Capitolo quattordicesimo

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Siamo sul letto appagati dall'amplesso appena consumato, io mi trovo sopra di lui che è ancora dentro di me. Christian mi accarezza una spalla sfiorandomi delicatamente. Restiamo così, in silenzio, felici.

Mi sento così bene!

«Christian?»

«Sì?»

«Mi è venuta in mente una cosa, ma non so se è una specie di allucinazione o un ricordo.» Facendomi spostare, esce da me lasciandomi un senso di abbandono.

Si mette di fianco, appoggia il gomito sul cuscino e sostiene la testa con la mano. Ho tutta la sua attenzione.

«Prima, quando hai parlato della dottoressa Greene, mi è sembrato di avvertire che ha avuto un atteggiamento... come dire, protettivo nei miei confronti.»

Annuisce, cercando di capire dove io voglia andare a parare.

«Non è la prima volta che succede, vero? Mi sembra di ricordare un momento, forse quando ci eravamo conosciuti da poco. Lei ha detto qualcosa del tipo "Mr. Grey, abbia cura di questa ragazza"? O cose del genere?»

«Sì, è così. E per caso ricordi come le ho risposto?»

«Forse qualcosa come "ne ho tutte le intenzioni"?»

Il suo viso si illumina con un sorriso splendente. Felicità, orgoglio, speranza, anche preoccupazione (perché poi?) si dipingono sul suo volto e mi rendo conto che i miei ricordi rispondono a verità. Gli sorrido con altrettanto entusiasmo e lui mi dà un bacio sul naso.

«Quando te ne sei ricordata?»

«Prima, mentre mi riferivi ciò che la dottoressa ti ha detto stamattina.»

«Perché non me lo hai detto subito?» Mi sta rimproverando forse?

«Perché non mi è sembrato il momento opportuno.»

«Non ti è sembrato il momento opportuno, eh?» C'è ironia nella sua espressione.

«Cosa vuoi insinuare? Non volevo rompere quell'atmosfera che si era creata, capisci?»

«Sì, sì, capisco.» Mi prende in giro? Il suo tono è sempre più ironico. «Eri impaziente? Sei sempre stata impaziente.»

«E tu? Tu, invece, non eri impaziente?»

«Io sono sempre impaziente di fare l'amore con te, ma so controllarmi e domare i miei appetiti, io.»

«In certi momenti mi sembra che tu riesca a leggermi nel pensiero. Stamattina per esempio, appena sono arrivata in cucina.»

«Certo, sto imparando a conoscerti e a capirti, ma più che nel pensiero io sono capace di leggere il tuo corpo.»

Lo guardo interrogativa. E non ho bisogno di parlare per esplicitare la mia domanda.

«Il rossore sulle tue guance, quell'abitudine di morderti il labbro inferiore, le palpebre pesanti e lo sguardo languido, il tuo respiro che cambia, quel modo incantevole di rimanere imbambolata con le labbra schiuse a fissare ogni centimetro del mio corpo. Basterebbe quest'ultimo particolare per avere una chiara percezione di ciò che stai pensando.»

«A sì?»

«Sì.»

«Suppongo che non sia la prima volta che capita.»

«Supponi bene.»

«Dev'essere divertente sentirsi così perspicaci e sicuri di sé, così presuntuosi e arroganti.»

«Non sentirsi. Essere

A questo punto scoppiamo entrambi in una sonora risata, mentre ci guardiamo negli occhi. Quando le nostre risa si calmano, Christian si fa serio e sembra incantato mentre tiene i suoi occhi nei miei.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now