48 - Tour imprevisto

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Can

Ad una ad una  le luci su Venezia si accendono mentre il giorno lascia spazio alla notte che in questa città assume sfumature del tutto uniche. Osservo quasi distrattamente la meraviglia che si dispiega davanti ai miei occhi perché la mia mente è concentrata sul presente e soprattutto sul futuro. Non riesco ad immaginare cosa ne sarà d'ora in poi della mia vita insieme a lei. Rimarremo tre giorni qui a Venezia per poi  tornare a Istanbul e alla vita di tutti i giorni con la sola differenza che ora siamo marito e moglie e quella vita dovremo trovare un modo per viverla insieme. So che non è una lunga luna di miele, ma oltre ad avere diverse campagne in scadenza spero vivamente che per quando tonerò l'investigatore privato abbia finalmente raccolto tutte le prove  di cui ho bisogno per poter finalmente prendere in mano la situazione e fermare il folle piano di Emre.

Il rumore della porta del bagno che si apre mi riporta alla realtà del momento, mi giro e vedo Sanem uscire dal bagno in un semplice abito color panna, un tubino che le fascia il corpo minuto mettendo in risalto ognuna di quelle curve che solo la notte scorsa... Scuoto impercettibilmente il capo cercando di scacciare questi pensieri inopportuni, non è proprio il caso di tornare con la mente a quanto successo. Si ferma a rovistare nella valigia per qualche istante poi viene  ad affacciarsi sul terrazzo tenendosi a debita distanza da me. Si guarda intorno in silenzio chiaramente incantata dalla vista come lo sono stato io fino a poco prima e sento quasi palpabile lo sforzo che fa per non condividere il suo entusiasmo che con me si sente di dover reprimere.
"Vado a fare una doccia anche io così poi possiamo uscire a cena". Entro nella stanza meditando su quanto sia complicata questa situazione, non so  cosa pensare, continuo a non riuscire a conciliare la ragazza semplice e  piena di  entusiasmo con la  donna e fredda e opportunista dell'audio. Prendo qualche abito di ricambio e faccio per entrare in bagno solo per immobilizzarmi sulla soglia  quando mi trovo immerso in quel profumo. Non avevo messo in conto quanta intimità comporta il fatto di condividere lo stesso bagno, la stessa doccia e pensare che poco prima lei era lì, nuda. Devo darmi una calmata o non uscirò vivo da questa situazione, apro la finestra  sperando che quel profumo sparisca mentre mi infilo sotto una doccia fredda e mi cospargo di bagnoschiuma per coprire ogni traccia di lei e di quel maledetto profumo. In breve tempo sono pronto, prendo la giacca e il portafogli per poi raggiungerla sul terrazzino ed invitarla a seguirmi.  "Vieni, ho prenotato in un ristorante tipico proprio sul Canal Grande".
  La serata tutto sommato scorre piacevolmente, nel locale viene servito ottimo cibo ma soprattutto c'è un gruppo che suona  musica dal vivo e questo aiuta a far sì che il silenzio tra noi non risulti troppo pensante. Dopo cena do istruzioni al motoscafista che ho ingaggiato per la serata di portarci a fare un lungo giro per i canali e soprattutto di fare una sosta in Piazza San Marco dove stanotte è prevista l'alta mare.

