chapter 85

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Urlai.
Un forte bruciore mi invase il braccio e Urlai a pieni polmoni puntando lo sguardo su quel punto dove c'era inciso fra la pelle un numero civico e una via.

Cazzo, cleo.

Gli occhi di Tobias indugiarono sulla mia espressione spaventata facendomi alzare dal suo letto dove avevo dormito nuovamente.
mi voltai verso di lui.

«Brutto sogno?»mi chiese

Annuii senza saper cosa rispondere
«Che cos'hai sognato?»

Scuoto la testa.
«niente di importante»

Si avvicinó avvolgendo le sue braccia intorno al mio collo chiudendomi in un abbraccio.

«Noi siamo a posto, sai?» mi rassicuró.
« lo e te. Okay?nient altro è a posto ma noi sì »

Il suo sussurro mi solleticó la guancia.

Mi allontanai solo per  premere la bocca sulla sua, perché   baciarlo mi avrebbe distratto da tutto quanto.

Lui rispose al bacio,La sua mano scese dal mio collo per sfiorare il fianco, seguì la curva della vita e  scivolò sulla  gamba nuda, facendomi rabbrividire.
La  mano scivoló sotto l'orlo della maglietta.

Non lo fermai,  un debole sospiro mi sfuggì dalla gola.
Lui, però, non lo sentì o non ci fece caso, poiché fece pressione  sulla schiena per attirarmi più vicino nonostante i pochi centimetri di distanza che ci separavano
Mi bació la gola e io mi aggrappai alla sua spalla,  Con la mano raggiunse il mio collo e mi accarezzò la nuca  e i nostri baci nel mentre si fecero disperati.

Ci allontanammo quando la porta si aprì rivelando la figura di Peter.

«dobbiamo andare a fare colazione, piccioncini» lo disse con astio, quasi aggressivo.

Lasciai perdere e lo seguimmo fino alla cupola.

Nella loro smania di risolvere i conflitti, pare che i Pacifici  dimenticando che immischiarsi negli affari altrui creava ancora più conflitti.

«Se continuiamo a stare qui ancora un po', finirò per prendere a pugni qualcuno... e non sarà un bello spettacolo»sussurrai al mio ragazzo.

le porte della mensa si aprirono,  un gruppo di Abneganti attirò la mia attenzione, indossavano abiti da Pacifici come nel mio caso, nonostante ciò era evidente a quale fazione appartenevano in realtà.

Mi avvicinai al bancone dove alcuni iniziati svolgevano ancora le loro mansioni.

«La felicità ti accompagni» disse uno di loro mettendo nel mio vassoio  una porzione di purè di patate.

«non sopporterò a lungo il loro comportamento tutto pace e smancerie» disse tris

«sono fatti così,cerca di adattarti.» sussurrò quattro.

«ei, dobbiamo stare insieme visto che siamo tutti dei fuggitivi» s'intromise Peter.

«cosa?» interferì Caleb stando al gioco del ragazzo.

«Non l'avete detto a Caleb? Vabbé, lo dico io.
jeanine sta dicendo che l'attacco è stato organizzato dai divergenti e dai loro simpatizzanti.»

«vogliono dare a noi la colpa di tutto?»

Dopo aver preso il cibo, cercammo un tavolo e ci sedemmo.

«Patate a colazione?»

«è l'unica cosa mangiabile che fanno» risposi alla domanda di tris.

«Jeanine voleva un preteso per imporre la legge marziale.
rimanere qui è la cosa migliore, dobbiamo scoprire dove sono gli altri intrepidi e potremmo agire.»quattro riprese il discorso.

«dobbiamo uccidere jeanine» confessai

«è la cosa giusta da fare» concordó tris.

«cosi fai uccidere anche il tuo fratellino tris? Non ti basta portare sulla coscienza i tuoi genitori?» Peter provocò la rigida.

Cercai di non ascoltare il loro litigio, ma quel ragazzo era così irritante.

Osservai Beatrice, era sul punto di tirargli un pugno.

Arrivó sul suo zigomo, ma non fu il suo.
Ma il mio.
Prima che lei potesse agire, mi avventai sul ragazzo per sfogare la mia rabbia repressa e per provare finalmente qualcosa.

«lascialo!» urlò qualcuno ma la voce risultò ovattata.

Ero concentrata sul suo volto che in poco tempo si innondó di sangue.

«sta ferma!»
«calmati nemesi!»due grandi braccia mi avvvolsero la vita e scalciai in tutti i modi per liberarmi e raggiungere Peter.

«calmati, ho detto di calmarti» era Tobias.

«E lasciami, dannazione!»  gli diedi una gomitata

«nel mio ufficio, tutti quanti!»urlò johanna venendoci incontro e sapendo la strada a memoria,lo raggiunsi da sola.

Quando vidi Peter con un fazzoletto pieno di sangue dissi
«sei proprio una femminuccia»

«non vi avevo detto che per restare qui, era proibita la violenza?» iniziò il suo rimprovero il capo dei pacifici.

Feci per parlare ma Tobias mi precedette

«posso garantirti che non succederà più una cosa del genere »

«non potete stare piu con noi, la vostra presenza ci destabilizza.»

«la verità che la nostra presenza non sarebbe durata a lungo, visto che siete così impauriti» dissi guardandola.

«proprio Non ci capisci.»

«voi volete restarne fuori, facendo patti con lei, ma un giorno lei verrà
E vi porterà via il potere che credete di avere»

Quattro mi guardò in cagnesco e sovrastó la mia voce zittendimi

« abbiamo bisogno un po' più di tempo, devo scoprire dove sono gli altri»

«e che farete?attaccherete gli eruditi? Non sarò complice della violenza,non di un massacro.
Sono una pacifica»

«nessuno te lo chiede, johanna dacci solo qualche altro giorno»

La donna mi guardó mentre il mio ragazzo parlava per tutti quanti, compreso melek che ci aveva raggiunto quando è scoppiata la rissa.

«una sola»

«una sola cosa?» risposi con tono acerbo.

«Vi do un ultima possibilità.
essere un Pacifico vuol dire perdonare gli altri e sé stessi.
Nemesi, Tu sei ferita e in questo ti sono vicina»

«Non sono mai stata una pacifica, non mi avete mai voluto. »

Un forte rumore catturó la nostra attenzione e quattro vide dalla finestra qualcosa.

«auto degli eruditi, sono qui.»

«restate qui e fate silenzio.
Cerco di risolvere io »

Lo sguardo di Tobias si spostò velocemente su di me con l'espressione 'aiutami, non so che fare'

Mi alzai velocemente dalla sedia e iniziai a pensare.

E adesso?

" dobbiamo andarcene subito"

Sentimmo dei passi al piano di sotto , la voce di eric ci rese delle statuitine di ghiaccio.

«che nessuno si muova »sussurrai andando verso la finestra.
«usciremo da qui»

Melek stava per avere un attacco d'ansia.
«andrà tutto bene, verrai con me melek.
Ti proteggerò io»

«ognuno per le proprie strade, da adesso in poi?» domandó quattro a Peter, non era benvenuto nei nostri.

«si, per le proprie strade»e si allontanó facendo lo sbaglio più grande della storia.

«Eric, sono qui su! Stanno scappando dalla finestra!»

Ed erano cazzi.

Narcissus.Where stories live. Discover now