67 - Felicità

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Sanem

Riemergendo dal sonno profondo in cui sono caduta,  come prima cosa percepisco la carezza  leggera delle dita di Can tra i miei capelli a cui il mio stupido cuore romantico reagisce battendo in maniera incontrollata. Continuando a far finta di dormire mi godo questo momento assolutamente meraviglioso come meraviglioso è ciò che ha organizzato per questo fine settimana insieme. E' stato molto bello da parte sua  organizzare questo viaggio, si è impegnato parecchio e io non posso non apprezzarlo.
Quando sento il tocco delle sue labbra  sulla mia fronte non riesco  più fingere oltre, apro gli occhi ad incontrare quello sguardo nocciola a cui so bene di non riuscire a rimanere indifferente.
"Can" .
Mi sorride del più bello dei sorrisi mentre sussurra  con la sua voce roca: "Sanem aşkım, amore mio". E quell' aşkım è qualcosa a cui non riesco ad abituarmi, ogni volta che lo sento pronunciare dalla sue labbra riesce a far impazzire il mio cuore di emozioni che ora come ora fatico a gestire. La sua mano continua a muoversi in una carezza leggera delle punta delle dita che dai capelli si spostano sulla guancia per poi scendere alla mascella fino ad arrivare a sfiorare le mie labbra che si schiudono di volontà propria mentre il mio respiro si mozza in gola.

I nostri occhi si incatenano in un muto dialogo. I suoi sembrano dire: "Possiamo essere questo" e i miei che turbati  possono solo  rispondere: "Crederci può far male". Ed è questa inquietudine che mi fa alzare a sedere per cercare di mettere della distanza tra noi, ma le sue grandi mani gentili me lo impediscono. Mi afferra per i fianchi e con decisione mi attrae verso di sè per farmi appoggiare la schiena al suo petto mentre  capisco che cambia discorso per aiutarmi a dissipare l'imbarazzo che sto provando.

"Ti piace qui Sanem?"

Non posso non sorridere rilassandomi un po' contro di lui che si muove per farmi accomodare meglio contro di lui  mentre poggia la guancia contro la mia.
"Sì tantissimo, è un paradiso Can, tu ci eri già stato in passato?".

Mi racconta della settimana di vacanza campeggiando in tenda sulle rive del lago da studente universitario poi decidiamo di raccogliere le nostre cose per raggiungere il bagnasciuga e fare una lunga passeggiata. La giornata è bellissima.

"Ti va un gelato? Più avanti c'è un piccolo chiosco se non ricordo male".

Rimettiamo le scarpe e lasciando la riva prende la mia mano per aiutarmi senza però  poi  lasciarla andare più. Faccio scendere il mio sguardo verso le nostre mani intrecciate e poi sul suo meraviglioso profilo mentre sorride parlando di non so neanche io cosa, tanto sono persa ad ammirarlo in silenzio.

Ne yapıyorsun, cosa stai facendo Sanem? E' questo il tuo modo di restare distaccata?
Io stessa mi bacchetto per momenti di debolezza come questo  che, da quando mi ha raggiunto a Golcuk, sono sempre più frequenti.

E' mio marito davanti alla legge e al mondo e questo, mio malgrado, mi rende euforica. Il mio stupido cuore  batte ad un ritmo diverso alla sola idea ogni volta che realizzo che è proprio così: è mio marito. Ci sediamo fuori dal chiosco ad un tavolino con la tovaglia a quadretti e l'ombrellone a spicchi colorati e mentre mangiamo il gelato mi sento in vacanza, felice e rilassata, come forse mai mi è successo in passato e sicuramente mai con lui in precedenza.

Mentre il sole comincia a calare all'orizzonte torniamo verso casa, mano nella mano, come se fosse normale e giusto. Mi rendo conto che voglio che sia proprio così, mi sento come durante la nostra tregua, lascio che su di noi cali l'irrealtà di una vita che è quella che vorremmo,  ma che non sappiamo se potrà mai essere o, per lo meno, sono io che non saprei dire se sia reale o solo temporanea finzione come già era stato in passato.
Can ripone il cestino del picnic nel bagagliaio del fuoristrada per poi invitarmi a salire. Lo guardo interrogativa. "Dove andiamo?"
"Sürpriz, sorpresa".
Scuoto il capo divertita.
"Stai attento Can Divit, potrei abituarmi troppo alle tue sorprese".
Si gira verso di me prima di mettere in moto e prende la mia mano guardandomi negli occhi improvvisamente serio.
"E' proprio quello che voglio, che ti abitui a me e alle mie sorprese". Guardandolo intensamente inclino la testa di lato chiedendomi cosa intenda veramente, quanto possa fidarmi di lui dopo che mi si è avvicinato, facendomi credere in un nuovo inizio, per poi sparire per giorni senza alcun riguardo nei miei confronti.
"Ho imparato a miei spese che abituarsi troppo in fretta può portare a grandi delusioni sai Can?" Intreccia le dita con le mie portando la mia mano alle labbra sussurrando.
"Sarà mio preciso compito allora dimostrarti il contrario Sanem".

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now