Eating Disorder

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'Fin da piccola ho sempre avuto problemi con il cibo.
A differenza di quello che molti pensano i problemi con il cibo possono essere tanti e spesso sono del tutto diversi dal rifiuto di esso.
Il mio problema era l'eccessivitá; cominciavo mangiando sano, magari un insalata, ma poi dopo soli pochi minuti dal pasto avevo ancora fame. Si comincia con una ciambella, poi le patatine, biscotti, un panino e vai avanti fino a scoppiare.
Non mangi perché hai fame, ma perché ti annoi o per chissà quale altro motivo.
Questa purtroppo é una di quelle cose che puoi capire solo se ci sei dentro, finché non le provi sulla tua pelle non portai mai assaporarne l'amarezza.
Questo problema col passare del tempo mi aveva portata ad essere in sovrappeso e per questo venivo derisa.
Persino i miei parenti avevano cominciato ad insultarmi, persino la mia nonna più giovane ovvero la persona con la mentalità più chiusa al mondo si era messa a rinfacciarmi tutto.
Le persone erano brave solo a sottolineare i miei errori e a farsene beffa senza però insegnarmi come migliorare.
Ho sviluppato un insicurezza tale che mi ha portata a vivere praticamente in camera mia uscendo solo per andare a scuola e a non fidarmi di nessuno.
Gli unici amici che avevo erano quelli nel club di pallavolo.
Li mi sentivo al sicuro e non appena ne ho avuto l'occasione una volta alle superiori passavo tutto il giorno in palestra per scappare dalla mia famiglia ormai diventata solo un gruppo di bulli per me.' scrissi su'n foglio di carta lasciando qualche lacrima per poi imbustarlo e sotterrarlo sotto il ciliegio della scuola.
"Neko Chan andiamo?" Mi richiamó dolcemente il mio ragazzo dal cancello che probabilmente era rimasto ad aspettarmi per tutto il tempo.
"Si" risposi correndogli incontro per poi afferrargli la mano.
Cominciammo a camminare sotto il tramonto e ci scaldavamo a vicenda stando vicini.
"Che stavi facendo?" Chiese riferendosi alla lettera.
"Ho provato a sfogarmi scrivendo ciò che avevo da dire." Disis guardando in basso.
Ormai eravamo arrivati al parchetto vicino alla scuola e ci eravamo seduti nella zona abbandonata dietro dei rovi.
"Ti senti meglio?" Chiese.
"A dire il vero no"
"Parlane con me" Rispose spegnendo il suo telefono con cui giocherellava fino ad ora e guardandomi dritto negli occhi.
Raccontai a lui praticamente tutto ciò che era scritto nella lettera aggiungendo qualche dettaglio.
Non ebbi il coraggio di guardarlo per tutto il tempo.
Senza dire nulla mi abbracciò forte, sempre di più premendo la mia faccia contro il suo petto.
Piansi silenziosa.
Fortunatamente mi aveva capito e non si era messo a dire le solite stronzate come facevano tutti.
Mi baciò la fronte e non sapendo cosa fare si mise a coccolarmi senza fiatare.
"Vuoi venire da me stasera?" Domandò quando finii di piangere.
Girai su con il naso annuendo e ci alzammo per poi incamminarci.
Questa volta teneva un braccio dietro la mia schiena e mi teneva molto più vicinaa lui facendomi sentire protetta.
Non stavamo andando a casa sua però.
"Kenma...dove andiamo?" Chiesi gaurdando la via dove abitava che ormai avevamo sorpassato.
"Oggi devo andare a visitare la mia nonna. Non é un problema vero?" Disse per poi guardarmi.
Avevo gli occhi sgranati, mi aveva fatto venire un mente la mia.
Accorgendosi di ciò mi strinse più forte a lui.
"Tranquilla, ti adorerá. Sei la prima ragazza che gli porto" disse arrossendo.
Annuii di nuovo e proseguimmo.
Arrivammo ad una casetta modesta con una vasca piena di carpe al suo esterno.
Entrammo ed appena entrai venni accolsa da quattro gatti che subito ci fecero le fusa e miagolarono.
Erano tutti di colore diverso e quello che aveva attirato di più la mia attenzione era un micetto marrone con gli occhietti verdi, mi assomigliava.
Si era attaccato alle mie calze e si stava cercando di arrampicare.
Gli accarezzai la testolina.
Tolsimo le scarpe ed il ragazzo mi passò un paio di ciabatte verde scuro.
"Nonna! Sono a casa!" Urlò poi.
Mi fece cenno di venire ed arrivammo nel salotto dove vi era una vecchina che accarezzava un altro gatto arancione.
"Kenma...sei tu caro?" Chiese girandosi.
"Si nonna" rispose.
La signora appena mi intravide sbatté qualche volta le palpebre e mise gli occhiali che pendevano dai figli legati dietro al suo collo.
"Tesoro, chi é questa signorina?" Chiese sedendosi al tavolino appoggiando un vassoietto di dolci.
Ci sedemmo.
"É la mia fidanzata."
La signora sorrise raggiante guardandomi.
"Sei proprio bella cara, vieni qui accanto a me." Disse gentilmente.
Mi toccò i capelli e poi mi scrutò da capo a piedi per poi spostare lo sguardo su Kenma che guardava la scena speranzoso.
"Sei stato fortunato a trovare una ragazza come lei" disse.
Quella donna mi faceva sciogliere il cuore, non avevo mai ricevuto così tanti complimenti, ne avevo bisogno.
Mangiammo i dolcetti che erano davvero deliziosi e ci avviammo in camera dove vi era ancora il gattino marrone.
Il biondo mi fece accomodare sul letto mentre prendeva dei vestiti da mettere.
Il micetto mi salì sulle gambe facendo le fusa provocandomi un sorriso.
"Vedo che piaci molto a Mochi" disse mentre mi dava i vestiti.
"E così si chiama Mochi" dissi guardando il gattino ridacchiando.
Decidemmo di cambiarci in camera e cominciò lui visto che non volevo spostare subito il gattino.
Più guardavo Kenma più mi piaceva; era veramente bello, forse una bellezza non per tutti ma a me piaceva davvero.
Amavo i suoi capelli a caschetto ed anche il suo fisico.
Nonostante fosse un ragazzo aveva la vita leggermente stretta e dei bei fianchi, non era muscoloso ma nemmeno troppo secco grazie alla pallavolo.
"Wow" sussurrai involontariamente fissando il suo busto.
Arrossì leggermente tirando giù veloce la maglia.
Si sedette sul letto e questa volta era lui a guardarmi nonostante mi mettesse non poco a disagio.
Una volta in intimo mi girai per non farmi vedere. La vergogna in quel momento era l'unico sentimenti che provavo.
"Girati" ordinò.
Titubante feci dome richiesto tenendo le braccia sul mio stavo per non farlo vedere.
Aggrottò le sopracciglia e mise il classico broncio che mi faceva sciogliere dalla tenerezza.
Si alzò mettendosi davanti a me abbassando la testa per potermi guardare vista la differenza si statura.
Prese delicatamente le mie braccia spostandole mettendo una mano sul mio fianco e una passava sulla mia pancia.
"Sei stupenda" disse con un tono più basso del solito senza staccare gli occhi dai miei.
Mi diede un bacio sulla guancia e mi lasciò vestire.
Ci coricammo nel letto e diversamente dal solito anzi che appoggiarsi al mio petto accomodò la testa sul mio stomaco abbracciando le mie cosce.
Mi fece arrossire.
Era stato capace di farmi sentire speciale.

Haikyuu || Kenma Kozume x Reader ONESHOTSWhere stories live. Discover now