Capitolo diciannovesimo

3.7K 93 13
                                    

Cristo Santo! Ana, per favore non litighiamo... per favore. Io ti amo, voglio solo che tu stia al sicuro, voglio che tu stia bene.

Dovrei andare in camera da letto e affrontare quella piccola tigre che è mia moglie, ma non posso farlo. Ho paura che, qualunque cosa le dicessi, potrei fare male, potrei causare in lei uno shock oppure rabbia, irritazione. Ma soprattutto temo che potrei non rispondere di me: il pensiero di picchiarla selvaggiamente si è riaffacciato nella mia mente e non riesco a trovare altro rimedio che tenermi lontano da lei. Passeggio convulsamente per il salone della suite, sono furente, percorro a grandi passi lo spazio dal tavolo al divano, passandomi le mani tra i capelli. Non so come calmarmi, forse qualcosa di alcolico potrebbe rilassarmi, mi accosto al bar e mi verso un po' di brandy. Lo mando giù tutto in una volta. Me ne verso dell'altro, raggiungo il divano e mi ci abbandono di peso. Emetto un respiro profondo, mi sembra di non avere più respirato da quando ho cominciato a discutere con Ana. Lei vuole rivedere quel Rodriguez... io ho rispetto per lui: è intelligente, un fotografo di talento, so che è una brava persona, ma come posso fidarmi? Lui è innamorato di Ana, della MIA Ana... e lei è così confusa in questo periodo a causa del buio che avvolge la sua memoria...

Ammettilo, Grey, la verità è che hai paura che lei non torni mai più ad amarti, che cominci a guardarsi intorno e provi interesse per qualcun altro!

La mia voce interiore non ha torto: ho paura che mi lasci, d'altro canto non mi ha ancora detto che mi ama. Ci sono momenti che sembra che stia per dirlo, ma non lo fa, quando sono io a dichiararle il mio amore senza limiti, lei cerca un qualunque modo per distrarmi, mi accarezza, mi bacia con tenerezza. È sempre stata una maestra del diversivo.

Ma non mi ha ancora detto che mi ama.

Dio! Non posso continuare a rimuginare... divento pazzo. Mi alzo, mi accosto alla porta d'ingresso della suite con l'intenzione di scendere a fare una passeggiata all'aria aperta, forse mi calmerà... ma ci ripenso perché non posso lasciare da sola mia moglie, potrebbe aver bisogno di qualcosa o sentirsi male... Dio, non voglio neanche pensarci. Torno a prendere il bicchiere e sorseggio un altro po' di quel liquore... mi calma un po'.

Devo andare da lei!

Arrivo davanti alla porta della camera da letto, afferro la maniglia, ma mi blocco. Cosa potrei dirle o fare quando sarò con lei? Se fosse ancora sveglia, come reagirebbe alla mia presenza? Torno a misurare il soggiorno con larghi passi nervosi, ma meno nervosi di prima. Infine decido di mettermi al computer per controllare le mail e distrarmi da tutto questo per alcuni minuti. Dopo aver letto le mail inviate da Andrea e da Ros e dopo aver risposto ad una di esse, mi sento più rilassato. Voglio andare a vedere se Ana sta bene. Entro nella camera buia, una striscia di luce arriva dal corridoio e mi permette di vedere: mia moglie sta dormendo e, come sempre, vederla così mi trasmette un senso di pace, un calore che mi avvolge il petto e per un attimo mi dimentico della paura di perderla: la mia bellissima Ana è qui, è con me, mi lascio prendere dall'illusione che non se ne andrà mai e che mi amerà di nuovo come prima. Il mio fantasticare si interrompe quando mi accorgo che si sta agitando, scuote leggermente il capo, poi cambia posizione e rimane con le spalle scoperte. Preoccupato che si raffreddi, vado a mettere a posto la trapunta. Non riesco a trattenermi dal deviare un ciuffo di capelli che le ricadono sul viso. Le accarezzo una guancia, le poso un bacio su una tempia e lei increspa la fronte. 

Merda, si sta svegliando!

Allontano di colpo la mia mano, poi la sento farfugliare qualche frase confusa: «Mmh, Christian... non mi piace litigare con te... è così bello quando ci baciamo...»

Amore mio, io detesto litigare con te. Io passerei ogni attimo della mia vita a baciarti, a fare l'amore con te, o anche solo a tenerti tra le braccia. Ti amo così tanto. Ho tanto bisogno di te. Ma la paura di perderti mi fa diventare matto, attanaglia le mie viscere, impedendomi di respirare.

Cinquanta sfumature di un'amnesiaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt