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Quando tornai a casa trovai mia madre seduta sulla sedia affiancata al tavolo della cucina. Si alzò di scatto e mi abbracciò forte, per poi staccarsi rimanendo con le mani sulle mie spalle, ridendo per la leggera differenza di altezza di qualche centimetro. Mi ritenni fortunato che il livido l'avevo ben coperto con correttore e fondotinta, quindi anche senza sciarpa non si notava più di tanto.

<< Amore mio! Come sei stato in questi giorni? Hai mangiato? Com,e è andata a scuola? >> Disse tutto di fila e il mio sguardo continuava a essere abbastanza confuso con un sopracciglio alzato.

<< Mamma sei stata in viaggio di lavoro per tre giorni e sembra che non ci vediamo da anni! >> Ridacchiai leggermente a tutte quelle domande tirare come una frusta.

<< Hai mangiato a mensa o ti devo cucinare qualcosa? >> Mi chiese con dolcezza.

<< No mamma ho mangiato a mensa grazie, vado in stanza. >> La ringraziai con un sorriso, felice che abbia riempito quella casa con un po' di affetto e amore. Adesso sì che si stava meglio, finalmente il silenzio angosciante che ci era stato era colmo da lei che continuava a guardare i video di facebook ad alto volume o i suoi film alla tv.

Appena salii i gradini a due a due come ero abituato fin da piccolo, entrai nella mia stanza lanciando lo zaino a terra e dopodiché buttarmi sopra al letto a peso morto di pancia, ficcando la testa nel cuscino e stringendo forte.
Avevo decisamente voglia di musica, quindi andai verso il mio zaino prendendo le cuffie dalla tasca, e andando a prendere nella mia scrivania il mio quaderno dove scrivevo i testi delle mie canzoni, ma aperto il primo cassetto, in cui doveva essere, non c'era, iniziando a spalancare qualsiasi cassetto impanicato, trovando nell'ultimo, sia il quaderno dei testi, sia un'altra cosa che non vedevo da veramente anni interi.
L'album delle foto di quando ero piccolo.
Lo presi con delicatezza quasi come se potessi farmi male, ed era la verità, anche se non era una qualsiasi arma, quell'album poteva distruggermi come nulla, frantumandomi in mille pezzi.
Lo adagiai sul letto, ed io con lui, attivando la mia playlist.
Feci un respiro e con non so quale coraggio iniziai a sfogliarlo, soffermandomi su ogni singola foto. Resistetti solo fino alla 2 pagina.

La prima era il mio 7 compleanno, lo notai dalla candelina con scritto il seguente numero, c'ero io davanti alla torta rappresentante dei lego, senza un minimo accenno di sorriso, e accanto a me c'era mia madre. Lei era bella come al solito, un sorriso radioso le prendeva il viso, mentre io sembravo non stare nemmeno in quel mondo.
Nella foto non c'era traccia di mio padre, dove stava in quel momento? Ricordo che non ci fu proprio per tutto il compleanno.

Nella seconda invece, era rappresentato un bambino all'ora felice, sulla
neve, risaliva circa a quando avevo circa 5 anni, e ricordavo molto bene quel giorno; mia madre ed io decidemmo di prendete gli scii per iniziare, mentre mio padre prese lo snowboard.
Imparai subito, e nel giro di 2/3 piste, riuscii già ad andare da solo, mentre mia madre dopo 2 ore ancora aveva bisogno del sostegno di suo marito, mentre io ridevo. Quella foto la fecimo prima di andarcene, e fu mia madre a farla.

Infine quella che mi piaceva di più era una foto di quando avevo circa 3 anni, era estate, e c'era raffigurato mio padre che dormiva sul divano a petto nudo, e io sdraiato sopra di lui, la testa sul suo petto e il biberon ancora in bocca.
Era un mio vizio, mi addormentavo sempre con il biberon pieno di latte in bocca.

Senza accorgermene lacrime amare coprirono il mio viso, e ricordi comparvero.
Non riuscivo a mettere in pace i sentimenti che provavo con mio padre. Non lo vedevo da fin tropli anni e non capivo se mi mancava o no.
I miei genitori si separarono quando io avevo circa 8 anni, sopportavo ogni giorno le loro grida che facevano eco in stanza, mentre io stavo a piangere nel loro letto matrimoniale pensando alla sensazione di felicità che mi governava quando facevo qualche incubo e mamma e papà mi abbracciavano, stavo sotto le coperte mentre mi coprivo le orecchie, cercando di far passare quell'inferno.
È da lì che ho iniziato ad ascoltare musica per calmarmi, ed era meglio di uno psicologo.
Dopo ogni litigio mio padre finiva a dormire sul divano, e mamma veniva a controllare come stavo. Già a quel tempo facevo finta di star bene e di non aver sentito nulla, dando le spalle a mamma quando si metteva sul lettone matrimoniale. E lei non sapeva nulla di tutte le volte che durante le notti mi alzavo di scatto spaventato che loro potessero farsi del male o continuare a litigare. Ero abituato che quando le discussioni si facevano più accese, prendevo il mio tablet e mettevodella musica da youtube ad altissimo volume, fin quando le loro urla sparivano e rimanevamo solo io e lei, la musica.
Dopo nemmeno 2 mesi io e mia mamma ci trasferimmo in un'altra città, a circa 15 minuti dalla vecchia.
Vedevo mio padre una volta al mese, e quelle volte le passavo da incubo. Una sera di quando avevo circa 10 anni, andai da mio padre, poichè il fine settimana dovevo stare da lui, e appena varcata la soglia, la casa emanava un odore tremendo di alcool.
Avanzai verso il soggiorno, trovandolo steso dormiente da ubriaco sul divano, con la tv ancora accessa su qualche programma con donne nude, ed io feci la prima cosa che mi venne in mente. Scappai.

Come un perdente.

Iniziai a prendere vie a caso, e per fortuna in circa 2h riuscii a ritrovare casa mia, poichè la casa non stava più lontana di 20 min.
Quando entrai a casa mamma mi guardò stranita e preccupata, e io senza nemmeno darle uno sguardo corsi pere scale quasi cadendo dallo shock del momento, correndo in stanza chiusa a chiave e per mettermi sotto le coperte tirate fino alla fronte, lo sguardo fisso contro al soffito con gli occhi spalancati, ricoperti di lacrime secche, e le mani strette contro le orecchie.
Troppe cose per un bambino di malapena 10 anni.

trust me -minsungWhere stories live. Discover now