15 - Difficile capirsi

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Can

Le stringo la mano mentre la guido verso il mio fuoristrada e non so spiegare neanche a me stesso la sensazione di quel momento.  Un sole splendente, un cielo azzurro e lei ancora una volta che ha accettato di stringere la mia mano e seguirmi. Mi sento leggero e so di avere uno stupido sorriso stampato sul viso  nonostante la situazione in cui mi sono andato a cacciare  non sia affatto semplice.
Le lancio una breve occhiata mentre, una volta partiti, rimane silenziosa a guardare  il paesaggio che scorre fuori dal finestrino aperto, i lunghi capelli mossi dal vento. 
Non riesco a capire  come sia possibile, ma sono consapevole che tutto in lei mi attira in un modo che mai ho sperimentato prima con una donna.
Perché ha parlato di primo bacio con il suo albatros? Possibile? E allora questo Osman che tipo di fidanzato è stato?
L'idea che sia stato  io il primo a toccare quelle labbra mi fa impazzire e non fa altro che farmi desiderare con tutto me stesso di essere il primo in tutto per lei.
Vorrei fare inversione in questo istante e portarla al capanno, stringerla ancora una volta tra le braccia, assaggiare di nuovo il suo sapore, accarezzarla come nessuno ha mai fatto prima per poi farla mia in ogni senso.
Mia.
E' il mio pensiero fisso da quando poco prima l'ho vista nel suo quartiere abbracciata a quell'uomo. Ho provato un modo di rabbia quasi incontenibile  all'idea che qualcun altro la tocchi, voglio essere il solo ad avere questo diritto ora e ... per sempre. Con un tuffo al cuore mi rendo conto con sgomento per la prima volta di essere più  che felice di andarla  a reclamare come mia giovedì sera. E' una prospettiva che mi fa battere il cuore di aspettativa, sono incredulo io stesso all'idea, ci conosciamo pochissimo eppure  sento nel profondo che è giusto che sia così.

Quando Polen ieri sera mi ha proposto di trascorrere la notte con lei non c'è stato un solo istante in cui abbia preso in considerazione la possibilità di accettare. Siamo intimi da anni e l'avrei potuto fare, in fin dei conti non mi sono ancora ufficialmente impegnato con Sanem, ma ho realizzato in quel momento che l'idea di toccare un'altra donna ha perso ogni interesse per me. Sono arrivato a capire  che  il mio corpo e la mia anima hanno riconosciuto la donna del teatro come la sola a cui sentono di appartenere  ed è solo lei che desiderano.
Ho fatto un passo indietro sciogliendomi dall'abbraccio di Polen  e l'ho guardata serio cercando di farle capire che stavo parlando molto seriamente:
"No Polen, credo tu non abbia compreso fino in fondo quel che sono venuto a dirti. La nostra storia è finita, non c'è nessun "in nome dei vecchi tempi". Io sono andato oltre  e dovresti farlo anche tu".
"E tu saresti andato oltre me con quella ragazzetta dei bassifondi di Istanbul?".
Ho preferito non ribattere al suo commento sprezzante, ho alzato la mano per chiamare un taxi che stava passando in  quel momento e, prima di salire, le ho detto solo. " La nostra storia aveva esaurito il suo significato già da tempo,  tutto qui. Ne eravamo consapevoli entrambi,  semplicemente non volevamo ammetterlo e affrontare  la situazione, ora è arrivato il momento di farlo. Ti auguro tutto il meglio per il futuro.
Ciao Polen".

Torno al presente e giro appena la testa per lanciare  un'occhiata verso Sanem chiedendomi quanto sarebbe andata avanti ancora la mia storia con Polen se non avessi baciato per sbaglio una sconosciuta pensando che fosse lei. Come se avesse sentito il mio sguardo su di sé si gira a guardarmi a sua volta con espressione imbronciata. Sorrido intenerito e  incredulo all'idea di come questo scricciolo di donna  riesca ad essere adorabile ai miei occhi anche quando è chiaramente arrabbiata con me.

"Cosa c'è Sanem, parla dai, cosa sta rimuginando quella bella testolina?".

All'occhiata successiva che le lancio sembra essere diventata addirittura furente a causa delle mie parole.

"Non mi parlare con questo tono, non sono una bambolina. Sono un essere senziente che crede di dover dire la sua quando è in gioco addirittura la  sua vita futura"

Fa una pausa, quasi a  voler chiamare a raccolta tutta la calma possibile.

