55 - La triste realtà

1.3K 106 87
                                    

Sanem

Mi risveglio pervasa da una strana sensazione di pace, rilassata come non mi capitava di essere da... da quella mattina in cui il mio stupido cuore aveva sperato che quel che avevamo condiviso la notte precedente poteva essere qualcosa di importante,  un nuovo inizio e  devo ammettere con me stessa che questo non mi piace affatto.

Mi metto a sedere di scatto sul letto scuotendo la testa, no questa volta non voglio essere di nuovo la sciocca sognatrice che immagina cose che non esistono. I miei genitori non verranno a trovarci per parecchio tempo, Aziz fra poco andrà via e anche lui difficilmente tornerà a breve, la nostra tregua è finita. Possiamo smettere di fingere di essere una vera coppia.

 Mi alzo e dopo una doccia veloce vado in cucina a preparare la colazione per Aziz, sto tirando fuori le uova dal frigo per fare un'omelette quando eccolo entrare con il suo solito sorriso bonario. "Günaydın Sanem cara".
Gli sorrido di rimando.
"Günaydın Aziz, vieni a sederti, è quasi pronto".
Si accomoda a tavola giustificandosi ancora. "Figliola non avrei voluto darti tutto questo  disturbo. Can è già uscito?".
Annuisco mentre di spalle continuo a sbattere le uova in un ciotola.
"Sì, è uscito prima dell'alba, c'è molto lavoro in agenzia in questi giorni".
"Pensi di tornare a lavorare lì anche tu? Avrebbero bisogno della tua creatività in questo momento, la campagna di abbigliamento sportivo non riesce a decollare e sono sicuro che tu potresti dare un grosso contributo". La sua domanda mi prende alla sprovvista, non so come rispondere perciò cerco di tergiversare.
"Avevamo stabilito con Can che mi sarei presa un periodo prima per preparare il matrimonio e poi per sistemarmi qui nella nuova casa, ho ancora delle cose da definire poi deciderò il da farsi".
Quando mi giro a posare sul tavolo l'omelette mi sorride.
"Certo cara, è stato tutto così repentino che immagino tu abbia bisogno di tempo per abituarti alla vita matrimoniale. Ti avviso, Can non è una persona facile, non ha mai vissuto con nessuno se non con me, è stato sempre da solo e non sarà semplice per lui abituarsi a vivere con un'altra persona. Devi avere pazienza con lui e poi certo non ci volevano queste campagne in scadenza  che lo impegnano così tanto proprio ora". Annuisco . "Certo, questo lo so, ma non c'è problema". Cerco di dare la migliore interpretazione della moglie comprensiva quando sento la sua mano posarsi sulla mia. "Sanem, devi  sapere che  il mio  divorzio da Huma ha sconvolto molto mio figlio, non è facile per lui lasciarsi andare e fidarsi, l'abbandono di sua madre lo ha segnato profondamente". Porto la mia mano sopra la sua cercando di rassicurarlo mentre mi sento morire all'idea di mentire a quest'uomo così buono che si preoccupa tanto per suo figlio. "So tutto Aziz, Can mi ha parlato di quello che ha vissuto e capisco come si sente". E' la bugia più grande che abbia mai raccontato, penso con amarezza, non so niente di Can, in realtà non  siamo altro che due estranei che incidentalmente si trovano ad essere marito e moglie.

Aziz mi saluta poco dopo colazione raccomandandomi. "Allora ho la tua promessa che sarai paziente con il mio figliolo? E' un testone ma fondamentalmente è onesto e di buon cuore, prenditi cura di lui e lui ne avrà di te". Con le lacrime agli occhi annuisco abbracciandolo. Quanto è caro Aziz, adora Can e ho paura che se solo sapesse quanto infido e calcolatore  è l'altro dei suoi figli ne sarebbe totalmente distrutto.
Una volta rimasta sola rassetto la cucina e con il cuore pesante decido che è inutile rimandare, raccolgo di nuovo tutte le mie cose e le riporto nella stanza degli ospito. La nostra tregua è finita, il tempo fuori dal tempo che ci siamo concessi è terminato e l'orologio deve essere riportato a due giorni prima, alle mie giornate solitarie in attesa che il tempo passi ed arrivi il momento di lasciare questo posto meraviglioso.
La chiamata di Can nel tardo pomeriggio, per avvisarmi che  non tornerà se non a tarda sera, è la  conferma di ciò che ho pensato, nulla è cambiato  tra noi, si torna ai piani originali in attesa  che la salute di suo padre ci permetta di  poter prendere ognuno la propria strada. Lo sento rientrare e muoversi per la casa  quando ormai  è passata la mezzanotte, per un attimo penso di alzarmi a salutarlo,  ma poi rinuncio, cosa avremmo da dirci? Ora che non abbiamo più lo scopo comune di fingere a beneficio dei nostri genitori cosa ci rimane? Mi giro nel letto chiudendo gli occhi e il cuore, non c'è niente per me fuori da questa stanza.

Decisioni improvviseजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें