Capitolo trentunesimo

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È tardi, sono a letto da sola, Christian non è ancora tornato. Abbiamo parlato al telefono prima e mi ha detto che atterreranno a Seattle questa notte, intorno alle due. Era così freddo mentre parlava con me che mi sono sentita gelare le ossa. Mi fa quasi paura. Io avrò fatto una bravata, ma lui sta davvero esagerando. Se pensa che gli chieda scusa, poi, ha fatto male i suoi conti. Io ho bisogno dei miei spazi, della mia autonomia. Mi chiedo perché abbiamo deciso di sposarci così presto: è vero ci amiamo... tanto... ma perché sposarsi così in fretta? La gravidanza è arrivata dopo il matrimonio... ci dev'essere qualcosa che ancora non ricordo e che lui non mi ha ancora raccontato. Il bambino, il nostro bambino, a volte mi dimentico di lui. Sto bene, non ho più nausee, non ho nessun tipo di disturbo, la pancia si vede a malapena se sono nuda, con i vestiti addosso non si nota neppure. Io voglio questo bambino, lo amo e amo Christian, però non posso pensare di trascorrere tutta la mia vita così, sentendomi prigioniera, soffocata dalle sue ansie. Sono così stanca: è stato estenuante discutere con lui e rimuginare su tutto, spengo la luce e mi addormento immediatamente.

Sento un calore che dal viso si propaga per tutto il corpo, ho ancora bisogno di dormire, ma qualcosa mi fa aprire gli occhi. Christian! Nel buio della stanza appena rischiarata dalle luci della città, lo vedo. È seduto sul letto accanto a me, mi guarda, è così serio. Non fa il minimo accenno a toccarmi o a baciarmi.

«Ehi!» Dico ostentando una calma e un'indifferenza che non ho. Mi sollevo fino a sedermi.

«Torna a dormire. È ancora molto presto.» Ne ho abbastanza di questo atteggiamento paternalistico.

«E tu? Tu non vuoi dormire?»

«Mi sono riposato durante il volo. Ho del lavoro da fare.» Bugiardo! Sono sicura che non ha chiuso occhio, ma non vuole mettersi a letto con me. Intanto si è alzato, ma continua a fissarmi.

«Fa' un po' come vuoi.» Mi rimetto sotto le coperte, mentre lui esce dalla stanza dopo aver emesso un sospiro esasperato.

E no. No. Sono io quella esasperata. Non tu, Mr. Grey.

Guardo l'ora, sono le due e quaranta, dovrei riaddormentarmi altrimenti domattina sarò troppo stanca per il lavoro, ma non riesco a prendere sonno. Il suo sguardo. Nella penombra il suo sguardo mi è sembrato così freddo, così distante, così triste.

Per favore, Christian, arrabbiati con me, urlami contro, ma non allontanarti da me.

E mentre ripenso alla tristezza che ho visto nei suoi occhi, le lacrime affiorano e cominciano a scorrere, scivolandomi fin dentro le orecchie, mi asciugo con il dorso delle mani. I singhiozzi non smettono di scuotermi. È molto, molto tardi, quando mi addormento esausta.

Mi sveglio con un cerchio alla testa e con una brutta sensazione, un senso di oppressione che non so identificare. Christian non è più venuto a dormire. Sono le sei e mezzo, è abbastanza presto. Voglio parlare con lui, mi alzo e prima di qualunque altra cosa vado a cercarlo. Nel salone e nella cucina non c'è, alla fine provo nel suo studio. La porta è socchiusa, nessun rumore proviene dall'interno, la apro lentamente e lo trovo lì. È seduto alla scrivania, la testa appoggiata sugli avambracci; penso che stia dormendo. Faccio qualche passo verso l'interno e adesso sono sicura che sta dormendo.

Perché non sei venuto in camera con me? Sei così arrabbiato?

Una stretta lancinante mi opprime il petto a quel pensiero. Mi dispiacerebbe che prendesse freddo, vado a prendere una coperta e la sistemo sulle sue spalle. Torno in camera a fare la doccia e a vestirmi; quando sono pronta vado in cucina per prepararmi la colazione, ma Mrs. Jones che è già all'opera si offre di prepararmi ciò che desidero. Le chiedo se ha visto Christian, ma dice di no. Così prendo una tazza di caffè e vado in cerca di mio marito. È ancora nel suo studio, seduto alla scrivania, il plaid con cui lo avevo coperto adagiato su un'altra poltrona. Entro cautamente, mi guarda ma non dice niente, ha lo stesso sguardo di questa notte: adesso, alla luce del giorno intravedo anche la delusione. L'ho deluso con il mio comportamento, lui ritiene che sia stato avventato e puerile.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWhere stories live. Discover now