59 - Chi ti ha scosso il cuore

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Sanem

Il tempo scorre lento, è poco più di un mese che sono qui a Gölcük, a vivere una vita che non mi sarei mai aspettata di vivere ma che allo stesso tempo mi permette di capire chi sono. L'ingenua ragazza di quartiere  ha scoperto di essere diventata una donna che sa badare a se stessa, tutta da sola nel mondo fuori dal quartiere.
Il lavoro ai laboratori mi piace molto, è bello confrontarmi con i chimici e profumieri per  capire i processi alla base di tutte quelle azioni che per me erano parte di un rito ancestrale, tradizioni che dai tempi dei tempi vengono tramandate di madre in figlia o nipote.
Ho fatto amicizia con Ayla una delle ragazze del laboratorio, mi ha confidato di avera studiato tanto per realizzato il suo sogno di diventare  assistente del profumiere e chissà, un giorno,  profumiere lei stessa. E'  nata e cresciuta qui a Gölcük e proprio la presenza di questa grande azienda ha fatto nascere  la passione per il mondo della cosmesi e della profumeria in particolare. Siamo uscite insieme qualche sera  a bere qualcosa e con lei ho ritrovato un po' di quel cameratismo tipico dei quartieri di Istanbul anche se non ho avuto coraggio di raccontare molto della mia storia, è talmente assurda e intricata che non ho voglia di doverla rivivere neanche per raccontarla.

E' proprio con Ayla però che condivido per la prima volta ciò che quasi fatico ad ammettere anche con me stessa. Una mattina, uscendo dai bagni dei laboratori, l'ho trovata appoggiata allo stipite della porta dell'antibagno con le braccia incrociate.
Mi ha guardato  e sorridendo con dolcezza ha chiesto.
"Di quanti mesi sei?"
In quel momento è stato impossibile trattenere le lacrime, non so neanche io quanto di gioia e quanto di sgomento di fronte ad una situazione che, se possibile, ora mi sembra diventata ancora più paradossale.
"Se hai bisogno di qualcosa non farti problemi a chiedere"
Ho scosso il capo raggiungendo il lavabo per sciacquare il viso,  poi ho incrociato il suo sguardo attraverso lo specchio e ho risposto.
"No ho bisogno di niente, grazie comunque per il pensiero. L'ho scoperto da poco, sono di appena due mesi  ma i disturbi sono già parecchi, speriamo non sia  così per tutto il tempo"
Ha sorriso affiancandomi per appoggiarsi al lavabo vicino al mio.
"Mia sorella è al termine della gravidanza e se posso basarmi su come è stato per  lei i primi tre mesi sono i più pesanti a causa delle nausee ma poi, a parte il progressivo appesantimento e l'acidità di stomaco,  la situazione è migliorata parecchio".
Le ho sorriso debolmente.
"Allora mi basta sopportare per un altro mese".
Annuendo mi ha messo un braccio sulla spalla.
"Non voglio essere invadente, ma davvero, se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa chiedi pure, ok?".
Ho potuto solo annuire in risposta, la gola stretta dalla commozione per il sincero interessamento di una quasi estranea quando, nella situazione in cui mi trovo, non posso dire niente a nessuno della mia condizione, neanche alle persone a me più care.

Ho sentito mia madre in questo mese cercando di rimanere sul vago, fingendo di essere concentrata solo sul mio matrimonio e sul rapporto con mio marito.
Ho chiamato Leyla che mi ha raccontato un po' anche del fermento in agenzia per il grande successo della campagna per la linea di cosmetici per Fabri.
C'è stato un grande evento di presentazione e Leyla,  dando per scontato che avessi partecipato anche io per accompagnare Can, mi ha chiesto come fosse stato. Ho dovuto mentire, dire di essere rimasta pochissimo perché non mi sentivo bene e sono dovuta andare via a causa di importanti sintomi influenzali.
Quindi ce l'ha fatta. Can sta piano piano raggiungendo tutti i suoi obiettivi, ha smascherato suo fratello e ora sta guidando l'azienda verso la rinascita, sono felice per lui e per Aziz che tanto della sua vita ha investito nella Fikri Harika.
Nell'accendere il telefono ho scoperto dei messaggi da parte di Can, tanti messaggi. Non ho voluto leggerli, non abbiamo niente da dirci, non credo che ci sia più bisogno di farlo. La situazione è chiara, almeno per me.
So che non posso nascondergli del bambino, in sede di divorzio stabiliremo le modalità con cui potrà incontralo, o incontrarla,  una volta che sarà nato. Non c'è altra alternativa anche se avrei preferito tagliare con lui tutti i ponti e non doverlo incontrare mai più. Ora invece questa creatura in qualche modo ci legherà per sempre ed io dovrò imparare a vivere una vita da madre single, da sola, lontana dalla mia famiglia perché mai potranno capire la mia decisione di separarmi nonostante un figlio.
Nella confusione che regna nella mia vita e nella mia mente l'unico porto sicuro è la piccola casa in cui sono andata a vivere, è piena di luce, circondata da un alto muro che la isola dal mondo esterno,  ma con una vista stupenda sul mare se solo si sale per la stretta scala a chiocciola in ferro battuto  che porta al  grande terrazzo ricavato sul tetto.

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now