Capitolo diciassettesimo

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Quando ci ricordiamo che siamo in pubblico, ci stacchiamo un po' sorridendoci teneramente, complici.

Le nostre mani restano intrecciate, mentre ci scambiamo sguardi di intesa. Intanto arriva il cameriere a chiedere se possono servirci e, dopo il nostro assenso, dispongono i piatti davanti a noi. Cominciamo a mangiare in silenzio, facendo deboli mugugni di apprezzamento.

«Hai visto che ti è piaciuto?» Mi dice, trionfante. Gli rispondo con un sorriso.

«Il punto non è che mi piaccia o no. Il punto è che non hai avuto la sensibilità di chiedere il mio parere. Vorrei sapere se fai sempre così: decidi tutto tu senza consultarmi anche quando...»

Non riesco a finire la frase perché siamo interrotti da quella donna, è accanto al nostro tavolo, ci guarda facendo un sorriso, ma i suoi occhi sono tutt'altro che allegri. Non mi fido.

«Buongiorno, Ana, Christian.»

Allora la conosco anch'io!

Mi limito a fare un sorriso di circostanza. Anche se lei nemmeno mi vede, impegnata com'è a tenere lo sguardo fisso su Christian che non mi lascia mai la mano. Non può non accorgersi del gesto con cui lui rende manifesto il legame con me, rassicurandomi.

«Elena, buongiorno.» Risponde lui con freddezza, mentre si alza per la sua innata educazione.

Elena?

Elena saluta Christian con un bacio sulla guancia e con noncuranza posa la mano sinistra sul suo avambraccio. Anche se lui non si scompone e non ricambia il bacio, costringendola ad alzarsi sulle punte, un fiotto di bile mi risale fino alla bocca, provocandomi un lieve colpo di tosse così che devo bere un sorso d'acqua.

Perché ho la sensazione che quell'innocente bacio sulla guancia non abbia nulla di innocente?

«Sto per andare via... ho pensato che fosse carino venire a salutarvi. Come stai, Ana? Ho saputo dell'incidente.»

«Sto meglio, grazie.»

Evidentemente si accorge della nostra freddezza e in breve tempo, dopo aver scambiato con noi pochi convenevoli, un po' in imbarazzo, si congeda scusandosi di aver interrotto il nostro pranzo. La guardiamo uscire dalla sala seguita dal suo accompagnatore.

Chi è Elena? Che rapporto c'è tra lei e Christian? Dove l'ho conosciuta io? Chi era il ragazzo con lei?

Un'infinità di domande mi assillano, la sua presenza, quel semplice saluto, stava per rovinare tutto. Ho una tale agitazione che non credo che riuscirò a mangiare altro. Una rabbia irrazionale...

Ma che rabbia? Ana, sii sincera con te stessa: quello che provi è gelosia, pura e semplice gelosia. Tutte queste donne che vanno in visibilio per mio marito... lo trovo frustrante. L'architetto Gia, la direttrice di sala...  ma è  niente paragonato alla cieca gelosia che mi ha suscitato questa Elena. Non riesco a tollerare neanche il pensiero di lei. Ma chi è? Hanno avuto una relazione, lei e Christian? C'è ancora qualcosa tra loro?

Si è accorto che sto ancora rimuginando su quell'incontro e mi guarda comprensivo. Intanto ci viene servita la seconda portata e io guardo il mio piatto senza vederlo davvero: non riesco a dimenticare quegli occhi da lupa affamata. Benché si sforzasse di mantenere una postura controllata e di non far trapelare nessuna emozione, ho avvertito in lei un'energia negativa, un'aggressività repressa.

«Ti prometto che ti parlerò di lei, ti dirò tutto, ma adesso finisci di mangiare.»

«Quando? Quando me ne parlerai?»

«Presto, stasera, se tu vuoi. Non adesso, non qui. Si tratta di una storia molto lunga e privata e in questo momento siamo pur sempre in pubblico. Fidati di me.»

Cinquanta sfumature di un'amnesiaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum