21 - Ancora decisioni improvvise

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Can

Rido di cuore insieme ai genitori di Sanem e mi rendo conto, quasi con stupore, che non mi sto sforzando affatto di farlo,  non lo sto facendo per compiacerli,  rido di gusto perchè mi sento veramente a mio agio con loro.
Entrare in casa Aydin stasera è stato molto diverso da com'era stato il mattino precedente, in una situazione completamente diversa.
Posso dire questa volta di essermi sentito accolto con calore e spontaneità da queste persone dallo sguardo limpido e sincero.
Sin dal primo momento in cui ho messo piede in casa loro mi è sembrato di essere entrato in una dimensione antica e benevola dove regna quella tradizione di accoglienza per cui il popolo turco si distingue da sempre in tutto il mondo.
Ho viaggiato molto e in nessun luogo ho conosciuto tanta disponibilità come nel mio paese, nei quartiere popolari più che nel mondo in cui sono cresciuto io.
Sposto lo sguardo dall'uno all'altra, a quei visi aperti in un sorriso che mi fa sentire a mio agio e  in qualche modo  a casa, una sensazione che di rado ho provato in passato.
E ancora di più mi convinco del fatto che queste persone  non meritano di soffrire, non voglio che debbano vergognarsi agli occhi dei vicini di una vita  a causa di quella che non è stata altro che  una mia leggerezza. Era mio dovere riportare a casa Sanem ad un orario accettabile e non l'ho fatto solo perché, egoisticamente, ho voluta tenerla accanto a me il più a lungo possibile.

Sentiamo la porta di casa aprirsi, la signora Aydin invita Sanem a raggiungerci in cucina e non posso ignorare il battito accelerato del mio cuore che si prepara a vederla arrivare mentre il mio sguardo la cerca impaziente.
La sua testa spunta esitante della porta nel momento in cui, con i suoi genitori, stiamo ridendo di  un  aneddoto divertente che ho appena raccontato loro.
La sua espressione sbigottita mi fa ridere ancora più forte, è troppo espressivo il suo viso, adoro quelle sue facce buffe e in questo momento la sua espressione sbalordita è a dir poco esilarante.

Uno scambio di battute con la mamma di Sanem e il mio cuore perde un colpo quando mi dice:
"Quale signora Aydin, ti ho già detto che puoi chiamarmi Mevkibe oğul, figliolo".
E quel  "figliolo" ha un significato che in questo momento non posso e non  voglio analizzare, è un dono  inaspettato dal valore inestimabile per uno come  me che da bambino ha  sentito tanto la mancanza di una voce di donna che mi chiamasse oğul, figliolo.

Deglutisco a fatica un'emozione sconosciuta quando Nihat mi riporta alla realtà incitandomi a continuare nel mio racconto mentre  osservo la fuga silenziosa di Sanem che  sparisce per andarsi a cambiare.
Mevkibe  ci invita poco dopo a seguirla in giardino per accomodarci alla tavola già apparecchiata con pietanze dall'aspetto  invitante, soprattutto per  me che difficilmente ho occasione di assaporare cibo casalingo.

Continuiamo a scherzare e ridere finchè, dalla porta della cucina, la vedo uscire in giardino  con una ciotola in mano. Non posso che rimanere incantato alla vista di una  Sanem probabilmente  nella sua versione più vera;  i capelli legati in una coda arruffata in cima alla testa, una maglia dallo scollo ampio che le cade da un lato lasciandole una spalla scoperta ed un paio di comodi pantaloncini corti che le lasciano scoperte le belle gambe toniche.
Non si è agghindata, non ha cercato di fare colpo, è  solo e semplicemente lei e per me è  la creatura più sensuale che abbia mai visto.
Non so spiegare neanche io l'effetto che ha sui miei ormoni, so solo che tutto in lei mi attrae in una maniera che  non ho mai sperimentato prima con nessun'altra donna.
Dietro  Sanem vedo uscire  in giardino anche Layla che si blocca sui suoi passi con uno sguardo chiaramente stupito dal fatto  di trovarmi seduto a tavola in casa sua, nessuno deve averla informata della mia presenza a quanto pare.
Prende posto di fronte a me lasciando libera la sedia al mio fianco e non posso che esserne felice a differenza di Sanem che, tornando dalla cucina con una caraffa d'acqua,  lancia uno sguardo assassino all'indirizzo della sorella per la sistemazione che le è stata imposta.
Mentre sua madre comincia a passare i piatti di portata è quindi  costretta a sedersi accanto a me sull'unica sedia rimasta libera.
Il primo dolma  è  per il mio palato delizia pura e non lo nascondo.
"Mevkibe, credo di non aver mangiato mai niente del genere, è baya, bay, baya iyi, molto, molto, molto buono. "
Fa un cenno sbarazzino della mano, come a voler minimizzare,  ma la vedo  allo stesso tempo arrossire per il compiacimento.

