32 - La resa dei conti

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Can

Mi lancia uno sguardo di fuoco prima di girarsi e fermare il primo taxi di passaggio,   salirci sopra e  andarsene lasciandomi lì ad osservarne i fanalini di coda che si allontanano.  Rimango immobile a lungo a guardare il traffico del lungomare senza vederlo, riflettendo su ciò che ha detto.
Molto tempo dopo  raggiungo la sponda del Bosforo  per fermarmi a osservare le luci dell'altra sponda che si riflettono sulle sue acque  mentre sono perso nei miei pensieri. Resto fermo nello stesso punto, incurante del vento freddo che proviene dal mare,  sentendo le sue parole ripetersi nella mia testa fino ad  arrivare a capire cosa devo fare. Mi avvio verso casa con un piano ben preciso nella mente, devo  porre rimedio una volta per tutte alla situazione assurda in cui mi sono andato a cacciare.

Prima di salire sul mio fuoristrada decido di inviare un messaggio a Polen.
 "Mi puoi raggiungiere domattina in agenzia verso le 11.00?".  Sento arrivare una notifica poco dopo, mentre sto guidando, ma aspetto di essere arrivato al capanno per leggere la sua risposta. "Certo caro, a domani, buonanotte".  Lancio il telefono sul divano  e torno fuori, nel giardino buio dove la notte senza luna è rischiarata solo  dalla luce delle stelle. La mia mente torna a rivivere in ogni dettaglio la serata in cui  sono stato qui con lei, ammaliato dalla  luce nei suoi occhi mentre  farfugliava  sciocchezze a causa dell'alcool e non posso che rammaricarmi per quel che sta succedendo tra noi.

Sono troppo agitato per entrare nel capanno, rimango seduto in giardino sino al mattino quanto, dopo una notte insonne, raggiungo prestissimo l'agenzia e mi metto all'opera per organizzare tutto al meglio. Ci vogliono ore perchè tutto sia esattamente come voglio.  So bene che Sanem deve essere arrivata in agenzia da parecchio, ma  preferisco aspettare il momento giusto per incontrarla. E' solo poco prima delle  11.00 che raggiungo il mio ufficio insieme a Deren e faccio chiamare Sanem e Cey Cey. La vedo entrare  nel mio ufficio poco dopo con espressione seria e lo sguardo basso che non vuole incontrare il mio,  nello stesso momento ecco  Polen percorrere il corridoio con quel suo modo  di fare che solo ora riesco a riconoscere come estremamente snob e arrogante. Con lei c'è Huma, non avevo dubbi che sarebbe venuta anche lei.

Entrano nel mio ufficio come se ne fossero le padrone e lanciano a Sanem un sorriso soddisfatto che non fa che aumentare l'avversione crescente che provo nei loro confronti.
"Buongiorno Can".
Polen si avvicina con la chiara intenzione di salutarmi con il solito bacio sulla guancia,   ma  l'anticipo muovendomi di lato e senza rispondere al suo saluto mi  dirigo verso la porta.
"Deren, come stabilito vi aspetto di sotto fra 5 minuti".
Sono consapevole di lasciare l'ufficio sotto lo sguardo sconcertato di tutti, Sanem compresa, ma presto capirà. Scendo al piano di sotto, nel grande spazio antistante l'archivio, dove ho allestito il set fotografico. Finisco di mettere a punto gli ultimi dettagli ed eccoli arrivare. In testa Deren, con  Cey Cey e Sanem  mentre dietro di loro scende le scale una riluttante Polen  affiancata da Huma. Sembra che entrambe abbiano  inghiottito un limone tanto è rigida la loro espressione.
Li accolgo sbrigativo. "Bene, iniziamo subito. Polen siediti su quella poltrona. Cey Cey tu sposta le luci nella posizione in cui ti indicherò di volta in volta e tu  Sanem" Mi avvicino a lei, prendendole la mano per accompagnarla vicino alla postazione  che ho preparato. " Per favore   vai al pc e comincia l'editing delle foto che vedrai apparire man mano, così come ti ho insegnato nei giorni scorsi. In questo modo finiremo presto ed avrò adempiuto all'impegno preso nei confronti della Humanitarian Relief Foundation"

Polen  inizia a protestare. "Ma Can, cosa significa? Io pensavo che  ci saremmo presi tutto il tempo, magari  incontrandoci prima per prendere accordi su come e dove fare il servizio fotografico". Il tono di voce stizzita,  sembra fare il broncio come una bambina.

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