56 - La resa dei conti

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Can

Entro nella casa avvolta ancora una volta dal buio e dal silenzio.
E' quasi l'una e sono distrutto, ho  trascorso una giornata terribile. Dopo una giornata frenetica alle 20.00 avevo dovuto fissato un appuntamento con Ceyda sul lungomare di Besiktas  per decidere se potesse essere la location giusta per la campagna pubblicitaria della sua azienda. Ci saremmo dovuti incontrare lì ma mentre mi preparavo ad andare l'ho vista presentarsi alla porta del mio ufficio. "Cosa ci fai qui Ceyda? Dovevamo vederci  a Besiktas"
"Ero qui vicino ed ho pensato che fosse inutile prendere un taxi da sola, tanto vale venire con te no?". Non mi piaceva per niente l'idea di portarla con la mia auto, ma pur di arrivare a chiudere questa benedetta campagna avrei fatto di tutto.
Uscendo dal  parcheggio sotterraneo  mi sono fermato per dare precedenza in attesa di immettermi sulla strada principale quando mi ha preso completamente alla sprovvista sporgendosi verso di me per baciarmi sulle labbra. Sono rimasto raggelato per qualche istante dopo di chè una rabbia cieca mi ha assalito mentre passavo una mano sulle labbra in un gesto rabbioso.
"Ne yapıyorsun, che cosa fai? Come ti è venuto in mente Ceyda?". Ha sorriso poggiando una mano sul mio ginocchio. "Siamo finalmente soli ed avevo voglia di farlo da troppo tempo".
Ero incredulo.
"Ceyda, tu sai che sono sposato giusto?"
Sorridendo ha agitato una mano in aria con fare noncurante.
"Per me non è affatto un problema".
La mia rabbia ha rischiato di raggiungere un livello che non avrei saputo più gestire.
"E' un problema per me invece. Sono un uomo sposato e ai miei occhi esiste solo ed unicamente mia moglie, non sono interessato a te né a nessun'altra donna"
Ho tolto con decisione la sua mano dal mio ginocchio dicendo.
"Ora sei pregata di scendere dalla mia auto, i nostri rapporti devono essere di tipo esclusivamente lavorativo quindi sei pregata di prendere un taxi e di raggiungere il luogo fissato per l' appuntamento. Avviso Deren di raggiungerti, mi riferirà domani cosa avete deciso".  Per la prima volta l'ho vista perdere la disinvoltura con cui si è sempre approcciata con me.
"Ma, Can..."
Non ero disposto a starla ad ascoltare.
"Arrivederci Ceyda".
Per fortuna non ha insistito, non so se avrei potuto continuare a mantenere un atteggiamento civile, al diavolo lei e la sua campagna pubblicitaria.
Quando è scesa sono andato via sgommando, scosso da quanto successo e non è stato facile riprendere il controllo dei miei nervi che negli ultimi tempi sono stati messi duramente alla prova da tutto ciò che sta succedendo nella mia vita. Ho raggiunto l'ufficio di Metin in netto  anticipo, visto che ho potuto risparmiarmi il sopralluogo con Ceyda, ma ho fatto comunque tardissimo  per mettere a punto gli ultimi dettagli del nostro piano.  Siamo arrivati finalmente alla resa dei conti, domani scatterà la trappola e per Emre non ci sarà più via di scampo.
Sono preoccupato, tante cose potrebbero andare storte, ma se tutto si svolgerà come previsto quel che mi preoccupa di più è la reazione di mio padre. Allah, fa che possa trovare la forza di accettare quel che sta per succedere.
Lascio le chiavi sul mobile accanto alla porta e mentre stancamente raggiungo la mia stanza, mi affaccio dal corridoio per vedere se per caso la luce nella stanza di Sanem sia accesa, ma è tardissimo e naturalmente starà dormendo da ore ormai.
Un altro motivo per stare male, per sentirmi in colpa. Mi ero ripromesso di fare di tutto per farmi perdonare ed invece non faccio altro che darle altri motivi per detestarmi. Sono tre giorni che sono letteralmente sparito  e non era quello che doveva accadere, non dopo la meravigliosa notte in cui l'ho potuta stringere tra le mie braccia. Mi lascio cadere stancamente sul letto della mia camera portando un braccio sugli occhi per cercare di  placare il terribile mal di testa che mi tortura da ore.
Domani finalmente sarà tutto finito. Tornerò da lei e potrò assicurarle  che non dobbiamo più temere niente,  potrò raccontarle quello che ho scoperto e dirle che è finita, che mio fratello e mia madre non potranno più danneggiarci in alcun modo, né noi né l'agenzia. Sento che da lì potrà iniziare una nuova pagina della nostra storia ed è con questa rinnovata speranza che faccio una doccia e cerco di riposare un po' anche se non è facile prendere sonno.  Afferro  il cuscino accanto a me, quello su cui ha dormito, per avvicinarlo al viso e cercare  tracce di lei e di quel suo profumo che mi ha sempre attirato  in modo pazzesco e che ora  mi fa sentire ancora di più  la sua mancanza.

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