"Ascolta Can, vorrei che mi ascoltassi veramente questa volta. Voglio solo  farti capire che quel che è successo è solo colpa mia, il problema che si è venuto a creare con la mia famiglia ed i vicini è un problema solo mio, va bene? Tu non hai colpa di nulla, sono io che mi sono ubriacata per poi addormentarmi sul divano del tuo capanno. Non è successo niente di sconveniente, lo sappiamo entrambi, non è giusto che tu debba prendere un impegno così importante per espiare colpe che non hai. Ho un piano, intendo risolvere questa cosa a modo mio".

Sto per chiederle quale sia questo piano quando lo squillo del  mio telefono ci fa trasalire entrambi. Attivo il viva voce dell'auto e mi trovo coinvolto mio malgrado in una lunga telefonata con Deren che è nel panico per l'ennesima crisi aziendale.  La stampa dei cartelloni della campagna pubblicitaria per una famosa marca di giocattoli è in enorme ritardo e dobbiamo pensare di affidare il lavoro ad un'altra azienda.
Mentre parlo con Deren lancio occhiate verso di lei che, ancora una volta, si è chiusa nel suo silenzio guardando ostinatamente fuori dal finestrino fino all'arrivo in agenzia. Scende dall'auto appena arresto il fuoristrada davanti all'entrata principale senza girarsi indietro, chiaramente arrabbiata con me.

Per il resto della mattinata mi ritrovo impegnato  in una riunione senza fine  e non ho più modo di vederla. Quando finalmente riesco a liberarmi è ormai ora di pranzo, raggiungo il mio ufficio per lasciare i dossier su cui ho lavorato pronto ad andarla a cercare per  andare a  a pranzo insieme come d'accordo.  
Emre entra nel mio ufficio subito dopo di me. "Selam kardeşim, ciao fratello. Avrei bisogno della tua  firma su questi impegni di spesa per la campagna Offset per favore?"
Avevo giusto bisogno di parlare con lui, mi siedo gli faccio cenno verso sedia davanti alla mia scrivania mentre comincio a firmare le  carte che mia ha portato.
"Puoi sederti un attimo Emre per favore? Ho bisogno di parlarti un attimo".
Mi guarda incuriosito mentre si accomoda.
"Mi spieghi perché sei andato a raccontare a Huma della mia intenzione di chiedere la mano di Sanem?".
Sembra sinceramente stupito dalla domanda.
"Perché? Era un segreto? Insomma, se fai una cosa del genere di sicuro presenterai presto alla mamma Sanem no? "
Lascio cadere la penna e mi appoggio contro la spalliera della poltrona.
"Non è un segreto, certo. Ma  non ho intenzione di far conoscere Huma a Sanem, il nostro non è un normale rapporto madre/figlio. Ha perso il diritto di ricoprire questo ruolo molti anni fa, precisamente quando avevo 8 anni e mi ha lasciato per trasferirsi in Svizzera con te.   Non la voglio nella mia vita e non la voglio qui, come ti ho già detto, ma  soprattutto non la voglio intorno a Sanem, va bene?"
Annuisce. "E' per questo allora che hai intenzione di farla andare via dall'agenzia? Per evitare che incontri Huma?"
Scuoto la testa confuso dalle sue parole.
"Chi sta andando via dall'agenzia? Non capisco".
Si alza in piedi cominciando a raccogliere le carte che ho finito di firmare.
"Fratello, credo che la comunicazione non sia uno dei punti di forza nel tuo rapporto con Sanem. Non ne sai niente? E' venuta da me questa mattina, appena sono arrivato in agenzia,  e mi ha consegnato le sue dimissioni. Rimarrà altri 8 giorni per terminare il periodo di preavviso poi se ne andrà".
Mi alzo in piedi di scatto.
Coooosaaa?
Lascio lì  carte ed Emre ed esco dal mio ufficio alla ricerca di Sanem. Uno sguardo veloce nell'open space, per rendermi conto che non c'è, quindi vado dritto alla scrivania di Guliz.
"Dov'è Sanem?".

Guliz alza uno sguardo sorpreso su di me. "E' andata alla tipografia del signor Akif, come le ha ordinato la signorina Deren, ad aspettare di ritirare le nuove stampe provvisorie. Le ha detto espressamente di rimanere lì finché non saranno pronte, potrebbe tornare nel tardo pomeriggio".
Non ho nessuna intenzione di aspettare tutto questo tempo. Raggiungo a passo deciso  l'uscita dell'agenzia pronto ad andarla a cercare.
Le avevo detto che avremmo pranzato insieme e così sarà, dovevamo parlare e a quanto pare ora la signorina Aydin avrà parecchio da dire per spiegarmi perché mai pensa di lasciare l'agenzia.
Dovrà prima passare sul mio cadavere per poterlo fare, questo è certo.

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