Panic Attack

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Era un semplice pomeriggio come altri, gli allenamenti erano stati duri, ma finalmente ero a casa a non fare nulla come al solito nel mio letto.
Dopo una lunga giornata diventava la cosa pitcomoda del mondo a differenza di quando dovevo andare a dormire che era impossibile trovare euna posizione decente.
Giocavo a Minecraft spensierata sulla mia Nintendo switch, ero nel bel mezzo del saccheggio di un villaggio quando sentii il campanello suonare insistentemente.
Chi diamine era a quest'ora?
"Calma, arrivo!"
Urlai mentre mettevo in pausa il gioco e scendevo le scale.
Aprii la porta ed appena vidi le condizioni della persona che avevo davanti presi un colpo.
"Kenma?!" Sussultai prendendolo tra le braccia.
Aveva i capelli completamente in disordine, respirava pesantemente, tremava come una foglia e a malapena si reggeva in piedi.
Mi affrettai a farlo sedere sul divano e mi sedetti accanto a lui.
Avevo capito subito che aveva un attacco di panico, purtroppo posso dire di averlo provato sulla mia pelle.
Lo feci appoggiare bene allo schienale mantenendolo in una posizione eretta mentre con una mano gli accarezzavo la schiena e con l'altra gli tenevo la sua tremante.
"Shh, Ken, respira insieme a me.
Inspira...
Espira...
Inspira...
Espira...
Inspira...
Espira..."
Continuammo finché non migliorò appena e lo abbracciai.
Non si era calmato del tutto, respirava ancora male.
Provai un altra cosa che con me funzionava sempre.
"...cosa hai mangiato oggi a pranzo?"
Mi gaurdò un po' confuso e prese fiato per poi rispondermi.
"Del tamago con il riso"
"Wow, io invece avevo del pollo. A volte vorrei avere una macchina di lusso con degli chef che mi portano il pranzo!"
"Anche io..."
Stava cominciando a funzionare ed i respiri erano sempre meno pesanti.
"Oggi al club sei stato fantastico. Potresti alzarmi qualche palla ogni tanto. Ti andrebbe?"
"Perché no"
Continuai a parlargli cercando di non urtare per sbaglio argomenti che lo avrebbero fatto agitare di nuovo, anche se non sapendo cosa gli fosse successo non era semplice come impresa.
"Andiamo a scuola insieme domani?"
"Ok-" si bloccò.
"Che hai?"
"È passato.."
Sorrisi e gli accarezzai la testa.
Finalmente ci ero riuscita.
"Come-"
"Ti ho distratto. Facendoti pensare ad altro ti ho fatto concentrare di più sugli argomenti che trattavamo al posto di ciò che stavi passando."
Spiegai. Era una cosa che poteva fare anche da solo ma ci sarei sempre stata se ne avesse avuto bisogno.
Dai suoi occhi uscì qualche lacrima e mi abbracciò molto forte.
"Grazie" mormorò mentre mi stringeva.
Ricambiai.
"Ti va di giocare a qualcosa?"
Egli si limitò ad annuire e corsi in camera a prendere la switch; la collegai velocemente al televisore ed aggiunsi un giocatore al mio mondo.
Gli diedi qualche strumento e cominciammo a divertirci.
Giocare con Kenma era diverso che giocare con chiunque altro, non solo era  rilassante, ma allo stesso tempo faceva venire le farfalle. Sentire la sua risata quando facevo delle battute oppure vederlo concentrato mentre uccideva dei mob era una cosa divina.
Costruimmo una casa ed addomesticamento pure un gatto tricolore che chiamai ovviamente Nekozume, come tutti i gatti tricolore che vedevo.
Craftammo una casa accogliente e convinsi il biondo a mettere i letti attaccati, non so che problema avesse considerando che stiamo insieme.
Decidemmo di mettere in pausa il gioco e mangiarci qualcosa.
"Kenmya" lo richiamai mentre prendevo del succo.
"Mh?"
"Ti va di parlare di prima...?"
Lo vidi leggermente incupito ed anche imbarazzato, era diventato rosso e guardava il tavolo.
"Se non vuo-" non ebbi il tempo di finire che cominciò a parlare.
"I miei genitori." Ci rimasi male. Erano delle persone così deliziose.
Posai il thè verde che stavo cucinando sul tavolo cominciando a versarlo nelle tazze per poi svitare il tappo della bottiglietta di succo.
Anche lui si fermò per mangiare un boccone del suo mochi, un dolce che in casa mia non poteva mancare.
"Abbiamo avuto un litigio e-"
"-hanno cominciato a rinfacciarti per le tue brutte abitudini spesso pigre." Terminai per lui.
"Si" sussurró.
"Vedi, anche i miei lo fanno, di continuo. Spesso fa male perché tendono ad esagerare e soprattutto ad ingigantire le cose, ma non devi dargli peso." Diedi un grande morso alla mia merendina ed incontrai il suo sguardo.
Lo capivo. Non lo biasimavo.
Può sembrare un motivo stupido per sentirsi male, ma ognuno ha un modo diverso di reagire e soprattutto era risaputo che lui non sopporta quando gli si urla contro con determinati toni.
Finito il nostro pasto tornammo in salotto e continuammo a divertirci mentre eravamo accoccolati l'uno all'altro.
"Ken"
"...?"
"Sarò sempre qui per te, come tu lo sei per me."

Haikyuu || Kenma Kozume x Reader ONESHOTSWhere stories live. Discover now