Number One

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Esistono persone che nella vita ricevono davvero troppe delusioni che non meritano. Queste persone fanno schifo persino in ciò in cui eccellono; troveranno sempre qualcuno di migliore o più fortunato di loro che li batterà. Io sono una di queste.
Da che ho memoria, c'é sempre stato qualcuno che veniva preferito a me.
L'unica persona che mi ha sempre amata per com'ero sen è andata e mi sono resa conto troppo tardi del bene che mi voleva.
Ero stanca di soffrire e del fatto che la mia vita fosse fatta nella sua interezza da delusioni pure.
Non mi aspettavo di vivere un mondo di confetti e unicorni, ma nemmeno fare una vita dove le uniche emozioni che riuscivo a provare erano la rabbia, la tristezza e il pentimento.
Anche nella mia carriera sportiva mi era sempre andata male e anche lì ero la numero due. Non ci credereste se  dicessi che in tre anni, per quanto io fossi brava, alla fine mi ritrovai ad essere meno apprezzata rispetto ad altre più simpatiche di me.
Iscrittami al liceo Nekoma mi aspettavo qualcosa in più. Non era possibile che anche lì le cose mi sarebbero andate di merda...e per la prima volta nella mia vita, ebbi ragione ed il mio ottimismo divenne realtà.
Lì in pochi mesi mi avevano messa fra i titolari, ad alternanza con Yaku.
L'allenatore sembrava adorarmi e la squadra era così accogliente che per me era come una seconda famiglia.
Ma soprattutto, avevo trovato finalmente un altra persona che mi amava con tutto il suo cuore.

"Kenmyaaa!" Lo richiamai mentre entravo nella sua classe che a quell'ora era ormai vuota.
Quando toccava a lui fare le pulizie era una tragedia; non riusciva a fare un passo senza lamentarsi di quanto la sua vita facesse schifo e alla fine ci metteva sempre una o due ore in più degli altri.
Me ne accorsi e così decisi che, un po' per passare del tempo in più con lui e un po' anche per non doverlo aspettare fino a tardi lo avrei aiutato.
Era lì seduto sulla pila di banchi che erano stati radunati infondo alla classe che fissava il vuoto.
Chiusi la porta dietro di me e lo raggiunsi.
"Non voglio sapere da quanto tempo sei qui incantato...ma penso che forse sarebbe meglio se ci sbrigassimo."
Dissi appoggiando le mani sulle sue cosce per attirare la sua attenzione su di me.
Finalmente sembrava essersi risvegliato.
Nonapppena mi staccai si stiracchiò e con un movimento veloce scese dal banco su cui stava seduto.
Avevo già inumidito due stracci e gliene passai uno e subito cominciammo a pulire a lucido il pavimento.
Fare le pulizie non mi piaceva, soprattutto perché nello stesso giorno in cui le aveva Kenma toccava anche a me pulire la mia classe e quindi avrei fatto il doppio turno. Ma almeno così avrei avuto qualche distrazione in più dai brutti pensieri che ogni tanto giravano per la mia testa.
In soli trenta minuti finimmo e la stanza era splendente.
Passai la mano sulla mia fronte bollente a causa del sole che picchiava nell'aula.
Venire a scuola a giugno era l'inferno.
Io e il biondo stavamo lì, semplicemente in silenzio, ognuno dei due con lo sguardo impegnato su altro.
"Portò giù il secchio. Andiamo insieme così poi andiamo direttamente a casa?" Spezzò quel momento la voce calma del ragazzo che, senza che me ne fossi accorta, mi stava guardando da almeno cinque minuti.
Non stavamo insieme, purtroppo, ma avrei così tanto voluto poterlo baciare e raccontargli quanto mi faceva stare bene in realtà.
Era stato il primo amico che mi ero fatta in quella scuola ed era cominciato tutto con delle semplici ripetizioni di lingua Giapponese; poi con il club e adesso il mio sentimento stava diventando più forte grazie a questi momenti passati assieme.
Finalmente annuì e ci recammo assieme di sotto per poi incamminarci verso la stazione.
Stavamo passando accanto al fiume, l'atmosfera era tranquilla e l'aria sapeva di sapone.
Gli odori che ci sono in alcuni momenti me li ricordo a memoria, anche a distanza di anni.
Il sole tramontava e donava al cielo un colorito rosa-rosso incredibile.
Come amavo quel posto.
In sottofondo c'era solo la musichetta della sua console ed io non sapevo davvero cosa dire.
Volevo tanto poterlo considerare più di un amico, ma non capivo mai cosa pensava e quindi provare ad interpretare le sue azioni era pressoché impossibile. Soprattutto perché si comportava più o meno allo stesso modo con tutti quelli che conosceva.