La cena procede poi in clima allegro con Nihat e Mevkibe che si rivelano essere un vero spasso, ma a sorprendermi è scoprire una vena comica anche in Layla, cosa che mai  avrei immaginato visto il suo atteggiamento sempre serio e  compassato in agenzia.
Osservo con la coda dell'occhio Sanem che invece rimane in silenzio, sembra sulle spine; rigida sulla sedia dà l'impressione di essere  pronta a scattare in ogni istante per fuggire lontano da me.
Decido così di punzecchiarla un po' e  sotto il tavolo allungo una mano di nascosto dagli altri ad afferrare la sua. Se possibile diventa ancora più rigida mentre mi lancia sguardi ammonitori cercando di ritrarre la mano dalla mia presa senza dare nell'occhio.
Mi diverte troppo la sua reazione così decido di osare ancor di più e porto con decisione le nostre mani intrecciate a poggiare sulla mia coscia.
Il suo  sguardo allarmato è troppo divertente e non posso che  scoppiare a ridere,  per fortuna  proprio in concomitanza con una battuta di Nihat, per cui nessuno sembra comprendere il vero motivo della mia ilarità.
Sanem mi asseconda per un po' poi la sua espressione si fa di colpo seria e, ritraendo la mano  con forza  dalla mia presa, squadra le spalle come a prepararsi alla battaglia.
"Babam, anne, papà, mamma ho bisogno di parlare con voi riguardo me e Can".

Non ho idea di cosa abbia intenzione di dire, ma so che non devo permetterle di parlare, non dopo aver appreso da Emre della sua idea malsana di lasciare Istanbul.
Decido quindi di agire d'impulso, devo fermarla.
Mi inclino  verso di lei,  prendo  la sua mano da sotto il tavolo  per portarla galantemente alle labbra e la guardo con uno sguardo adorante prima di cominciare  a parlare come se volessi continuare il suo discorso.

"Evet, sì vogliamo parlare con voi.
Io e Sanem abbiamo preso una decisione, come d'accordo  verrò giovedì a chiedere la sua mano ma, se per voi va bene, vorremmo procedere in tempi molto brevi con il matrimonio".
Mi giro a guardarla e dire che lo sguardo che mi lancia è sconvolto è dire poco.
Un altro bacio adorante alla sua mano e riprendo a parlare.
"Siamo impazienti di iniziare la nostra vita insieme e, con il vostro benestare,  nel giro di un paio di settimane vorremmo celebrare il matrimonio".
Da dove sia venuta questa idea non saprei dire, so solo che in definitiva è esattamente quel che voglio.
Mi rendo conto, quasi con sorpresa,  di  essere più che impaziente di avere ogni diritto di averla accanto a me ogni istante del giorno e, soprattutto, della notte.

Nihat e Mevkibe sembrano al settimo cielo, Layla è rimasta letteralmente a bocca aperta mentre Sanem... Sanem sembra sul punto di protestare. Decido ancora una volta che la miglior difesa è l'attacco così, prima che possa dire qualsiasi cosa, mi sporgo verso di lei per posarle un bacio sulla guancia e abbracciarla stretta.
La sento trattenere il fiato mentre sussurra al mio orecchio"Caaan???..."
"Shhh, non è il momento di contraddirmi Sanem.
Non vorrai deludere i tuoi?"


Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now