Capitolo diciottesimo

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«Mi manca Josè, mi piacerebbe andare a trovarlo.» Dico, mentre osservo, beandomi, il profilo di Christian che è alla guida. Alle mie parole si irrigidisce, serra la mascella, stringe le mani sul volante così forte da fare scomparire il sangue dalle dita. Frena di colpo facendoci piegare in avanti.

Ma che gli prende?

«Ehi! Che succede?»

«Scusa, mi è sembrato di vedere un'ombra che attraversava la strada. Stai bene?»

«Sto bene. E tu?»

«Io sto bene.» Mi risponde, ma a me non sembra affatto e non è certo per la frenata. Mi chiedo cosa possa essergli passato per la testa. Intanto siamo arrivati, Christian posteggia e poi viene ad aprirmi la portiera, mi offre la mano e mi guida verso l'ingresso del bar. È abbastanza affollato, soprattutto di studenti universitari che di sabato sera si divertono bevendo, ballando, ascoltando musica ad altissimo volume. Christian, sempre tenendomi per mano, avvicinandosi al mio orecchio e alzando la voce per sovrastare la musica, mi chiede se voglio sedermi ad un tavolo. Rispondo di sì con un cenno e ci avviamo verso un angolo dove ci sono dei posti liberi. Si siede al mio fianco, circondandomi le spalle con un braccio in modo protettivo. La musica è talmente alta che non mi permette di pensare, è un ritmo forte, ripetitivo, martellante che annulla le capacità razionali. Guardandomi attorno osservo tutti quei ragazzi sulla pista che ballano con gesti convulsi e, in alcuni, anche poco aggraziati. Mi piace stare qui in mezzo a tanti ragazzi della mia età e mi chiedo, invece, se piaccia a Christian, lui che nel suo lavoro ha tante responsabilità e prende decisioni molto importanti, tanto da sembrare molto più vecchio di quello che è, almeno negli atteggiamenti se non nell'aspetto che è quello di un ragazzo di ventotto anni, soprattutto stasera che indossa una maglietta e un paio di jeans e ha i capelli spettinati come al solito. A malapena mi rendo conto che mi sta scrutando con apprensione; gli rivolgo un'occhiata interrogativa e lui emette un sospiro. Penso che sia in ansia per come potrei reagire, se ricordassi qualcosa. Non ho ricordi nitidi, ma c'è qualcosa che sta emergendo dalla mia memoria. Vengo richiamata dai miei pensieri da Christian che mi chiede se voglio bere qualcosa, dico di sì e si allontana verso il bar.

Un momento. Non mi ha chiesto cosa desiderassi bere. Questa mania del controllo comincia a darmi sui nervi. Merda! Meglio che cambi atteggiamento Mr. Grey!

Mentre lo aspetto, mi si avvicina un ragazzo e per un momento temo che potrebbe conoscermi, mentre io non mi ricordo di lui, ma capisco subito che non è così. È leggermente su di giri, ha in mano una birra.

«Ehi, bella, cosa fai tutta sola? Vuoi bere qualcosa?» Mi si avvicina più di quanto farebbe se fosse completamente sobrio, il suo alito odora di birra e tequila. Io dico di no, che stanno già portandomi quello che mi serve. Ma lui non desiste, mi dice che si chiama Mark, mi poggia una mano su una spalla chiedendomi se voglio ballare e alla mia risposta negativa comincia a ritrarsi. E poi la mia attenzione è attirata dalla camminata di Christian che con due bicchieri in mano accelera il passo, minaccioso, appena si accorge del ragazzo, per un istante guarda me, ma subito dopo ha occhi solo per quel poverino, ignaro di ciò che sta accadendo alle sue spalle. Fa paura, penso che potrebbe picchiarlo e far scoppiare una rissa, o addirittura ucciderlo.

«Sta' lontano da lei, stronzo!» Il tono è quello che non ammette repliche. Come in una scena al rallenty Mark si volta per capire da dove provenga quella voce minacciosa, secondo me non ha ancora realizzato che è rivolta a lui. Christian lo sovrasta di qualche centimetro, ma sembra molto di più, tanto che Mark, stordito, indietreggia di un passo.

«Dico a te.» Lo sguardo assassino.

«Ma che...?»

«Se solo l'hai sfiorata, ti uccido.» A quel punto, mentre tutti quelli che sono vicini a noi si sono girati, mi alzo per intervenire: «Christian, sto bene.» Ma lui continua a ignorarmi, guardando in cagnesco verso il ragazzo. Mi sporgo per posare una mano sul suo avambraccio.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now