Who's the Dom here? 🔞

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Spesso io e Kenma ci sentivamo prendere in giro dai nostri compagni di squadra, i quali facevano battutine sporche e si chiedevano chi stesse sopra a letto visto che entrambi sembravano molto tranquilli e neutri.
La verità era che le posizioni non erano né decise né forzate, l'atto cominciava e proseguiva ad istinto, non c'erano schemi precisi. Statisticamente potremmo dire che io tra i due ero la più sottomessa.
Ci eravamo messi tutti in cerchio nella camera di Yamamoto.
Quello lì aveva una casa che faceva paura dalla sua grandezza;
Poche stanze ma molto grandi.
Giocavamo a sette minuti in paradiso, e il sorteggio era fatto anzi che tramite una bottiglia, tramite una specie di conta per fare prima.
Chissà come mai uscimmo proprio noi due...
Stavamo per andare nella camera degli ospiti che era separata dalla stanza in cui eravamo precendentemente da un sottile muro di carton gesso.
Ci alzammo e il gruppo di ragazzi mormorò qualcosa che non riuscì a sentire, ma sembrava che invece il biondo avesse capito benissimo e li guardò male.
Entrai per prima e accesi la luce.
"Che hanno detto?"  Chiesi sedendomi sul materasso.
"Lascia stare;" rispose secco seguendomi.
"..dovremmo stare al loro gioco o stare qui e non fare nulla?" Gli domandai.
Da una parte volevo che smettessero di fare commenti e permettergli di assistere sarebbe stato un buon inizio; ma d'altra parte non dovevamo dimostrare nulla a loro.
Rimase in silenzio per un po'e poi fece un mezzo sorriso.
"Penso che sarà divertente vedere le loro facce quando torneremo di là.."
Mormorò.
Mi catapultai su di lui e lo bloccai con il mio peso sul letto per poi cominciare a limonarlo.
Rimase sorpreso; pensava che mi avrebbe dominata come al solito ma la verità era che volevo fare passare lui per sottomesso.
Si, le loro facce sarebbero state divertenti ma...lo sarebbero ancora di più se gli facessimo credere che ero io a stare sopra.
Speravo che Kenma non se la sarebbe presa più di tanto. Conoscendolo dopo questa umiliazione me l'avrebbe fatta pagare e non con poco.
Sotto di me non sentivo ancora nulla, ma sapevo già dove andare a parare per farlo indurire.
Scesi e pian piano cominciai a baciargli e leccargli il collo come se non ci fosse un domani.
Misi una mano nei suoi pantaloncini rossi e presi a strofinare i suoi boxer che man mano si facevano più stretti attorno al suo membro in erezione.
Lo presi con la forza e lo feci girare a pancia in giu guardarlo per qualche secondo.
"Non erano questi i pia-" disse per poi emettere un acuto gemito.
Gli avevo preso con forza il sedere e avevo allargato per bene le sue chiappe morbide.
Sputai sul suo urifizio e lasciò un sospiro tremante nascondendo la faccia nel cuscino.
Non importava quanto lo volesse nascondere, io conoscevo perfettamente ogni suo punto debole; sapevo cosa gli piaceva, cosa non gli piaceva e persino dove toccare per farlo morire dal piacere.
Cominciai infilando un dito.
Accarezzai il suo fianco con la mano libera e guardai soddisfatta le sue cosce sottili tremare.
Le volte in cui mi lasciava essere top erano poche, ma di qualità.
"Oh tesoro...non abbiamo nemmeno cominciato e già tremi?"
Lo derisi.
"Stai zitta." Disse in un sussurro nel cuscino.
Sorrisi intenerita e dopo aver aggiunto un altro dito cominciai a fargli un lento ditalin*.
Gemeva in modo lento ma così rumoroso che sarebbe stato impossibile che da quel muro di carton gesso, gli altri non fossero in grado di sentirlo.
Piegai le dita cercando di raggiungere la prostata e con l'altra mano palpavo il morbido sedere del ragazzo.
Si vergognava di non essere muscoloso ed imponente come gli altri, ma aveva comunque un fisico da paura nonostante fosse così minuto.
