20 - Situazioni surreali

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Sanem

Mi incammino lungo il corridoio per andare a recuperare la mia borsa nello spogliatoio e tornare alla tipografia del signor Akif a ritirare le stampe della signorina Deren.
Sono sempre più confusa, da due giorni mi sento come se fossi su una montagna russa emotiva che non interrompe mai la sua corsa.
Il mio cuore non ha avuto un attimo di tregua a partire dal momento in cui ho preso la mano tesa di Can che mi portava via da quel party a quando l'ho sentito dire che, come sua futura sposa, è giusto che sia io a indossare l'anello di fidanzamento di sua nonna.

A passo svelto attraverso l'agenzia verso le scale che portano all'uscita quando sento chiamare il mio nome.
Mi giro solo per scoprire con sgomento che Polen è dietro di me che tenta di raggiungermi tanto in fretta quanto  consentito  dai suoi tacchi vertiginosi e le ampie falcate delle sue lunghissime  gambe .
"Sanem, stai andando via? Anche io, scendiamo insieme?".
Non serve che risponda in quanto mi si affianca mentre comincio a scendere i primi gradini. "Ascolta, so che ci conosciamo appena ma sono troppo curiosa, devo sapere. Quando è iniziata la vostra storia?  Io e Can siamo stati insieme per anni, molte volte ho chiuso un occhio di fronte alle sue storielle, ma il nostro rapporto ha sempre funzionato perchè siamo molto simili quanto a estrazione e stile di vita. Ora viene da me dicendomi che sposa un'altra, una peraltro completamente diversa da me e dal tipo di donne che ha sempre frequentato. Qualcosa non torna, io lo conosco molto bene, Can è un uomo onesto, un uomo d'onore e la mia impressione è che sia stato in qualche modo costretto a prendere questa decisione".

Arriva alla fine di questo monologo quasi senza fiato, io mi fermo ai piedi dalla scala, abbasso lo sguardo un istante verso quell'anello così speciale per la sua storia e per gli affetti ad esso collegati, poi mi giro verso Polen. Non posso in questo momento rivelarle la verità, c'è in ballo la prestigiosa campagna con il signor Fabri e con essa l'esistenza stessa dell'agenzia. So che per il momento devo essere determinata nel sostenere questo fidanzamento anche se dentro di me sono consapevole che ha ragione, Can è stato costretto dalle circostanze ad un legame che probabilmente mai avrebbe instaurato con una come me.

Le rispondo nel modo più pacato possibile, non voglio discutere, ma so bene cosa sta cercando di fare.
"Polen capisco che il nostro legame improvviso può apparire alquanto singolare. Sembra incredibile che un uomo così affascinante e di potere possa aver anche solo lontanamente deciso di avvicinarsi ad una come me,  vero? Penso che Can ti abbia già dato le sue ragioni e se così non fosse  è a lui che devi andare a chiedere ulteriori chiarimenti,  non certo a me".

Si irrigidisce indirizzandomi  uno sguardo gelido. " E' a te che lo sto chiedendo e dal modo in cui cerchi di evitare di rispondere capisco che c'è qualcosa sotto e io ho tutta l'intenzione di scoprirlo, ti avviso".

Non intendo aggiungere altro, non posso e non voglio farlo.
"Görüşürüz, arrivederci Polen".
Le volto le spalle ed esco dall'agenzia salendo sul primo taxi di passaggio per tornare alla tipografia.
Per tutto il viaggio e per il tempo che trascorro lì ad aspettare le stampe non faccio altro che pensare a Can, a quell'attrazione che sembra unirci e alle mille circostanze che invece ci divono. La differente estrazione sociale, il suo prestigio, le mie bugie, gli obblighi che sente di avere verso di me e la mia famiglia.
Torno in agenzia che ormai è tardo pomeriggioe  tutti i ragazzi sono  andati via, consegno le stampe alla signorina Deren e me ne vado evitando accuratamente di avvicinarmi all'ufficio di Can.
Ho bisogno di stare lontano da lui, mi confondono le sue parole, la sua vicinanza  e i suoi gesti inaspettati. Sento il bisogno di  rimanere un po' da sola e  raccogliere il coraggio per parlare con i miei genitori, magari stasera stessa prima che mia madre cominci a prepararsi per la visita di Can, non posso permettere che  si arrivi a tanto.

