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I miei stivali di pelle bianca toccarono l'asfalto caldo della strada di campagna che portava alla villa scelta da Med, dopo aver aperto la portiera della nuova macchina che ero andata a prelevare dall'uomo che aveva affittato e dato l'altra a Rut.

Avevamo appurato di aver bisogno di due macchine, visto i due differenti viaggi che affrontavamo io e Dantalian, che ci allontanavamo parecchio da Palermo, rispetto a Rut, Med, Erazm e Ximena, che rimanevano nei paraggi, in cerca di spiagge, monumenti e piscine.

«Cosa non hai capito quando ti ho detto di scegliere una macchina-». Indicai la Porsche perfettamente posteggiata all'altro lato della strada, nera lucida.

Era il modello 992 Carrera, un gioiellino da guardare e da guidare. «Meno appariscente possibile?».

Dantalian alzò le spalle. «Non è mica una Ferrari rosso fuoco, per me quello è essere appariscenti. In più, non mi sarei mai tolto l'eccitazione di vederti arrivare con una macchina del genere».

Sospirai, alzandomi gli occhiali da sole sulla testa e mi stirai la gonna bianca del vestito a tubino. «La parola che usi di più con me è "eccitante", hai notato il tuo lieve problema?».

Mi seguì all'interno della casa. «Lo dico perché sei eccitante. Da morire».

«Me lo dicono in molti». Mi fulminò e io sorrisi.

Una volta entrata in salotto, come sempre da quando avevo letto il dannato avvertimento di Astaroth, li osservai uno ad uno con sguardo critico, come se cercassi di penetrare nella loro mente.

Avrei potuto in realtà, ero più forte di loro e avrei potuto spingerli fino all'oblio, agguantando la loro psiche con gli artigli gelidi della mia forza e facendo miei i loro pensieri, le loro emozioni. Anche le cose più radicate in profondità, che neanche loro ancora potevano sapere, ma non l'avrei fatto. Non ero così cattiva. Non potevo rischiare di scuotere tutto in loro, sapendo di non avere ancora la certezza di nessuno di loro.

Ci avevo pensato molto, durante la notte, aspettando che Erazm andasse a fare il suo solito giro notturno da lupo perché neanche lui poteva sapere. A mente lucida, lontana dall'ansia turbolenta che mi aveva attanagliato nei primi momenti, avevo tolto Erazm e Dantalian dai sospettati: il primo era mio fratello e non poteva avere niente a che fare con un tradimento, era troppo buono, il secondo mi era stato dato da Azazel e lui stesso aveva specificato che gli unici a cui poter donare la nostra totale fiducia eravamo noi stessi, l'un l'altro.

Così facendo restavano solo Med e Rutenis e non avevo idea su chi sospettare di più, mi sentivo male anche solo a pensare di accusare uno dei due, eppure uno di loro doveva per forza essere la spia. Non c'era altra scelta.

Rut entrò proprio in quel momento dal giardino, con la maglietta bagnata da alcune gocce di acqua, e il sopracciglio alzato con confusione. «Non dovevate essere poco appariscenti o sbaglio?». Sicuramente aveva visto la Porsche parcheggiata in strada.

Presi la bottiglia di Rum dalla dispensa e ne versai circa metà bicchiere, per poi alzarlo verso di lui con un sorriso ironico. «È ciò che ho detto poco fa».

«Poco appariscente e Dantalian non rientrano mai nella stessa frase». Il demoniaccio agguantò il mio Rum con le mani grandi e se lo scolò tutto in pochi secondi come se fosse uno shot.

Lo fulminai. «Devi smetterla di prendere le mie cose».

Ammiccò e mi restituì il bicchiere. «Ciò che è tuo è mio e ciò che è mio è tuo». Sparì in camera sua, al piano superiore, probabilmente per cambiarsi prima di partire per Messina.

Erazm, seguito da Med e una Ximena con i vestiti fradici, si avvicinarono a noi. «Ti ho preso una cosa quando eravamo in città a pranzo».

Sorrisi, mentre mi passava un pacchetto. «È una porzione di torta settestrati o setteveli, è composta da un disco di cioccolato e cereali croccanti, biscuit al cacao, crema bavarese alla nocciola, mousse al cioccolato fondente e glassa a specchio fondente. L'abbiamo presa da Cappello, è la pasticceria più famosa in cui trovarla qui a Palermo».

FatumOnde as histórias ganham vida. Descobre agora