3 - Un amaro risveglio

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Sanem

Ho sognato anche stanotte il mio albatros.
Sono settimane d'altronde che non faccio altro, ogni notte rivivo nei miei sogni gli istanti magici in cui mi ha stretta a sé facendomi vivere il mio primo vero bacio.
Questa notte però il sogno è stato molto, molto  più vivido delle precedenti.
Ho sognato che mi stringeva forte a sé mentre ci muovevamo al ritmo lento di una bellissima canzone, la mia guancia sul suo petto, il suo abbraccio caldo che mi faceva sentire piccola e al sicuro.
Ora mi sembra anche di vederlo davanti ai miei occhi, ha le fattezze di Can bay, ma va bene così mi dico sorridendo, è un sogno e nei sogni  può succedere che tutto sia confuso.
Continuo a sorridere mentre mi guardo intorno e pian piano mi rendo conto che qualcosa sembra proprio non tornare.
Lui sembra così reale, la luce che mi colpisce gli occhi e il calore dei raggi del sole sul viso sembrano così reali... troppo reali.
In un attimo  scatto a sedere mentre mi guardo intorno con un unico terribile pensiero in testa.
"Anne, mamma!" Esclamo mentre d'impulso mi alzo in piedi  per andarmi  ad affacciare alla porta del capanno solo per avere conferma del fatto che non sto sognando: é  mattina ed io ho trascorso l'intera  notte  da sola con lui.

Mi rendo conto di sembrare quasi un'invasata ai suoi occhi mentre mi muovo frenetica per il capanno alla ricerca del mio vestito e delle scarpe, ma chiaramente non può sapere quel che può succedere se non mi affretto a tornare a casa prima che suoni la sveglia dei miei genitori.
"Mi ucciderà, mia madre mi ucciderà, ne sono sicura. Che ore sono?" gli  chiedo mentre mi inginocchio per infilare la testa sotto il divano alla ricerca di una delle scarpe inspiegabilmente sparita nel nulla.
"Le 6,00 del mattino, perchè?"
Riemergo vittoriosa con la scarpa in una mano scostando i capelli arruffati dal viso con l'altra.

"Presto, chiuda la porta del capanno lutfen, per favore Can bay. Devo cambiarmi e tornare a casa prima delle 6,45".
Mi guarda interrogativo. "Perchè proprio le 6,45?"
Saltellando prima su un piede e poi sull'altro comincio a togliermi i lunghi calzettoni di spugna che lui mi ha prestato il giorno prima.
"Come perchè? Che domande fa Can bay? Perchè alle 6,45 suona la sveglia dei miei genitori e per allora io dovrò essere sgattaiolata in camera mia.
Hadi
, dai forza, chiuda la porta e gli oscuranti in modo che possa cambiarmi ".

Nel giro di 25 minuti ho rimesso il bellissimo abito da sera, ho raggiunto a piedi nudi  con le scarpe in mano la sua auto e siamo già nel mio quartiere.
Forse ho qualche possibilità di riuscire nell'impresa mi dico passando nervosamente le mani tra le ciocche arruffate dei miei capelli.
"Lutfen, per favore Can bay, mi lasci a qualche via di distanza da casa mia".

Allontana per qualche istante gli occhi dalla strada per posare lo sguardo su di me  e poi  sul mio vaporoso abito da sera.
"Pensi di riuscire a passare inosservata andandotene in giro per il quartiere, alle prime ore del mattino, con quest'abito?"
Abbasso a mia volta lo sguardo sulla quantità di  tulle color corallo che mi ricopre e non posso che concordare sul fatto che, oltre ad ostacolare i miei movimenti, difficilmente con quest'abito riuscirei a passare inosservata se dovessi incontrare qualcuno.
Ha ragione, l'unica cosa da fare è arrivare fino a casa e sperare che tutti  stiano  ancora dormendo, soprattutto Melahat, la nostra  vicina pettegola.
Arrivati davanti alla porta di casa Can bay spegne il motore e si affretta a scendere per venire ad aiutarmi  a riemergere da sotto la montagna di tulle in cui sono sprofondata.

