51 - Resilienza

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Sanem

Quando il sole tramonta oltre la costa dall'altra parte del Corno d'Oro ritorno pian piano alla realtà. Sono stata ore  seduta su una poltrona imbottita in giardino ad osservare  la luce cambiare sui tetti e sulle facciate del quartiere di Balat che è posizionato più in basso rispetto a quella che dovrebbe essere da oggi la mia nuova casa.

Mi guardo intorno  rendendomi conto che ormai è il crepuscolo  ed ecco le luci automatizzate  del giardino che si accendono come per magia ad illuminare alberi e arbusti. Mi alzo dalla poltrona su cui ho trascorso il pomeriggio intero a pensare e ripensare a quello che è successo in questi giorni. Averlo sempre intorno a me mi aveva impedito di focalizzarmi su ciò che provo veramente e quali sono le alternative che mi si pongono davanti, non credo di averne molte, ma voglio essere ottimista, saprò trovare la mia strada.

Rientro in casa, faccio una doccia veloce ed indosso un abito  comodo di cotone variopinto, lego i capelli in una coda alta e torno ad affacciarmi sotto il portico per ammirare la costa punteggiata da mille luci nella notte. Credo fermamente che la vista da questo giardino riesca ad essere incredibile ad ogni ora del giorno e della notte e con ogni condizione di tempo. Una folata di vento gelido mi fa rabbrividire, è aprile, le notti sono ancora fredde special modo in un posto così esposto ai venti che arrivano dal Bosforo.
Torno in camera per prendere un cardigan e mi rendo conto dell'ora: le 21.30. A quanto pare Can ha di meglio da fare che tornare a cena a casa dalla sua neo- sposa, prendo  la borsa e senza accendere la luce mi muovo per la casa che grazie alle ampie finestre è ben illuminata  dai lampioni del giardino. Accendo la luce sono quando arrivo all'ingresso, sul mobiletto  vicino alla porta c'è  un mazzo di chiavi, le prendo e provo ad aprire il portone di casa, immagino che l'altra sia quella del cancello. Le metto in borsa ed esco prima in giardino e poi in strada. Ad occhio e croce il centro di Balat non deve essere lontanissimo, mi fa piacere fare una camminata dopo essere stata tante ore immobile.
Comincio a scendere per le vie di un quartiere elegante che pian piano lascia spazio a case più semplici dallo stile inconfondibile per questo quartiere. Anche alla luce dei lampioni posso apprezzare i colori brillanti delle tipiche costruzione di legno addossate l'una all'altra in un'alternanza di colori e grandezze che le rendono allegre, quasi eccentriche nella loro unicità. Arrivo in un vicolo pieno di vita dove un piccolo locale ha allestito dei tavolini sulla via, l'odore che arriva dalle cucine è invitante e decido di fermarmi a mangiare qualcosa. Una volta ordinato prendo  il telefono per fare la  telefonata che sono giorni che vorrei fare e la risposta è quella che mi aspettavo:"Arrivo subito".
Non faccio in tempo a finire neanche i ricchi antipasti proposti dalla casa che eccolo qui, il mio amico di sempre, colui che probabilmente mi conosce meglio in questa vita. Osman si siede davanti a me osservandomi con attenzione mentre distrattamente ordina qualcosa da mangiare anche per sé. "Ok Sanem, spiegami cosa ci fai a cena da sola, a quattro giorni dal tuo matrimonio, per i vicoli di un quartiere  sull'altra sponda del Bosforo ".  Mi sento sull'orlo delle lacrime e non mi sembra il momento e il luogo per lasciarmi andare. "Facciamo invece che ti racconto quanto è meravigliosa Venezia? Che ne dici?" Osman mi fissa intensamente per qualche istante poi annuisce "Tamam, sono tutto orecchi, racconta". Così la cena trascorre serena, con lui posso finalmente lasciarmi andare all'entusiasmo per una città che mi ha incantato ad ogni passo e ad ogni scorcio. Mi sembra passata  un'eternità dall'ultima volta in  cui ho potuto parlare liberamente, mi sembra quasi di essere tornata la vecchia Sanem, quella spensierata e sognatrice  che voleva scrivere il suo romanzo e andare a vivere alla Galapagos per osservare il volo degli albatros.

Una volta terminata la cena passeggiamo per i vicoli del quartiere pieni di vita, donne sedute sui gradini di casa a chiacchierare mangiando semi di girasole, uomini ai bar a giocare a backgammon fumando il narghilé  e bambini urlanti che si rincorrono per le strade. Scendiamo fino alla costa dove c'è  un lungomare molto  simile a quello vicino al nostro quartiere, ci sediamo su una panchina e Osman ripete la domanda che chiaramente  lo tormenta da quando mi ha raggiunta. "Sanem, che ci fai qui da sola? Dov'è Can?" Ed ecco di nuovo quelle stupide lacrime venirsi ad affacciare inopportune quando vorrei spiegare tutto con calma e razionalità, ma di razionale c'è poco in quello che ho vissuto in queste ultime settimane quindi mi lascio andare ad un pianto troppo a lungo represso che solo il suo abbraccio riesce a placare. Mi ricompongo a fatica e cerco di spiegare ciò che è successo dall'albatros alla notte al capanno, dalle macchinazioni di Emre al matrimonio. Mi fermo solo quando arrivo alla  notte di matrimonio, ho troppa vergogna a  raccontare com'è andata veramente quindi gli racconto solo ciò che è accaduto la mattina dopo.

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now