Chiamò il mio nome tra un gemito e l'altro con un tono così soave da farmi sciogliere.
Per ogni suo gemito, specialmente quelli più lunghi e ricchi di piacere, potevo sentire perfettamente l'appiccicume scendere e inumidire i miei genitali che già da prima erano fradici.
Tolsi le dita e guardai il suo buco dilatato richiuderli lentamente.
Avvicinai la faccia e diedi una lunga leccata partendo dallo scrot* fino all'an*.
Cominciai a fotterl* con la lingua e a divorarlo come se non ci fosse un domani, attenta ad ogni sua piccola reazione e godendomi i forti versi che uscivano dalla sua bocca.
Mi veniva da ridere al solo pensiero delle reazioni dei ragazzi dall'altra parte di quel muro.
Non vedevo l'ora di tornare di la e sentire che avrebbero detto.
Troppo persa tra i miei pensieri non mi ero nemmeno accorta che Kenma si stava avvicinando all'orgasm* e con dei gemiti più acuti e forti rilasciò il suo seme sotto di lui.
Mi staccai soddisfatta e con il dorso della mano mi ripulì la bocca.
Si alzò a sua volta affannato rivelando le coperte, come parte del suo ventre ricoperte dal suo sperm*.
Mi guardò con aria stanca mentre io innocentemente pensavo che adesso saremmo potuti tornare di là.
Ciò che non sapevo, ma che sospettavo, era che lui non avrebbe rinunciato al suo orgoglio così facilmente.
Non avrebbe mai e poi mai ammesso che queste cose gli piacevano, né tanto meno che sapeva farsi sottomettere.
"Dove credi di andare? Quello era solo l'aperitivo." Disse abbassando il tono della voce.
Mi buttò di buono sul letto e pancia in su e strappò letteralmente via i miei pantaloncini.
"Non permetterò che una mia kohai mi metta in imbarazzo davanti ai miei amici." Continuò.
Mi diede uno schiaffo sulla vulv* che mi fece sussultare.
"Non lo so; meglio se ti sfondo davanti o se ti faccio impazzire da dietro?"
Si chiese ridacchiando.
Il ragazzo calmo ed innocente scompariva del tutto a letto. Diventava un mostro, soprattutto se aveva bisogno di sfogarsi o di affermarsi, come in questo caso.
Velocemente prese un preservativo la cui scatolina era già pronta suo comodino. Era scontato che io e lui non fossimo finiti lì proprio nello stesso momento per caso.
Fece lentamente strusciare il gland* lungo la mia apertura lasciandone entrare solo pochi millimetri per poi tirarlo fuori.
"Credo proprio che farò entrambe le cose; dopotutto, se sei così dominante come volevi far credere non avrai problemi a fermarmi." Disse nel mio orecchio per poi entrare con un colpo secco. L'ondata di piacere non si fece attendere, il fatto che la sua lunghezza calda poteva toccare senza alcuna difficoltà la mia cervic* mi eccitava ancora di più.
Mise due dita nei piccoli spazi che separavano le grandi ali dal clitorid* e le avvicinò lentamente.
"A quanto pare non sono l'unico ad essere di marmo qui." Mormorò soddisfatto.
Ci sputò sopra e le portò entrambe sul cappuccetto arrossato per poi tracciare veloci cerchi in senso orario.
Sembrava non avesse la mini a intenzione di muoversi, ma continuava a masturbarm* alla velocità della luce.
Il senso di pienezza combinato con il movimento delle sue dita mi stava provocando un piacere così intenso che sarei potuta venire in quello stesso momento.
Avevo bisogno di più, però. Volevo sentirlo scorrere tra le mie pareti, trapanare il collo del mio utero e sentirgli dire quanto amava essere dentro di me.
Tra un gemito e l'altro richiamai il suo nome ma mi ignorò completamente.
Riprovai di nuovo ad attirare la sua attenzione ma il suo sguardo non si mosse dalla mia intimità.
Disperata agganciai i piedi al materasso e provai a muovermi da sola.
Finalmente mi guardò con due occhi pieni di lussuria.
Dopo qualche istante di contatto visivo si attivó e mi diede un altro forte schiaffo sul clitorid*.
