Capitolo 48

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Mi immetto tra la folla che si muove frenetica sul marciapiedi. Sawyer mi viene dietro. A piedi e con passi rapidi mi muovo in direzione della GEH. Cammino fino in fondo alla strada, poi svolto a sinistra, dopo alcune decine di metri aspetto il segnale di via libera dal semaforo pedonale, continuo fino ad arrivare in una strada che è un'isola pedonale. Mi chiedo come potrebbe reagire Christian. Oh, mio Dio! Cosa gli dirò? Sono così concentrata che non mi accorgo che qualcuno sta disperatamente cercando di attirare la mia attenzione, gesticolando animatamente, finché una voce familiare non mi richiama alla realtà.

«Ana! Fermati, Ana!»

Christian?

Christian è qui. Il mio amore è qui. Le sue mani stringono le mie braccia e mi costringe a guardarlo negli occhi.

«Oh, Christian...»

«Dove volevi andare, Ana?» La sua espressione è molto preoccupata.

«Ma tu non eri a Portland? Saresti dovuto arrivare più tardi.»

«Quando Sawyer mi ha informato di ciò che era accaduto, ho piantato tutti nel bel mezzo della riunione e, insieme a Taylor, siamo ripartiti immediatamente. Ma tu perché non sei rimasta ad aspettarmi?»

«Non ce la facevo più a stare chiusa nel mio ufficio, non avrei sopportato neanche di stare in macchina imbottigliata nel traffico, avevo bisogno di muovermi... pensavo che ti avrei potuto aspettare alla GEH.»

«Sawyer mi ha telefonato, dicendomi che sei scappata come se ci fosse un incendio...»

«L'urgenza era la stessa.»

«Cosa vuoi dire?»

«Stavo correndo da te. Stavo correndo da te per...»

Mi sembra di essere sul punto di cadere e frantumarmi in mille pezzi, forse sono scossa per la sequenza infinita di tutti i ricordi che in pochi minuti sono esplosi nella mia testa o forse è l'emozione che mi assale ogni volta che ci ritroviamo. Io e Christian. Ripenso al giorno che l'ho incontrato per la prima volta, l'intervista nel suo ufficio. Allora ho pensato che fosse bellissimo, e ora più che mai sono convinta che è l'uomo più bello che io abbia mai visto e so che l'ho amato da subito, da quella prima volta che i nostri sguardi si sono incrociati. Nessun uomo mi aveva mai fatto l'effetto di Christian e non riuscivo a comprenderne il motivo. Quando sono uscita dalla sede della GEH, il mio cuore sembrava impazzito, il mio respiro era affannato, solo dopo un grande sforzo di volontà sono stata capace di calmarmi e raccogliere le idee: mi sono detta che forse era tutto frutto della mia immaginazione. Ero spaventata e scossa per quell'incontro con un uomo molto attraente, sicuro di sé, autorevole, a suo agio con se stesso, ma al contempo arrogante e, nonostante le maniere impeccabili, prepotente e freddo. Almeno in superficie. E invece avevo appena conosciuto l'uomo della mia vita. Quanto lo amo!

Mi getto sul suo petto e lui mi abbraccia. Come ho potuto pensare nelle settimane passate di poter vivere senza di lui? E lui ha dovuto affrontare tutto da solo. Sono felice di essere tornata da lui prima... prima di aver riacquistato la memoria. Almeno questo.

Mi concedo qualche secondo per osservarlo: ha i capelli leggermente spettinati come sempre, le guance arrossate dal freddo. È stupendo in ogni particolare. Sospiro. I miei occhi nei suoi. Sul suo viso vedo la sua espressione mutare e farsi più intensa, mentre mi guarda.

«Sono corsa da te per chiederti di perdonarmi. Sono tornata, Christian, sono di nuovo io, la tua Ana. Mi sono ricordata tutto.» Lui mi guarda, sorride e ha gli occhi lucidi. Un groviglio di emozioni gli attraversano il volto, ma la più evidente è l'amore.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now