Capitolo 41

935 39 363
                                    

Note traduttrice: Questo capitolo è così bello che vi piacerà leggere anche la parte di Mary. Ok dai, era una battuta, povera piccola Mary. In realtà lei ci piace, vero? VERO?




Capitolo 41


PARTE I JAMES

Il tempo passò.

James si concentrò sul Quidditch.

Sui suoi esami.

A volte vedeva Regulus - dall'altra parte della Sala Grande, che camminava nel corridoio - si diceva che fossero coincidenze, che non lo stesse cercando. Che non stesse di proposito in giro dove sapeva che ci fossero le lezioni di Regulus o per i corridoi che sapeva che gli piaceva prendere. Non che importasse. Regulus non lo vedeva mai e James non diceva mai niente. Si incrociavano come estranei.

Parlava con Regulus tutto il tempo nella sua testa. Gli parlava di cose stupide che non contavano, o cose che pensava che Regulus avrebbe trovato divertenti. Gli diceva che gli mancava. Che lo amava. Cercò di smetterla ma non ci riusciva, finché alla fine sembrò che ogni suo pensiero facesse parte di una conversazione a senso unico. 

A volte immaginava lo scenario in cui si incontravano o erano costretti a stare insieme durane una punizione, o in un posto in cui non avevano altra scelta che parlare. E per qualche motivo questo cambiava le cose, e improvvisamente Regulus decideva di lasciare Serpeverde e dormire nel letto di James ogni notte e tornare a casa con lui alla fine dell'anno.

A volte odiava un po' Regulus. Ma solo un po'. Solo nei suoi giorni peggiori. Quando stava sveglio la notte e desiderava poter strappare il cuore dal suo fottuto petto.

"Oh, capitano, sbrigati!" Sirius gridò dal piano di sotto. "Farai tardi per la tua maledetta partita!"

"Lo so, lo so!" James stava frugando freneticamente tra le sue cose, cercando i suoi guanti da Quidditch. Pelle di Drago, marroni, resistenti all'acqua e con una presa forte da morire. "Dove cazzo li ho messi," imprecò, aprendo i cassetti del comodino con uno strattone.

Cominciò a lanciare oggetti per terra: la mappa finì sul suo letto, delle vecchie penne tintinnarono mentre le metteva da parte, alcune lettere di sua madre...

"Dove cazzo..." brontolò, ora iniziando davvero a seccarsi. Aprì il secondo cassetto con una forza tale che qualcosa di pesante dal fondo scivolò in avanti, quasi cadendo.

James si bloccò.

Era una scatola di legno, buttata sul fondo del cassetto durante uno dei suoi tanti scatti d'ira negli ultimi mesi.

Per un momento si limitò a fissarla, incapace di muoversi, respirare o pensare. La sua vita era diventata una serie di campi minati. Volti che non riusciva a vedere, parole che non riusciva a sentire e cose che non voleva toccare.

Lentamente, raccolse la scatola, sprofondando sul letto accanto a lui mentre la teneva in grembo. Il mondo si stava improvvisamente rimpicciolendo. Tutto stava diventando tranquillo. Ridotto a nient'altro che una minuscola pallina rossa. James la tirò fuori con cautela, sentendo la magia ronzare tra le sue dita. E lì, quando la girò nel modo giusto—

J&R

La vista delle loro iniziali intrecciate gli trasmise una sensazione così dolorosa nel petto che James si lamentò davvero, le dita si strinsero più forte attorno alla palla.

Fanculo.

Questo non era ciò di cui aveva bisogno.

Non adesso.

Choices  ||Jegulus/Wolfstar || TRADUZIONEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora