7 - La dura verità

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Sanem

"Cosa hai detto? Fidanzata?"
Leyla sembra  sorpresa dalla mia reazione.
"Sì, ho detto fidanzata.
Lo sanno tutti in agenzia che Can bay è legato da tempo ad una ragazza turca, una ricercatrice  che vive a Londra da diversi anni."
Mi sento turbata in un modo che  non dovrebbe essere, in fin dei conti non c'è stato niente tra noi, nè   un vero e proprio approccio da parte sua.
Forse sono stata io a dare alle sue azioni, a  quegli sguardi e a quelle mezze frasi sussurrate un significato che nelle sue intenzioni non  avevano.
Mi alzo dal letto in cui sono piombata poco prima in preda alla  disperazione per cominciare a muovermi in fretta per la stanza  alla ricerca degli abiti per  prepararmi ad andare in agenzia.
"Sanem?... Sanem?".
Mi giro con sguardo interrogativo verso Leyla che segue i miei movimenti frenetici aspettando evidentemente ancora da me una spiegazione.
"Sanem, cosa vuol dire che giovedì sera Can bay verrà a chiedere la tua mano?".
Scuoto la testa un attimo prima di infilarla nello scollo di un maglione, poi indosso nervosamente calze e gonna  incapace di mettere ordine nei miei pensieri, travolta dagli eventi della notte precedente e soprattutto da quel che è successo . Al pensiero che lui  sia fidanzato con un'altra mi sembra ancora più  incredibile l'impegno preso con mio padre nella cucina di casa mia poco prima.
Digito velocemente sul mio smartphone un messaggio per prenotare un taxi che mi venga a prendere, poi raggiungo la toletta per una  spazzolata distratta ai miei capelli arruffati, applico un velo di lucidalabbra e  afferro la borsa dirigendomi verso la porta.
La voce di mia sorella mi segue mentre comincio a scendere le scale.
"Saaneeeem, vuoi parlare per favore?".
Da sopra la spalla rispondo frettolosamente alla sua domanda.
"Leyla, sinceramente non so più cosa significa, forse in realtà niente. Devo andare in agenzia e parlare subito con Can bay
Ci vediamo là".
Scendo di corsa le scale ed infilo le scarpe senza più far caso a Leyla che ancora  mi chiama dal piano superiore così come,  chiudendo la porta, mi pare di sentire la voce di mia madre urlare il mio nome dalla cucina.
Scuoto la testa impercettibilmente mentre salgo sul taxi che già mi aspetta in strada,  non ho il tempo nè la forza di affrontarla di nuovo  in questo momento.
So solo che mi sento soffocare al pensiero che un  uomo, che a quanto pare è fidanzato da anni con un'altra donna, si debba  trovato costretto a farmi una proposta di matrimonio per una serie di sfortunati equivoci.
Non è ciò che  voglio e sono consapevole che non posso assolutamente permetterlo.
Per tutto il tragitto  fino in agenzia  con sguardo assente lascio scorrere fuori dal finestrino la vita frenetica di ogni giorno mentre cerco di dare un senso a quello che è successo. 
Come siamo arrivati a questo e soprattutto,  perché sono così delusa dal fatto che sia fidanzato? Davvero il suo interesse nei miei confronti  era tutto nei miei sogni?
Possibile che abbia completamente frainteso il suo comportamento ?
Ripenso alla sua gentilezza quando ha curato il mio ginocchio ferito in agenzia, la  galanteria ad Agva, lo sguardo carezzevole su di me durante il servizio fotografico  e poi la presa ferrea della sua mano sulla mia al party per trascinarmi via dall'impudenza del signor Fabri.
Ha voluto portarmi con sè al suo capanno segreto, abbiamo passato delle ore bellissime insieme e il modo in cui mi guardava mi ha fatto credere...
Basta Sanem!
Sei solo una stupida illusa, una sognatrice che ha dato significati che non esistono alle sue azioni.
E' fidanzato, probabilmente innamorato della sua ragazza  e tu non lo conosci affatto , il signor Emre non ti ha disegnato certo un bel ritratto di Can eppure tu hai lasciato che si avvicinasse, ti sei fidata troppo di lui.
Salgo le scale dell'agenzia di corsa con il fiato corto ed i pensieri in tumulto, sempre più convinta di doverlo liberare dall'impegno che è stato costretto dalle circostanze a prendere con mio padre.
