Capitolo 38

1.8K 58 0
                                    

Ana mi volta le spalle dirigendosi verso il bagno. Ad un tratto vedo che si ferma. Gli occhi fissi a terra dove c'è un biglietto da visita, si china, lo prende, se lo rigira tra le mani, legge e poi mi rivolge uno sguardo di rimprovero.

«A volte la sorte si diverte a farci certi scherzi...»

«Non capisco.» Mi avvicino a lei per vedere. È il biglietto da visita di Amelia Lang. Come ci è finito qui? Ero sicuro di averlo lasciato nel mio studio, sulla scrivania. Ana lo gira per mostrarmi il retro e me lo porge, poi entra in bagno. Rimango dietro la porta chiusa con quel bigliettino tra le mani. Scritto a mano, c'è il numero di una camera d'albergo: Hotel Bellevue stanza 203.

Ma che cazzo significa? Da dove viene questo biglietto?

Aspetto ancora dietro al porta finché lei non esce.

«Ana, ti giuro, io non ho idea di come sia finito qui. E soprattutto, non sono mai stato in quella stanza!»

«E come lo spieghi? Come può essere arrivato qui?»

«Non lo so... forse me lo ha messo in tasca senza che io me ne accorgessi, ed è caduto quando mi sono tolto la giacca.» Lei continua a scuotere la testa, il suo viso triste, deluso.

«Ana, credimi, non ci sono andato in quella camera... e non solo perché non mi sono accorto del biglietto, ma perché non ci sarei andato per nessun motivo al mondo. Ci sei solo tu per me.»

«Vuoi dire che non hai notato che quella donna ti divora con lo sguardo?»

«Non ho detto questo. Ho detto che io non nutro alcun interesse per lei.»

«Allora perché non glielo hai detto senza mezzi termini? Perché non l'hai mandata al diavolo? Perché ci sei andata a pranzo invitando anche me?»

«Per un affare di svariati miliardi di dollari...»

Ana si blocca per un istante trattenendo il respiro.

«Ma... fanculo, sono pronto a sbarazzarmi di lei e dell'affare. Se è per farti avere fiducia in me. La chiamo subito.» Immediatamente vado a prendere il cellulare e allungo la mano verso Ana perché mi passi il biglietto dato che non ho il suo numero in memoria, inizio a comporre il numero, ma Ana mi interrompe trattenendomi per un braccio.

«Non c'è bisogno che tu lo faccia, io ti credo.»

Io non mi fermo, aspetto che risponda, ma dopo diversi squilli ancora niente.

«Christian, davvero, non farlo. Non voglio danneggiare i tuoi affari. Io ti credo, lo so che tu non mi hai tradito.»

Chiudo il telefono perché Amelia non risponde.

«Non ti ho tradito e non ti tradirò mai. Mai. Come puoi pensare che io, avendo te, possa desiderare un'altra? Amelia, poi.»

«È proprio questo il punto: io non riesco a spiegarmi come sia possibile che tu preferisca me, quando potresti avere non solo Amelia ma qualunque donna, anche quelle che appartengono al tuo mondo.» Emetto un sospiro esasperato, mi passo le mani tra i capelli. Siamo sempre allo stesso punto. Cosa devo fare per farglielo capire?

«Io non so più come dirtelo. Mi sembrava di essere stato chiaro nella mia mail. Dimmi cosa posso fare per dimostrarti che io voglio solo te. Dimmelo.»

«Penso che non ci sia niente che tu possa fare.»

«Ana, no. No. Per favore. No.»

«Mi dispiace...»

«Ieri dopo il pranzo mi sembrava che tutto fosse chiaro, che avevi bisogno di fare un'ultima cosa e poi mi avresti chiesto di tornare. Cos'è successo? Che cosa hai ricordato?»

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now