39 - Sempre più difficile.

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Sanem

"Va bene per te Sanem se stasera io e mio padre veniamo a fare visita ai tuoi genitori?".

Non riesco a dare un senso all'atteggiamento di Can, ma non posso fare altro che adeguarmi alle sue richieste in attesa di arrivare a capire cosa pensa di fare.

"Non c'è alcun problema,  i miei saranno felici di conoscerla signor Aziz, la aspettiamo senz'altro stasera per cena, mia madre sarà felice di preparare qualcuna delle sue prelibatezze per lei e Can". Aziz mette una mano sulla mia sorridendo. "Teşekkür ederim, grazie figliola, ma cosa sono tutte queste formalità, ora siamo una famiglia puoi chiamarmi babam, papà o Aziz come preferisci mia cara".

Le sue parole mi commuovono e allo stesso tempo mi atterriscono, il padre di Can mi sembra una brava persona e mi dispiace pensare che si stia illudendo sul mio ruolo nella vita del figlio quando mi aspetto da un momento all'altro che Can decida di annullare tutto. Gli lancio un'occhiata interrogativa, cosa pensa di fare? Quanto pensa di portare avanti questa finzione?

Terminiamo la colazione in un clima allegro con Aziz che ci racconta dei luoghi che ha visitato nelle ultime settimane, durante il suo viaggio all'estero. Mi saluta con un caldo abbraccio quando mi avvio per tornare al mio lavoro mentre rivolgo ancora una volta uno sguardo indagatore verso Can che continua a recitare la sua parte di fidanzato galante senza dare alcun segno di voler avere un confronto con me.

Torno alla mia scrivania e come prima cosa chiamo mia madre per avvisarla che ho invitato Can e Aziz a cena e il tono della sua voce mi lascia perplessa, è tesa, è la tipica voce che ho imparato a riconoscere quando ci sono guai in vista. "Torna a casa presto per favore Sanem, io e tuo padre abbiamo bisogno di parlarti". Sono perplessa, che cos'era quel tono? Di cosa vorranno parlare? Trascorro un'altra giornata in cui riesco a concludere poco, non riesco a concentrarmi a causa dell'ansia di non sapere cosa sta per succedere nella mia vita, prima Can ora anche i miei genitori.

Ma è ora che io cominci ad agire, non posso aspettare oltre, devo iniziare ad affrontare i problemi. Alla fine dell'orario di lavoro, pronta per andare a casa, mi affaccio all'ufficio di Can che  sta consultando dei documenti insieme ad  Aziz ed Emre. Mi faccio coraggio e sfoderando il più innocente dei sorrisi chiedo: "Can, tesoro, potresti accompagnarmi a casa? Con i mezzi pubblici rischio di impiegare troppo tempo e mia madre mi aspetta per aiutarla nei preparativi per la cena di stasera". Can mi lancia di nascosto uno sguardo omicida mentre è Aziz a intervenire. "Vai, vai pure Can, finiamo noi di guardare questi resoconti, non ti preoccupare. Ci siamo praticamente autoinvitati a cena a casa Aydin ed è il minimo che possiamo fare per sdebitarci, accompagna pure la tua fidanzata figliolo".

Can mi lancia uno sguardo storto mentre si muove per recuperare la sua giacca dicendo. "Certo tesoro, andiamo". Saluta con un gesto suo padre ed Emre per poi prendere la mia mano mentre  sorride e scambia qualche battuta con gli impiegati che incontriamo lungo il corridoio, quando scendiamo al parcheggio sotterraneo rimane in silenzio finché non siamo davanti al suo fuoristrada.
"Complimenti, ottima recitazione Sanem. D'altronde non dovrei essere stupito, ho potuto constatare a mie spese che sei un'ottima attrice". Le sue parole mi fanno infuriare oltre ogni limite, tutta la tensione emotiva accumulata negli ultimi giorni esplode incontrollata. "Non ti azzardare Can Divit. E' vero, ho fatto cose di cui non vado fiera, ma l'ho fatto perché ho creduto alle parole di TUO FRATELLO. Pensavo veramente di aiutarlo a salvare l'agenzia da un uomo senza scrupoli che voleva rovinarla, pensa un po' che ironia! Sto cercando da giorni di spiegarti come sono andate le cose, ma tu hai deciso che non vuoi starmi ad ascoltare. Continui a recitare la parte del fidanzato premuroso, dove vuoi arrivare? Davvero vuoi far venire tuo padre a conoscere i miei, portare avanti i preparativi per il matrimonio per poi annullare tutto?"

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