Lascio l'agenzia e raggiungo la costa dove, seduta sul mio amato scoglio, rimango fino a vedere il sole scomparire dietro la Maiden's Tower e i minareti che svettano imperiosi sull'altra sponda del Bosforo. Cerco di ritrovare la determinazione che mi ha animato ieri sera quando, sempre seduta qui su questi stessi scogli, sono arrivata a capire che l'unico modo per uscire da questa situazione assurda sia andarmene lontano da Istanbul per un po' o forse per sempre.
So che devo essere io a fermare questa follia, devo far capire ai miei che non può esserci alcun fidanzamento, non è giusto soprattutto costringere Can a prendere un impegno del genere con una donna che è per lui quasi una sconosciuta.
Mi avvio a passo lento verso casa mentre pian piano si accedono i lampioni sul lungomare e nelle vie che portano al mio quartiere. Sono determinata, voglio parlare subito con i miei genitori in modo poi da lasciare loro il tempo di accettare la situazione mentre io andrò da Ayhan che a quest'ora ormai deve essere tornata a casa .

Apro la porta e subito la voce di mia madre mi chiama dalla cucina.
"Saaaneeemmm!"
Sfilo sovrappensiero le scarpe e a piedi nudi percorro il lungo corridoio ripassando mentalmente il discorso che intendo fare, quando registro con  sorpresa le  risate dei miei provenienti dalla cucina.

Mi affaccio curiosa  dalla porta e non posso credere alla scena che mi trovo davanti. Can è seduto al tavolo con i miei e stanno ridendo con le lacrime agli occhi.
Mio padre addirittura assesta pacche divertite sulla spalla di Can chiedendo tra una risata e l'altra: "No, non ci credo. Davvero ha detto così?".

Per un attimo penso di essere ancora addormentata nel capanno di Can Divit. La scena a cui sto assistendo in questo momento e quello che ho vissuto negli ultimi giorni non può essere altro che un incubo da cui mi auguro di potermi svegliare al più presto.

Mia madre mi avvista e, continuando a ridere, mi fa cenno con la mano di raggiungerli al tavolo. "Sanem, vieni, vieni. Can ci sta raccontando un episodio divertentissimo successo durante un viaggio. Dov'eri Can?"

"In India"

"Sì in India, anzi Sanem facciamo così, vatti a cambiare mentre io finisco di preparare la tavola in giardino. Can è venuto a cercarti e lo abbiamo invitato ad entrare ad aspettare il tuo ritorno e parlando abbiamo scoperto che adora i dolma. Indovina cosa ho preparato stasera per cena? Lo abbiamo invitato a fermarsi con noi, non posso non farglieli assaggiare, giusto Can?"

Annuisce sfoderando il suo miglior sorriso a beneficio di mia madre.
"Teşekkür ederim, grazie signora Aydın, sarò onorato di assaggiare i suoi dolma".
Non ci giurerei ma mi pare di veder arrossire mia madre mentre fa un gesto vago con la mano.
"Quale signora Aydin, ti ho già detto che puoi chiamarmi Mevkibe oğul, figliolo".

Figliolo? Scuoto la testa incredula, quanto tempo sono rimasta seduta sugli scogli? Da quanto Can è a casa mia per essere già diventato "figliolo" per mia madre?

Mio padre interviene per chiedere a Can non so cosa riguardo un tassista indiano che ha cercato di truffarlo con il resto e a quel punto la situazione mi appare talmente surreale che decido di andarmi a cambiare. 
Ho bisogno di un po' di tempo per cercare di capire cosa esattamente sta succedendo nella mia vita da quando un certo Can Divit vi è entrato  monopolizzandone ogni aspetto, dal lavoro alle cene in famiglia passando per le notti insonni in cui non faccio altro che ripensare a ogni minuto trascorso  con lui.

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now