Capitolo 31

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Capitolo 31

Mary non era un'idiota. Sapeva che non stava bene. Tra la sua incapacità di dormire per più di poche ore alla volta e la sua nuova paranoia di essere costantemente seguita, stava decisamente precipitando verso il basso. Eppure, seduta sul tetto della sua casa d'infanzia a soffiare fumo nel cielo rosa della sera, aveva difficoltà a preoccuparsene. Beh, in realtà, ultimamente aveva trovato un po' difficile preoccuparsi di qualcosa in generale.

Faceva troppo freddo per pensarci, ma non sopporta più di stare dentro casa. Si sentiva in trappola. Intrappolata nella camera da letto in cui era cresciuta, impregnata più della bambina che era una volta che della persona che era ora. Di quei tempi si riconosceva a malapena, ricordava a malapena di essersi preoccupata dei ragazzi i cui poster erano appesi alle pareti, o dei nomi dei suoi peluche o delle ragazze che le avevano regalato i braccialetti dell'amicizia ancora conservati sul suo comò, tolti con noncuranza un giorno per poi non rimetterli mai più.

Inspirò profondamente, riempiendo i polmoni di tutto il fumo che poteva raccogliere, lasciandolo poi bruciare, trattenendolo finché non iniziasse a tossire e a soffocare. Si alzò a sedere, gettando la sigaretta quasi finita dal bordo del tetto e lasciando che le lacrime le bagnassero gli angoli degli occhi. Non piangeva davvero, non lo faceva da molto tempo, comunque era bello, anche se non era la stessa cosa.

Lo sentì arrivare prima di sentire la finestra aprirsi.

"Pensavo che papà l'avesse aggiustata?" disse Damian, uscendo fuori come se fosse stato invitato.

"Lo ha fatto", Mary annuì alla zanzariera che era saltata fuori e gettata più in basso dal tetto.

Damian emise un debole fischio mentre si sistemava accanto a lei. "Andrai all'inferno per quella."

Mary si limitò a scrollare le spalle, guardando il cielo che si oscurava rapidamente. Una raffica di vento particolarmente pungente soffiò verso di loro, intrufolandosi proprio sotto il suo maglione e attraverso la sua pelle.

"Cazzo," sibilò suo fratello, incrociando le braccia sul petto. "Si gela qui fuori."

"Nessuno ti impedisce di tornare dentro."

Suo fratello sbuffò. Avevano quasi la stessa età,  solo due anni di differenza l'uno dall'altro: Damian era il fratello maggiore. Erano vicini anche in altri modi, erano amici oltre che fratelli. Anche se ogni volta che tornava a casa diventava sempre più difficile ricordarlo. Damian era all'università adesso. Mary non riusciva mai a ricordare quale. Non riusciva ad immaginare lei stessa che andava all'università.

"Chi era allora?" chiese Damiano.

Mary frugò nella tasca e tirò fuori un'altra sigaretta. Era eccessivo, ma sapeva che suo fratello odiava l'odore e sperava che lo avrebbe fatto tornare dentro. "Chi era chi?" chiese, accendendo la sigaretta alla vecchia maniera, con i fiammiferi che aveva rubato dalla cucina. Si era abituata troppo a farlo con la magia.

"Il ragazzo che ti ha portato ad uscire qui fuori a fare la nostalgica."

Inspirò, il fumo le graffiò la gola cruda. "Non c'è nessun ragazzo", disse mentre espira, era offensivo ma non si sorprese che lui pensasse che tutto ciò che provava fosse dovuto ad un ragazzo. Ma poi, suppose che non potesse sapere quale fosse il vero problema.

Era incredibilmente facile nascondere le cose ai tuoi genitori quando sei nato Babbano. Nonostante tutti i loro discorsi sull'inclusività, Hogwarts non era mai stata particolarmente impegnata nel comunicare con le famiglie Babbane dei suoi studenti. Da quello che Mary poteva dire, tutto ciò che era stato detto ai suoi genitori del suo attacco era che si era ferita e che si sarebbe ripresa rapidamente. Quando i suoi genitori glielo avevano chiesto, lei aveva detto loro che si trattava di un infortunio a Quidditch, solo la menzione della parola "Quidditch" aveva reso i loro occhi vitrei. Non c'erano state più domande dopo.

Choices  ||Jegulus/Wolfstar || TRADUZIONEWhere stories live. Discover now