30 - Gelosie

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Can

Dopo lo scontro di questa mattina non ho avuto modo di vedere Sanem in agenzia nel corso della giornata. Sono stato impegnato in diverse riunioni di staff e, nonostante abbia lanciato diverse  occhiate  verso l'open space attraverso le vetrate della sala, non  l'ho mai vista seduta alla sua scrivania.
Saltata la pausa pranzo,  è pomeriggio inoltrato quando emergo dalla sala riunioni e chiedo a Cey Cey di Sanem. "E' stata tutto il giorno in archivio a inserire dati per la Signorina Deren ed è andata via da poco Can bay, ha bisogno di qualcosa? Ci  penso io, qualsiasi cosa le serva sa che io sono preparato a rispondere a qualsiasi richiesta". Lo sento blaterare nervosamente mentre mi avvio verso il mio ufficio.
Accidenti, avrei voluto accompagnarla a casa! Sono ancora irritato per ciò che è successo ieri sera sugli scogli, ma avrei voluto cercare di alleggerire l'atmosfera tra noi in vista della serata che ci aspetta  visto che non si puo dire  che fosse   rilassata stamattina quando ha lasciato il  mio ufficio dopo la nostra discussione.
Sospirando prendo la giacca ed esco dall'agenzia per andarmi a preparare per la serata di beneficenza. Non sono  entusiasta all'idea di partecipare a quest'evento, ma ho promesso al signor Tercan di dare  il mio contributo per la raccolta fondi e non ho intenzione di tirarmi indietro.
Sono costretto a tornare a casa per prepararmi per la serata dato che ho bisogno di una doccia  e devo, mio malgrado, indossare lo smoking che è lì, riposto in fondo all'armadio da Dio solo sa quanto tempo.
E' incredibile, mi ritrovo a vestire abiti eleganti per la seconda sera di seguito quando, a parte che per  il galà della Fikri Harika, erano anni che non mi capitava di farlo.
Sicuramente il mio umore di ieri nel prepararmi ad andare a casa Aydin era stato molto migliore di quello di stasera penso tra me mentre sistemo i capelli in una coda stretta.  Una volta pronto, lancio un'ultima occhiata allo specchio ed esco dalla mia stanza per avviarmi verso casa Aydin a prendere Sanem. In  corridoio mi imbatto in Polen che sta lasciando a sua volta la stanza degli ospiti, elegante come sempre,  stretta in mini-abito di strass argento. Mi sorride venendomi incontro, si ferma davanti a me portando le mani sul mio petto per lisciare i risvolti della mia giacca per  poi sistemare il nodo della cravatta.
"Quanto siamo eleganti Can Divit! Stai molto bene stasera. Ti ho visto di rado così elegante, ma è una serata importante". Nel dire questo indugia ancora con le mani sul mio petto sporgendosi per posare un bacio sulla mia guancia.
Mi irrigidisco e mi allontano lasciando intendere chiaramente che non mi piace che si prenda queste confidenze con me ora che non siamo più niente l'uno per l'altra.
"Grazie. Ora devo andare, scusami Polen".
Mi sposto  di lato e mi avvio verso la porta intenzionato a non mettere più piede in casa finchè mia madre, e con lei Polen, non saranno definitivamente fuori di qui.
Raggiungo in fretta il quartiere e mentre scendo dal mio fuoristrada mi sento nervoso all'idea di rivedere Sanem,  ben consapevole di non essermi comportato in modo corretto nei suoi confronti questa mattina. Alzo lo sguardo ed eccola lì, ancora una volta, l'onnipresente  vicina impicciona  che  mi saluta con la mano mentre sorride,  come se fosse la cosa più normale  del mondo sostare perennemente dietro le tende a spiare chiunque si avvicini a casa Aydin. Scuotendo la testa le restituisco il sorriso, è incredibile come funzionino le cose nei quartieri di  questa parte di Istanbul. Suono al campanello abbassando lo sguardo a controllare che la giacca dello   smoking sia a posto e  lo rialzo solo quando sento aprire la porta di casa Aydin. Per un attimo  rimango letteralmente folgorato, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

 Per un attimo  rimango letteralmente folgorato, incapace di dire o fare qualsiasi cosa

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