"Grazie". 
Sussurro muovendomi  in fretta verso casa con la  chiave giù pronta in mano quando, un istante prima che arrivi ad  inserirla nella serratura, il peggiore dei miei  incubi diventa realtà.
La porta si apre piano fino a rivelare i visi severi di entrambi i miei genitori e non posso che rimanere impietrita mentre  il loro sguardo si muove da me al mio abito e poi verso l'uomo che è ancora fermo alle mie  spalle.
Mi immobilizzo cercando di pensare ad una bugia, una spiegazione plausibile, ma al momento non sembra venirmene in mente neanche una che possa anche lontanamente risultare convincente.
Mentre mi  giro per lanciare uno sguardo atterrito verso Can bay  vedo alle sue spalle  spostarsi le tendine di pizzo della casa di fronte e il viso di Melahat spuntare  curioso per capire cosa stia succedendo in strada di prima mattina. 
Mi sento gelare.
Torno a guardare verso i miei genitori solo per constatare che  anche loro hanno visto Melahat, la più grande pettegola di tutto il quartiere, assistere  al mio rientro a casa, alle prime luci del mattino,  in compagnia di un uomo.

Con sgomento mi rendo conto di  cosa tutto questo può significare: la mia reputazione, e quella della mia famiglia, stanno per essere rovinate per sempre agli occhi dell'intero quartiere a causa mia.
Sento la voce bassa e controllata di mia madre invitarmi ad entrare.
"Credo che sia meglio che tu salga a cambiarti  Sanem.
Fai presto, ti aspettiamo in cucina."

E' poi mio padre  a parlare con tono altrettanto serio verso Can.
"Immagino lei sia  il capo di Sanem, Can Divit giusto?  Vorrei parlare con lei un attimo se non le dispiace. Per favore vada a parcheggiare la sua auto dietro l'angolo e venga dentro a prendere un tè con noi ".

Sento il mio cuore rimbombare nelle orecchie mentre mi giro a cercare lo sguardo di Can bay che in questo momento però è  fermo su mio padre, annuisce serio per poi tornare al suo fuoristrada per spostarlo.

Entro in casa evitando lo sguardo di mia madre e, nei limiti di quanto mi è concesso dal voluminoso abito, tento di correre su per le scale verso la mia camera,  profondamente scossa  al pensiero di quello che mi aspetta dabbasso.

Tolgo in fretta l'abito con mani tremanti, infilo di corsa jeans e maglietta e a piedi scalzi mi precipito di sotto in tempo per vedere Can bay  togliere gli scarponi ed infilarsi rispettosamente le pantofole a disposizione degli ospiti che teniamo vicino alla porta d'ingresso.

Mentre scendo i gradini di corsa alza su di me uno sguardo che non riesco ad  interpretare,  poi si muove verso la cucina su invito di  mia madre.
Mi affretto a seguirli torcendomi le mani, incapace di credere in quale enorme pasticcio mi sia andata a cacciare questa volta.

Mio padre è seduto al tavolo e con espressione seria fa cenno a Can bay di sedersi davanti a lui mentre mia madre gli pone davanti  una tazza di tè fumante.

Mi siedo rigida sulla sedia ad osservare  mio padre e  Can bay  che si fissano in un silenzio teso, carico di significati.
Alla fine è mio padre a parlare.
"Mi aspetto che venga presto, questa settimana stessa, a suonare alla  nostra porta con la più onorevole delle proposte per nostra figlia Can bay.
Non so come funzioni nel suo mondo, ma deve sapere che nel nostro certe libertà non sono permesse né perdonate ad una ragazza di buona famiglia com'è la nostra Sanem".

Porto una mano a soffocare un'esclamazione di sgomento di fronte a quelle parole e a cosa significano per il mio futuro.
Non posso credere che stia accadendo veramente.
Scuoto la testa mentre la mia mente riesce solo a tornare a quell'istante, a quella festa e alla mia decisione  di  prendere la sua mano per accettare l'invito a seguire il re cattivo nella foresta oscura.
Sapevo, sentivo che  mi avrebbe  condotto con sé verso avventure pericolose ed ora stavo per pagare il prezzo della mia scelta avventata.
Quella decisione improvvisa, presa senza riflettere,  stava per cambiare per sempre il corso della mia vita.
Delle nostre vite.



Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now