Non mi interessa quel che potrà succedere con le chiacchiere del quartiere, affronterò tutto ciò che mi aspetta, è affar mio non suo.
Arrivata in cima alle scale,  prima che possa imboccare il corridoio che porta all'ufficio di Can, sento una mano afferrarmi per un braccio e, sorpresa, mi rendo conto che il signor Emre mi sta trascinando verso la sala riunioni.
Mi spinge dentro con decisione e chiude la porta alle sue spalle.
"Sanem, cos'è questa storia che Can verrà a chiedere la tua mano?".
Afferro la maniglia della porta e cerco di spostarlo per uscire.
"Non c'è nessuna storia, ora andrò da Can bay e chiariremo  ogni cosa".
E' irremovibile, continua a tenere inchiodata la porta dietro di sé mentre afferra il mio polso per impedirmi  di uscire dalla stanza con un  sorriso cinico stampanto in faccia.
"Sanem? Vuoi ascoltarmi? Non so come tu sia riuscita a convincere Can a fare un passo del genere,  ma secondo me è perfetto.
In qualità di  sua fidanzata sarà ancora più facile per te conoscere ogni sua mossa ed agire indisturbata per sabotarla".
Mi immobilizzo incapace di credere alle mie orecchie e lo fisso negli occhi.
"Come? Non capisco".
"Non capisci? Se come semplice impiegata potevi fare tanto,  come sua fidanzata potrai fare molto di più, sarà facilissimo ora  ostacolarlo".
Riprendo a cercare di spostarlo tirando la maniglia mentre scuoto la testa.
"Io non credo di poter continuare con il nostro accordo Emre bay, non sono in grado di fingere, non riesco più a spiare e ostacolare le sue mosse.  E poi  non credo che Can bay sia come lo descrive lei, provi a parlarci, forse ha frainteso le sue intenzioni".
Ride di una risata beffarda che mi fa correre un brivido lungo la schiena, poggia le mani sulle mie braccia  e mi guarda fisso negli occhi tornando serio.
"No Sanem, non mi sono sbagliato, sei tu che non lo conosci.
Can sa essere molto affascinante, carismatico, è capace di nascondere i suoi veri propositi  molto bene perché è un impostore nato. Ho visto come si comportava con te, ho capito benissimo il suo gioco,  è stato galante, affascinante, ti ha ammaliata, solo ieri ti ha trascinato via dalla festa tenendoti per mano ben sapendo di avere una fidanzata che lo aspettava stasera a Londra".
Lo guardo incredula "Cosa vuol dire che lo aspettava?"
Torna a ridere di gusto scuotendo la testa lanciandomi uno sguardo di compassione.
"Vuol dire mia cara che da giorni aveva prenotato per oggi un volo per raggiungere a Londra Polen, la sua fidanzata, mentre  ieri ti ha fatto credere chissà che cosa.
Dove ti ha portata?
Al suo capanno vero?
E' li che porta tutte le sue amichette, io lo so bene".
Un brivido di repulsione mi corre lungo la schiena.
Possibile che mi sia fatta ingannare in questo modo?
In un impeto di rabbia afferro e tiro la maniglia con tutta la forza, Emre bay questa volta  lascia la presa e mi permette di uscire continuando a ridere di me.
Mentre mi dirigo verso l'ufficio di Can passo davanti alla scrivania di Guliz e mi viene in mente  che tutto passa attraverso di lei in agenzia,  è sempre al corrente di quel che succede.
Le sorrido come se niente fosse  e decido di bluffare.
"Ciao Guliz, scusami se ti disturbo. Sai dirmi a che ora parte  l'aereo di Can bay oggi nel pomeriggio?".
Sposta lo sguardo dallo schermo del pc per abbassarlo sull'enorme agenda degli appuntamenti prima di rispondere.
"Alle 17.00, perché?".
Le sue parole  non fanno altro che confermare quel che Emre bay mi ha appena detto, ciò che mi sembrava impossibile e che invece, a quanto pare, sono l'unica a non aver capito.
Can ha solo giocato con me, si è trastullato un po' con l'ingenua ragazza di quartiere per fare passare il tempo in attesa di tornare tra le braccia della sua fidanzata.
Non mi prendo neanche la briga di rispondere alla domanda di Guliz e mi giro per dirigermi a passo deciso verso il suo ufficio. E' seduto dietro la scrivania e non è solo, ma al momento  la rabbia annebbia ogni ragionamento  coerente ed il mio unico pensiero è di affrontarlo immediatamente per rinfacciargli la falsità del suo doppio gioco.

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now