My Baby

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Kenma era sempre stato fantastico, anche da giovane si era sempre dimostrato un compagno responsabile e sincero, ma da quando ero rimasta incinta del nostro primo figlio era diventato ancora più perfetto.
Era sempre a mia disposizione, pronto ad aiutarmi per qualsiasi cosa e nonostante il lavoro cercava comunque di assistermi.
Ero al termine del nono mese e per questo motivo ero rimasta a casa da lavoro, nonostante ciò però non riuscivo a stare ferma, avevo bisogno di fare qualcosa per intrattenermi.
Continuavo a studiare, giocare a qualche videogioco e a fare le faccende di casa.
Stavo finendo di pulire il bancone della cucina quando sentì la porta dello studio di Kenma aprirsi.
"Ma insomma quante volte te lo devo dire che ti devi riposare?" Disse rassegnato. Tutti i giorni da quando ero a casa doveva ripetermelo, e nonostante continuassi a scusarmi e fossi ben consapevole che era questione di giorni prima che mi si rompessero le acque continuavo a fare di testa mia.
"Mi dispiace." Dissi per la milionesima volta.
Sospirò e mi raggiunse, mi prese per i fianchi e mi abbracciò delicatamente.
"Dai vai a letto.." sussurró al mio orecchio. Gli diedi un bacio e feci come richiesto dirigendomi goffamente verso la stanza. Fortunatamente abitavamo in un appartamento senza le scale.
Mi buttai a pancia in su sul morbido materasso e guardai il pancione malinconica.
Avevo paura, molta paura.
L'ultima visita non era andata molto bene e ci avevano detto che il nostro piccolo era a rischio.
Poco tempo dopo sentì dei passi raggiungere la stanza ed il bruno si sedette accanto a me.
Mi prese la mano.
"Sei preoccupata?" Chiese guardandomi negli occhi.
Annuì e strinsi la presa sul suo palmo.
Non sapeva cosa dire per consolarmi e rimase in silenzio; come biasimarlo: anche lui era rimasto segnato.
Mi scavalcò e si sdraiò accanto a me appoggiando la testa sulla mia pancia.
Lo faceva ogni sera, adorava parlargli.
"Ehi..piccolo, non vedo l'ora che tu nasca." Mormorò per poi lasciare un bacio sul posto e tornare nella posizione di prima.
Accennai un piccolo sorriso intenerita e passai una mano tra i suoi capelli che al momento erano sciolti.
Gli occhi cominciarono a farsi pesanti e nonostante i miei sforzi per mantenerli aperti cedetti e mi addormentai.
Mi svegliai qualche ora dopo, non mi venne in mente di guardare la sveglia perché al momento c'era un altra cosa che aveva catturato la mia attenzione.
Il lenzuolo così come i pantaloni del mio pigiama erano completamente fradici e sentivo delle fitte lancinanti alla pancia.
Cominciai a respirare molto forte e a sbuffare e tra un affanno e l'altro chiamai il mio ragazzo che stava probabilmente montando un video.
Arrivò di corsa ed appena mi vide sbiancò. Era diventato di un colore cadaverico ma non rimase un secondo con le mani in mano.
Si precipitò verso di me e mi aiutò ad alzarmi.
Velocemente e senza nemmeno chiudere a chiave la porta mi caricó in macchina.
Avevo gli occhi sgranati e tenevo le mani sullo stomaco.
"Kenma.." chiamai mentre respiravo molto forte.
"Shh, tranquilla adesso andiamo in ospedale." Rispose con un tono abbastanza calmo anche se in realtà era più sventato di me.
Arrivammo finalmente in pronto soccorso e venni accolta da delle infermiere che mi portarono subito in sala per controllarmi.
Arrivò la ginecologa che misurò la dilatazione e controllò come stesse il bimbo.
Mentre ascoltava aveva un espressione che conoscevo fin troppo bene.
La guardavo in silenzio ansiosa.
"Non c'é battito." Disse l'ostetrica lì accanto.
"No.." la mia voce si spezzò e stavo cominciando a piangere.
Dovetti partorirlo comunque, diedi alla luce un bambino morto e nonostante tutti gli sforzi dei medici che avevo attorno per trovare anche solo un piccolo segno di vita fu tutto inutile.
L'ostetrica aveva ragione quando durante l'ultima visita aveva detto che non avrebbe avuto molte possibilità di salvarsi.
Lasciarono il piccolo corpicino del piccolo nella culla accanto al letto della mia stanza.
Mi rifiutavo di vederlo perché se lo avessi fatto avrei sofferto ancora di più.
Lanciavo di tanto in tanto un occhiata verso il lettino azzurro pastello per poi tornare con lo sguardo perso nel vuoto.
Le lacrime continuavano a scendere silenziose e non mi curai nemmeno di asciugarle.
Sentì la porta della stanza aprirsi lentamente.
Il ragazzo entrò a passo lento con un espressione che non raffigurava altro che tristezza. Aveva anche lui gli occhi arrossati e gonfi, occhiaie anche se leggere ed i capelli non proprio in ordine.
Si sedette sulla sedia accanto a me e mi prese la mano delicatamente.
Sembrava stesse per dire qualcosa ma dalla sua bocca non usciva nulla perché era sconvolto almeno quanto me.
Perdere un figlio, il primo figlio poi, non é una cosa da tutti i giorni e nemmeno facile da superare.
Eravamo giovani, non avevamo nemmeno venticinque anni, semplicemente così emozionati di poter finalmente mettere su famiglia dopo anni di fidanzamento.
"É colpa mia?" Chiesi con voce tremante per poi lasciar scappare un singhiozzo.
Mi guardò e mi prese la guancia avvicinando il mio volto al suo.
"Neanche per sogno." Mi lasciò un lento bacio a stampo.
Cercava di mantenere compostezza per non peggiorare la situazione, voleva confortarmi e fare il maschio alpha intoccabile quando era chiaro che in quel momento voleva solo mettersi a piangere finché non sarebbe stato costretto a smettere per il troppo mal di testa.
Si sposto dalla sedia sul letto sedendosi al mio fianco e mi abbracciò.
"Tra qualche anno ci riproveremo e andrà bene, ok?" Provò a rassicurarmi.
Non ero sicura di volerlo rifare.
Vero, in quel momento non ero nella posizione di dire cosa avrei fatto in futuro perché troppo scioccata, ma anche se un giorno avessi deciso di provarci ancora non sarebbe stato facile.

Haikyuu || Kenma Kozume x Reader ONESHOTSWhere stories live. Discover now