Ci avvicinavamo sempre di più alla stazione ed una volta raggiunta non ci sarebbe voluto molto per arrivare alle nostre case.
Dovevo sbrigarmi, altrimenti avrei perso la mia occasione.
Allungai il passo e tremolante mi piazzai innanzi a lui.
Mise in pausa il gioco ed alzò lo sguardo per poi guardare me.
Quando non era gobbo e stava ben diritto la differenza di altezza fra noi due si notava ancora di più.
"Che c'è?" Domandò evitando come al solito il contatto visivo.
Non ero del tutto convinta.
"Tu..uh..no. Cioè, sì. No aspetta-"
Mi guardava con un espressione divertita e scioccata allo stesso tempo.
"Io, oh, SI. Dicevo che.." mi guardai attorno "Quella pigna è molto..carina!"
Inclinò la testa di lato e rimase impalato a guardarmi.
"Graziosa.." mormorai.
Facevo la gradassa ma la verità era che ero la classica ragazza che accanto a quello che le piaceva impazziva e si dimenticava totalmente di come si formulassero le frasi.
"Mi sembrava di averti insegnato come si dice 'ti amo'."
Sobbalzai non aspettandomi che avesse capito il messaggio in quella confusione.
Non mi aspettavo che ricambiasse, anzi, a dire il vero sarebbe stato ancora più strano se lo avesse effettivamente fatto.
Insomma, non rispettavo nemmeno un canone del tipo di ragazza che solitamente piace ai giapponesi. A dire il vero ero proprio l'opposto.
Il mio stomaco brontolò; perché sempre nei momenti più sbagliati?!
Tirò fuori il telefono dalla tasca e digitò qualcosa velocemente. Senza dire nulla e nemmeno staccare il volto da lì mi prese la mano e cominciò a tirarmi dalla parte opposta in cui si trovava la stazione della metro.
In pochi minuti ci ritrovammo davanti ad un cat cafè, uno che sapeva volevo tanto provare in quanto io adoravo i gattini.
Entrammo e ci sedemmo al tavolo, questa volta anzi che uno accanto all'altro eravamo uno di fronte all'altro.
Entrambi in silenzio e con lo sguardo al trove cominciammo a bere i nostri drink.
Odiavo quando le persone non rispondevano in modo chiaro e diretto alle mie domande; mi mettevano ansia.
Era un sì, un no, una friend zone, mi stava scaricando?
"Aishiteru." Disse ad un tratto.
Sospirò e si stravaccó sullo schienale del divanetto.
"Non so cosa trovi di speciale in me; sono un ragazzo introverso, secco e ossessionato dai videogiochi. Sei la prima che si interessa a me e non so come si tratta una femmina; sei davvero disposta a sopportarmi nonostante ciò?" Chiese.
Arrivò un gatto bianco dagli occhi verdissimi ed il pelo lungo e morbido che si sedette sulle mie cosce.
"Beh, io si. E tu invece, sei davvero disposto a sopportare una ragazza troppo pesante per gli standard giapponesi, con la stanchezza cronica, lunatica e che non sa come si tratta un maschio?" Risposi con un tono di divertimento.
Eravamo così simili, così tanto che se non fosse per qualche piccolo dettaglio che ci differenziava si potrebbe tranquillamente dire che eravamo l'uno la versione del sesso opposto dell'altro.
Ridacchiò e finalmente i nostri sguardi si incontrarono.
"Beh, direi che siamo pari...fidanzata."
"Oh, puoi dirlo forte...fidanzato."
Ridemmo di nuovo assieme; in quel momento avevo già capito che nonostante tutto, mi avrebbe resa la ragazza più felice del mondo e ai suoi occhi, io sarei sempre stata la numero uno.

Haikyuu || Kenma Kozume x Reader ONESHOTSWhere stories live. Discover now