Chapter 100

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Pov Tobias.

QUALCHE ORA PRIMA...

«buongiorno» sussurrai abbracciando nemesi ma l'unica cosa che toccai era il materasso vuoto.

No, non poteva essere.

Si era consegnata.

Mi alzai mandando tutto all'aria e indossai le prime scarpe che le mie mani presero dal pavimento
Mi armai e scesi giù in cucina, mia madre era seduta su una sedia  e sorseggiava qualcosa da una tazza.
Solo quando la sua voce nominò il mio nome, mi voltai verso di lei.

«che stai facendo?»

«è andata via»
Via per sempre.
«nemesi si è consegnata a jeanine»

«cosa? Quando?»

«sicuramente questa notte»
E continuai a camminare

«aspetta!»
«Tobias, il nostro popolo ti considera un capo, non puoi abbandonarlo proprio ora»

«è di nemesi che si tratta.»  e la mia direzione fu il quartier generale degli eruditi.

'Perché mi hai fatto questo?
Perché mi continui a mentire?
So che non ti fidi di me, dovresti farlo.
Mi avevi promesso tantissime cose, ti avevo detto che avrei trovato un modo per sistemare le cose.. Ma non mi hai aspettato, perché?
Perché non hai pensato a me?
Pensi davvero che senza te riuscirei a vivere? Come farei?
Non ho lasciato gli intrepidi per te, perché sentivo il bisogno di proteggerti, di prendermi cura di te.
Ricordo quando ti ho vista per la prima volta e non intendo quando saltasti giù finendo nella rete... Ma
A quella volta sul treno, dove tu eri seduta su un tronco spezzato e avevi tutti i tuoi folti capelli rossi appiccicati sul viso.. Eri in bilico fra la morte e la sopravvivenza.
Sono contento che tu abbia scelto la terza opzione.. Quella di tentare con la vita vera.
Non ricordo precisamente  o addirittura bravamo il desiderio di baciarti già dall'inizio quando ti diedi i miei libri.
Mi piace ogni lato di te, ogni tua curva soprattutto quella del tuo sorriso.
Ma ancora non mi spiego perché mi hai fatto del male così, non pensando a come sarei stato al tuo abbandono.
Non bene, come avresti potuto immaginare.
Ti sono sempre stato affianco, giorno dopo giorno e non ho mai tradito la tua fiducia.
Ma nonostante commetti errori nei miei confronti, il modo in cui ti amo non è cambiato e non cambierebbe in nessuna situazione.
Perché ti amo per quel che sei, senza compromessi e spietata a raggiungere ciò che desideri.
Ma anche dolce e premurosa.
Ti amo nemesi, nonostante tutto ciò che accada.
Ti starò sempre vicino'

Arrivai al quartiere e sapevo che non avrei mai raggiunto nemesi.
Ma la speranza era l'ultima a morire.

Avvanzai tenendo la guardia alta con il fucile stretto al petto.
Ma innumerose guardie mi circondarono.

Non potevo fare nulla, mi avevano in pugno e sapevo che avrei dovuto progettare un piano.

Mi portarono nei piani più alti dell'edificio, mi chiusero in una cella e non sapevo cosa fare..
Come muovermi, due guardie erano ai lati della pronta che mi teneva rinchiuso ed ero consapevole che scappare era impossibile.

Ma pensa tobias.. Pensa, una soluzione dovrebbe pur esserci no?
Doveva esserci.

**
Passarono ore, le guardie erano sempre lì e notai Peter avvicinarsi seguito da qualcuno.

Che traditore.

«quattro!»

Al suono della sua voce scattai in piedi, la vidi.
I suoi capelli rossi li ricadevano sulle spalle in modo disordinato, Indossava gli stessi vestiti che Indossava quando era andata via.
Un pantalone aderente ai suoi glutei e una mia maglia molto larga che le ricopriva gran parte delle cosce.

Il suo viso era visibilmente stanco, le sue occhiaie erano ben marchiate e sembrava mal nutrita da giorni...

Da quanto tempo non mangiava? Non la tenevo sotto controllo abbastanza.
Dovevo insistere con la sua nutrizione.

Ma confronto ai primi giorni dell'allenamento fra iniziati, aveva preso peso ed ero molto fiero di lei.

Nonostante le complicazioni.

«nemesi! Fatemi uscire di qui, voglio vederla! Fatemi uscire, bastardi!» cercai di sfondare la porta con dei pugni ma era tutto inutile.

Peter la fece portare via mentre ripeteva il mio nome..
Dove la portarono?
La domanda mi frulló nella mente mentre pensai al peggio assoluto.

Mi stava venendo un attacco d'ira, ero preoccupato e nervoso allo stesso tempo.

Nessuno si doveva azzardare a toccarla con un dito, a farle del male.
Neanche una ciocca di capelli dovevano toccare.

Diamine, che situazione.

***

Altre ore, era sera.

Questo lo potevo accertare dalla finestra che avevo su una parete.

«ehi quattro, vieni a vedere!»  la voce acuta di Peter di fece spazio.

Si fermò dinanzi alla cella  con un lettino.

Un lettino ospedaliero.

Nemesi era con lui poche ore prima..
No..

Sbloccarono la cella e la raggiunsi.

Non avevo il coraggio di alzare il telo, mi aspettavo la cosa peggiore.
Era difficile  pensarlo, figuriamoci illuderlo.

Una ciocca di capelli usciva dal lettino, era rossa..
Quante ragazze rosse erano prigioniere di Jeanine?

Quante rosse conoscevano Peter?

Poche, se non una.
L'unica rossa di Chicago.

«jeanine oggi è molto premurosa, voleva che tu la vedessi» disse ma la sua voce arrivò ovattata quando la sua mano afferrò un lembo di un lenzuolo.

Attese dei secondi prima di scoprire il volto, ma quando lo fece il mio cuore perse dei battiti.

«nemesi..»  se avevo paura di perderla pochi instanti prima..

Non riuscivo a respirare, a fare un passo, ero fermo davanti al lettino mentre i miei occhi erano fissi sul viso della mia ragazza.

«dubito che ti senta, è morta» smise una risata nervosa Peter.

Morta..
Come si sentiva lei a causa della morte della sua migliore amica?

Perché io mi sentivo vuoto, volevo soltanto scappare e rifugiarmi per scoppiare in un pianto liberatorio.

La mia ragazza era morta e io non avevo fatto nulla per salvarla.

«non mi dire che ti metterai a piangere come una ragazzina, forza quattro.
Ne troverai molte di ragazze, anche molto più formose di lei»

«a me bastava lei» sussurrai più a me stesso che a lui.

Perché era effettivamente la verità.

A me bastava nemesi.
Avrei dovuto dirle una marea di cose ancora.
Portarla nei miei posti preferiti, girare il mondo con lei.

Ma rimaneva tutto nella mia testa..

Era morta.









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