche per me sentirmi ridere malgrado il momento delicato, eppure mi era venuto naturale.

«Okay...». Dantalian sbatté la lettera sul tavolo. «Io vengo con te».

«Ha invitato solo Arya, ti sei lavato le orecchie questa mattina?». Erazm alzò gli occhi al cielo.

Lui lo fulminò. «Sai il cazzo che me ne frega?».

Sbuffai. «Lo sai che Lorkhan ha un carattere complicato, non gli piacciono i giochi. Si arrabbierà e tu rischierai di morire».

Mi osservò come se nulla fosse. «Ripeto: sai il cazzo che me ne frega?».

Scosse la testa. «Tu non ci vai da sola, in un altro stato, con il rischio che possa farti del male o essere dalla parte del nostro nemico».

Mi portai le mani alle tempie, perché già sapevo che discutere con lui era inutile, si sarebbe attaccato alle ali dell'aereo pur di venire. «Nel frattempo Med, cerca dei biglietti per la Spagna per favore».

Lui annuì, sorridendomi con compassione. Poco prima di uscire dalla porta si rigirò. «Perché ha scelto Ochate?».

Dantalian annuì con enfasi. «Esatto! Perché Ochate?».

«Cos'è Ochate?». Ximena si schiarì la voce.

«Una cittadina ormai disabitata in Spagna». Rut storse il naso un'altra volta.

«C'è stata qualche guerra?».

Rut la osservò come si osserva un mentecatto. O forse uno stupido. «Non conosci la maledizione di Ochate?». Lei scosse la testa e lui strabuzzò gli occhi. «Mio diavolo, ma dove vivi, ragazzina. Fatti un po' di cultura, diamine».

FatumTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon