35 - Bugie, solo bugie.

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Can

Schiaccio il piede sull'acceleratore perché voglio allontanarmi da lei il prima possibile. Ho bisogno di prendere le distanze da quella donna che ora so di non conoscere e dalle sue parole, dalla verità che ha deciso di svelare o meglio dalle tante bugie che mi ha raccontato da quando l'ho incontrata.

Guido senza vedere la strada perso in quelle rivelazioni che hanno sconvolto il mio mondo. Fermo ad un semaforo, lo sguardo perso nel vuoto, ripenso con  amarezza a quel mondo che ho costruito intorno ad una ragazza che vive solo nella mia testa e che non è mai esistita nella realtà.
Allah Allah, come posso essere stato tanto stupido? Mi ha  mentito e manipolato tutto il tempo ed io non ho sospettato assolutamente  nulla.
I clacson delle auto dietro di me mi riportano alla realtà di un semaforo verde, riparto senza quasi vedere dove vado, o meglio so di non avere nessuna intenzione di tornare a casa di mio padre, è meglio che per il momento eviti di trovarmi faccia a faccia con Emre. Non so che reazioni potrei avere sapendo che è lui la causa  di tutto, che le sue macchinazioni sono il motivo per cui mio padre mi ha praticamente costretto a rimanere a Istanbul alla guida dell'agenzia.
Non posso ancora  crederci, come può tramare per distruggere la Fikri Harika quando sa che facendo questo distruggerebbe nostro padre che in quell'azienda ha investito quarant'anni della sua vita?
Non so neanche io come sia riuscito ad arrivare fino al capanno, so solo che mi trovo a fermare il fuoristrada nello spazio erboso dove, un giorno di quella che sembra una vita fa, ho aiutato una splendida ragazza a scendere dalla mia auto districandosi dalla montagna di tulle corallo che l'avvolgeva. No, non devo pensare a quanto fosse bella e quanto magica mi era sembrata la serata trascorsa con lei. Scendo dall'auto e a passo stanco raggiungo il capanno, apro la grande porta a vetri  nel momento in cui arriva il suono di notifica di un messaggio. Lancio le chiavi sul tavolo e prendo il  telefono  dalla tasca interna del giaccone,  attivo il display che illumina l'interno del capanno ancora immerso nel buio:  e l'oscurità è  proprio ciò  che regna nel mio cuore mentre leggo il suo messaggio di supplica.
"Ti prego Can, permettimi di spiegare, lutfen per favore".
Spengo il telefono e lo lascio sul tavolo accanto alle chiavi per tornare fuori,  nel buio di una  notte gelida rischiarata solo da una sottile falce di luna.

Mi do da fare per accendere il fuoco nel grande braciere al centro del giardino, lì dove ho cotto la carne per lei...
Basta! Devo smetterla di tornare a quella sera! Mi siedo a terra  davanti alle  fiamme che cominciano a divampare mentre  sento crescere in me la rabbia alimentata dalla cocente  delusione per essermi illuso  di aver trovato una perla rara.
Rimango ore a ripercorre ogni sua parola e a rivivere ogni istante della nostra storia alla luce di quel che mi ha confessato. Per settimane mi sono logorato all'idea di desiderare una donna che apparteneva già ad un altro. Quanto ho desiderato baciarla quando  ad Agva l'ho stretta  contro il mio  petto per salvarla dalla caduta rovinosa dagli scogli. Non avevo mai desiderato così una donna in passato, in quell'abbraccio avevo ritrovato quel profumo unico  e la  morbidezza del corpo della sconosciuta del teatro e non avrei mai voluto lasciarla andare. Desideravo posare ancora le mie labbra sulle sue, stringerla di più, sentirla più vicina,  ma l'idea di quell'anello e il senso dell'onore mi avevano impedito di farlo per rispetto verso lei e  verso un fantomatico fidanzato segreto.
Ah Can Ah! Che ingenuo che sei stato.
Tutto ciò che avete vissuto: la serata al lume di candela nella tipografia di Akif, il viaggio ad Agva, la tenerezza provata nei confronti dell'ingenua ragazza ferita da Deren durante l'ispezione in agenzie e poi, quando  è venuta  a cercarmi fin nel mezzo della foresta dopo la sospensione della mia licenza, come potevo resistere alla sua dolcezza? Avevo serbato ogni istante insieme a lei come un ricordo prezioso, frammenti di qualcosa di unico che stava nascendo tra noi e che, dopo il fidanzamento affrettato, ero determinato a far funzionare ad ogni costo.
Non è facile accettare ora che ogni sua azione era nient'altro che una menzogna, un inganno, tutto calcolato per arrivare al proprio scopo.

