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Quando mi fece quella domanda sussultai, iniziando a far tremare il ginocchio, e con lui tutto il mio corpo, lui probabilmente notandolo strette la presa sul mio fianco. Gli stavo dando fastidio?

Si.

<< Devi parlarmene Jisungie, se no come faccio ad aiutarti? >>
Aiuto? Che aiuto? Io non ho bisogno di aiuto.

<< Nulla è una stronzata, non serve che la sappia. >> Di scatto chiuse le cosce, facendomi mettere praticamente a cavalcioni su di lui, e il mio imbarazzo si emanava in quella stanza.

<< Fidati di me, lo so che non me lo merito, ma non ho mai avuto cattive intenzioni. >> Esitai ancora, mentre mi torturavo il labbro tanto da farmelo sanguinare, e lui con una calma strabordante mi ci passò il pollice sopra.
Quel fottuto contatto...

Non ti permetterò di diventare frocio.

Potevo dirglielo, tanto lui purtroppo già sapeva, me li aveva disinfettati in infermeria, e quel gesto mi sembrò così intimo, ma nonostante ciò tentennai.

Quando notai il suo sguardo fisso sul mio farsi intenso cedetti totalmente, e con un gesto infatile indicai il mio braccio sinistro, per poi coprirmi subito il volto con le mani, pensando a quella foto rappresentante tutti i miei segreti che si celavano.

In mezzo secondo mi ritrovai con lui in piedi, che camminava nervosamente avanti e dietro circondandomi, e io sul letto, seduto, dopo essermi tolto i palmi dal viso, più confuso che mai.
Si stava comodi sopra di lui.
Ad un tratto si fermò, puntando lo sguardo nel mio, ed il suo emanava potenza, sicurezza e tensione, ma nello tempo lo sguardo di un ragazzo che felicità non ne ha mai provata più di tanto, introverso, che ama proteggere le persone ma che infondo è un tenerone.

<< Quando cazzo ti ha fatto sta foto? >> Chiese fissandomi dritto negli occhi, e io non seppi se rispondergli o no, e insicuro distolsi lo sguardo, evitandolo.

D'un tratto sentii la sua presenza sovrastarmi, e lo capii solo quando due dita si posarono sul mio mento, facendomi rivolgere lo sguardo verso di lui, che se ne stava davanti a me, leggermente piegato per arrivare alla mia altezza da seduto, a pochi centimetri di distanza dal mio volto.

Mi sentii indifeso, fragile e fin troppo esposto.

<< Fidati di me, anche solo per un'istante, per favore. >> Provò a convincermi, e con quegli occhi stellati non ne potetti fare a meno.

<< L'altro giorno in bagno, prima che venissi tu... comunque graz- >>

<< Non provare nemmeno a finire, non puoi ringraziare uno stronzo come me che ti ha fatto soffrire fin dall'inizio.
Adesso devo proprio fare una telefonata... >> Disse vago allontanandosi da me, ma una mia paura si diliatò nel corpo.

<< Non stai per chiamare Daeshim, vero? >> Fermo davanti alla porta, con la decisione di andarsene, lo fece voltare verso di me, e quando mi rivolse un sorrisino malefico, pieno di maliziosità, mi vennero i brividi, e capii subito che era quella la sua intenzione.

Scattai in piedi, ostacolando i capogiri, e fermandosi davanti alla sua alta figura, guardandolo dal basso con una faccia che provavo a tenere seria e decisa, ma quando sentii una risata sommessa pensai a quanto potetti risultate infantile.

<< Sembri uno scoiattolo arrabbiato! >> Disse in mezzo alle risate, e cambaiai subito la mia faccia in una sorpresa, quando memorizzai ogni singola particella di quella risata che mi stava intrappolando e dilatiando il cuore, facendolo battere di felicità dopo fin troppo tempo che era stato fedele al suo ritmo base, se non un po' più basso. Potevo farci un audio e metterla come sveglia?

Cosa cazzo ti sta succedendo?

Non lo so, non mi riconosco più.
Ma io mi sono mai riconosciuto prima d'ora?

Quel pensiero mi mise a disagio, e probabilemte lui lo notò, smettendo subito di ridere e guardandomi leggermente confuso.

<< Andiamo a mangiare qualcosina? Anche poco poco. >> Mi chiese con il musone da persona che voleva essere ascoltata, e io lo fissai rimbambito, pensando subito a cosa avrei dovuto fare per bruciare quelle calorie, e subito mi venne in mente un'idea, nonchè la classica.

Non aspettò nemmeno la mia risposta, prendendomi per un polso e trascinandomi in quei corridoi enormi, portandomi fino alla cucina, e solo una volta arrivati mi mollò là, a fissarlo mentre si metteva molto sensualmente il grembiulino rappresentante dei micioni tutti colorati.
No, in realtà se lo stava mettendo normalmente, se non goffamente, ma quel gesto mi sembrò così fottutamente sexy.

<< Allora aiutante, cosa vorresti mangiare? >> L'aria mi va bene.

<< Mi va bene anche solo una tisana. >> Mi guardò malamente dopo aver sentito la mia risposta, girandosi e continuando a lavare un tagliere.

<< Ok facciamo la pizza. >> Lo guardai scioccato, non me lo potevo permettere.

<< No Minho, seriamente no. >> Provai a convincerlo, indietreggiando fino ad appoggiare le natiche sulla penisola, quando si avvicinò pericolosamente a me, bloccandomi tra il suo corpo e il tavolo da lavoro.

<< Calma il tuo cuore, lo sento fino a qua. >> Parlò avvicinandosi ulteriolmente.

<< Non so di cosa tu stia parlando. >> Risposi vago evitando il suo sguardo.

<< Ah si eh? >> Poggió delicatamente una mano sul mio petto, sfiorando il mio capezzolo, per sentire il battito del mio cuore che probabilmente stava esplodendo, volendo sciogliermi sotto quel tocco.

Dopo un sorrisino perverso si staccò, tornando al suo posto, rivolgendomi un'ultima occhiata.

<< Che pizza sia! >> Oh no.

trust me -minsungWhere stories live. Discover now