Gemetti, anzi urlai al contatto e feci per chiudere le gambe ma le bloccò.
"Chi ti ha dato il permesso di muoverti?" Domandò acido.
"Ken-"
Me ne diede un altro ancora più forte.
"Non é così che mi chiamo a letto."
Deglutì ed affondai le dita nelle coperte.
"Perché non fai sentire agli altri quanto é bello il mio nome huh?"
Si tirò velocemente fuori lasciando all'interno solo il gland* e successivamente diede una veloce spinta.
"Senpai!"
Urlai in un gemito.
La gerarchia in generale non gli piaceva, soprattutto in ambito sportivo, ma quando c'era di mezzo il sess* allora beh, non gli faceva poi così dispiacere sentirsi superiore.
Mise con forza le mani nella curvatura della mia vita e si aggrappò saldamente.
Senza interrompere in contatto visivo imitò in successione la spinta precendente e si morse violentemente il labbro inferiore per trattenere i gemiti.
Respirava forte, ma a coprire i suoi lamenti c'erano i miei almeno due volte più forti.
Aumentò gradualmente la velocità fino a farmi impazzire. Non sapevo più cosa guardare e la mia abilità di parola era svanita. Non ricordavo nemmeno una parola in giapponese e a dire il vero nemmeno in italiano.
"Kenma, iku...!" Continuavo a ripetere sentendo l'orgasm* che si avvicinava.
Cominciai a tremare ed inarcai la schiena.
Era una sensazione nuova, strana. Mi sentivo come se dovessi fare pipì.
Panicante, non sapendo cosa stesse succedendo urlai di nuovo il suo nome; non feci in tempo a finire la parola che una fontana di liquido trasparente uscì dalla mia uretr*.
Alzai la testa e reggendomi sui gomiti guardai scioccata il macello che avevo fatto.
Tutte le coperte erano fradice ed anche il ventre di Kenma non era da meno.
Cosa diamine era successo?
Quella non era urina, sembrava acqua.
Lui non sembrava per nulla sorpreso, anzi, aveva un aria soddisfatta.
Sorrise intenerito e si avvicinò a me per poi piantarmi un leggero bacio sulla fronte.
"Cosa-..." dissi ancora scioccata.
"Non dirmi che non sai cosa vuol dire squirtare?" Disse divertito tirandosi fuori.
Non era venuto, il preservativo era vuoto.
Scossi la testa imbarazzata.
Si alzò e andò a buttare il condom usato.  Prese i suoi vestiti e cominciò a rivestirsi.
Troppo esausta per fare qualsiasi cosa buttai la testa all'indietro e chiusi gli occhi respirando affannosamente.
Sentì le sue morbide dita sulla mia pelle, le quali accompagnavano il tessuto delle mie mutandine e successivamente quello die miei pantaloncini. Mi sistemò anche la maglietta e mi prese in braccio.
Non avevo mai capito come fosse possibile il fatto che non riusciva a sollevare nemmeno i pesi da dieci chili e poi però era perfettamente di prendere in braccio me, che pensavo almeno cinque chili in più di lui.
Allacciai le gambe attorno al suo busto e nascosi il volto nell'incavo del suo collo.
Uscì dalla stanza e tornammo dagli altri.
Non intendevo alzare lo sguardo e decisi di fare finta di dormire.
Si complimentarono tutti con lui, come se avesse appena completato la più impossibile delle missioni intergalattiche.
Si risedette e cominciò ad accarezzarmi la schiena.
"Spero che tu abbia delle lenzuola di ricambio, Tora." Mormorò Kuroo tornando dal bagno.
Era passato davanti alla stanza e aveva visto il pandemonio che avevamo lasciato.
Egli alzò un sopracciglio e si precipitò nell'altra stanza.
Lo sentimmo urlare disperato.
"E questo come lo spiego a mia madre?!?!?!?!" Piagnucolò dall'altra parte del muro facendoci ridere.

-un minuto di silenzio per il povero Yamamoto, che dovrà passare tutto il resto della notte a lavare le coperte-

Haikyuu || Kenma Kozume x Reader ONESHOTSWhere stories live. Discover now