Trascorro  l'intera notte alimentando il fuoco  nel braciere  e la rabbia dentro di me per essere stato così stupido,  mi maledico per averle permesso di avvicinarsi  come mai a nessuno in passato avevo permesso di fare. Per tutto il tempo rimugino su chi pensavo che fosse e chi invece si è rivelata essere. Cerco di far conciliare l'idea di ragazza pura e ingenua che avevo della mia fidanzata con quello di donna fredda e calcolatrice che ho scoperto in Sanem. Quando la  luna sparisce all'orizzonte e la luce del mattino pian piano respinge  il buio della notte, arrivo ad avere un'idea di quello che devo fare. Mi alzo in piedi, intorpidito nel corpo per le tante ore trascorse nella stessa posizione, ma  con le idee ben chiare su quello che deve essere fatto, subito.

Entro nel capanno per riprendere il telefono ed inviare un messaggio. "Ho bisogno di parlarti, sarò da te fra un'ora".

Mi siedo sul divano lasciando cadere la testa contro la spalliera, gli occhi chiusi. Elenco mentalmente innanzitutto ciò che ho deciso di fare  per dipanare la matassa di intrighi  che potrebbero stringere la Fikri Harika in una morsa letale distruggendola. Quindi accantono le preoccupazioni per l'azienda per chiedermi invece che ne sarà dell'impegno solenne che ho preso con lei davanti alla sua famiglia. Abbasso lo sguardo sull'anello al mio anulare, quello che ci siamo scambiati non più di due sere prima durante la sera del kiz isteme. Lo sfilo  e lo sollevo mentre torno a lasciar cadere la testa contro la spalliera del divano. Lo guardo a lungo, lo giro e lo rigiro tra le dita pensando a come mi sono sentito  quando l'ho comprato ad Izimr, quando l'ho messo al mio anulare, legato con  un filo rosso a quello all'anulare di lei, e ciò che provo  ora che so di essermi legato ad una donna che non conosco affatto.

Lo lascio cadere nel pugno stringendolo in una morsa rabbiosa per poi lasciarlo cadere nella tasca della giacca per non doverlo  vedere più. Lo sguardo vaga nel capanno appena illuminato dai primi raggi del sole fino a posarsi sulle  foto che ho lasciato ad asciugare dopo averle  stampate l'ultima volta che sono stato qui.
La fotografia. La mia vita, la mia anima,  il mio sguardo autentico sul mondo. Non posso pensare che le sue macchinazioni, le sue e quelle di mio fratello, abbiano messo a rischio tutto questo,  la mia essenza più vera. Di tutti,  questo è l'intrigo che più mi ha ferito. 

Mi lascio cadere in avanti, poggio  i gomiti sulle ginocchia  portando le mani a nascondere il viso. Come posso pensare di legarmi alla persona che ha cercato di togliermi tutto ciò per cui ho vissuto fino ad ora? E' impossibile anche solo pensarlo in questo momento.

Non so darmi pace pensando a  come abbia potuto permetterle di avvicinarsi a me  fino  a distruggermi.

Chiamami come vuoi, sarò quello che vuoi
Sono stato qui mille volte,
Innamorandomi , non mi preoccupo nemmeno
Potrei farlo per tutta la vita
Quindi dimmi se vuoi perché ho questa sensazione
Voglio sentirtelo dire, perché non ci posso credere
Con ogni tuo tocco, è come se avessi iniziato a sognare
Immagino che il paradiso non sia così lontano
Mi stai distruggendo.
Mi stai distruggendo.
Mi stai distruggendo.
Sono proprio qui a ballare al ritmo
Il ritmo che suoni quando mi spezzi il cuore
Sai che non posso toglierti dalla mia mente
Sì, fin dall'inizio, hai giocato con il mio cuoreMi stai distruggendo.
Mi stai distruggendo.
Mi stai distruggendo.


Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now