Sanem rimane chiusa nel suo ostinato silenzio, ma non riesce a nascondere la sorpresa per lo spettacolo dei lampioni che si riflettono sulla bellissima piazza inondata dall'acqua salmastra, dove i passanti sono costretti a muoversi sopra delle passerelle mobili. Quando ripartiamo vedo chiaramente il suo piacere per il senso di libertà che regala il vento tra i capelli mentre il motoscafo ci porta fuori Canal Grande per fare un giro panoramico nella laguna. Torniamo in albergo poco prima di mezzanotte e la lascio libera  di usare il bagno  per cambiarsi mentre io mi accomodo fuori sul terrazzino a bere qualcosa. Quando sento aprire la porta questa volta non mi volto, non voglio rischiare di cadere in tentazione e perdere il controllo come è successo la sera prima. Aspetto che spenga la luce principale della stanza e solo molto dopo rientro per andarmi a cambiare per la notte. Prendo qualcosa dalla valigia e  vado in bagno senza osare guardare verso il letto illuminato  solo da qualche debole lama di luce proveniente dai lampioni che costeggiano il canale sotto di noi. Quando torno nella stanza però non riesco a trattenermi, lancio una breve occhiata verso di lei che sembra una figura minuscola in quel letto enorme. Mi da le  spalle, raggomitolata sotto le lenzuola in posizione fetale sembra ancora più piccola e indifesa. Quella sagoma mi trasmette una terribile tristezza e non posso che  chiedermi: cosa ci stiamo facendo l'un l'altro?
Ma l'eco delle parole di  quell'audio,  le sue parole,  quel "ho raggiunto il mio scopo",  tornano  ad alimentare la delusione e la rabbia cocente per essere stato preso in giro.
Distolgo lo sguardo da lei e torno a sedermi sul terrazzino per ore ripercorrendo ogni istante insieme, da quando l'ho vista  per la prima volta in agenzia alla sua espressione sgomenta quando le ho detto che doveva essere felice di aver raggiunto il suo scopo.
La sedia rigida e scomoda mi costringe ad un certo punto a rientrare in camera, guardo verso il grande letto per un istante, tentato di allungarmi accanto a lei, ma alla fine per il bene di tutti opto per il divano in pelle, posizionato in un angolo della stanza, sicuramente poco comodo. In effetti è decisamente  piccolo per accogliere la mia stazza, ma durante i miei viaggi nella giungla ho sicuramente dormito su giacili molto  meno accoglienti. Rimango ancora a lungo sveglio cercando di percepire il suo respiro dall'altra parte della stanza, pensando e ripensando a quanto le cose avrebbero potuto essere diverse questa notte per noi.
Mi addormento poco prima dell'alba e a svegliarmi è il rombo  dei motori di vaporetti e motoscafi che solcano le acque del Canal Grande sotto la nostra finestra. Mi tiro a sedere cercando di districare con le dita le ciocche dei miei capelli che si sono aggrovigliate durante la notte e quando mi azzardo a lanciare uno sguardo verso il letto lo scopro desolatamente vuoto. Un'occhiata veloce alla porta del bagno spalancata mi dice che Sanem non è sicuramente lì per cui mi alzo per andare a controllare sul terrazzo dove  non c'è alcuna traccia di lei.
Dove diavolo si è cacciata? Mi cambio in fretta e scendo nella sala da pranzo dell'albergo pensando di trovarla a fare colazione ed invece non è neanche lì. Comincio ad essere seriamente allarmato, chiedo al receptionist se l'ha vista e mi conferma che è uscita molto presto, prima delle otto, avviandosi a piedi lungo il canale. Lo ringrazio distrattamente ed esco dall'albergo guardandomi intorno nella speranza di individuarla nei paraggi, ma di lei nessuna traccia. Comincio a percorrere il dedalo intricato di vicoli e calli, sbirciando all'interno di bar e negozi,  nella speranza di scovarla da qualche parte mentre compongo e il suo numero di telefono che risulta  irraggiungibile. Certo, che stupido, non ho pensato il giorno prima ad abilitare la  sua scheda telefonica per la rete italiana. E' ormai tarda mattina e credo di aver battuto ogni angolo di terra nel raggio di chilometri dall'albergo quando, attraversando un ponte,  con la coda dell'occhio una nota di colore attira la mia attenzione.  E' lei, seduta sul bordo  di un canale, è immobile ad osservare  una gondola ormeggiata poco lontano. Una figura solitaria e malinconica che a fatica riesco a conciliare con la ragazza  solare dei nostri primi incontri.

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now