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Arrivai in palestra dopo i miei compagni, entrando lentamente negli spoiatoi, sentendomi gli sguardi di tutti addosso.
Non ero solito fare palestra, ma dovevo recuperare quel fottuto 5 in pagella che mi aveva messo al primo quadrimeste.
Tutti si stavano cambiando là tranquillamente, non importandosene dei giudizi altrui, come se fossero totalmente al proprio agio, mentre io ero l'unico che si era messo già la tuta a casa.
Appoggiato alla porta come un deficente, il mio sguardo cadde più volte sui fisici maschili e sugli addominali perfetti che certi compagni avevano.
Magari io.
Provavo una gelosia assurda, loro erano semplicemente perfetti, un viso ben pronunciato e una mascella perfetta, un naso a patata o perfettamente dritto che gli faceva risplendere il volto, per non parlare dei loro corpi.
Io invece ero solo un'ammasso di carne inutile, ossa e pelle totalmente macchiata da cicatrici.
Mi sentivo solo sbagliato, uno scarto della società.

Quando un ragazzo notò stessi fissando le sue labbra succose, decisi che era momento di uscire da quello spogliatoio.
Si era decisamente il momento.
Cazzo Jisung a te piacciono le donne... sicuramente quelle labbra mi avevano ricordato quelle di una ragazza.

E io ci provavo ad autoconvincermi, ci provavo, ma la voce della mia coscenza mi ricordava che io non ero normale, non ero mai stato attratto da una ragazza, e questo non andava bene.
Magari non avevo solo trovato la ragazza giusta...

Sei sbagliato.

Io non ero sbagliato, sarà stato solo un'errore...

Dai Jisung, dovresti smetterla di mentire a te stesso e ammettere che sei frocio.

A me piacevano le donne.
Ne ero sicuro.
E con quel pensiero uscii dallo spogliatoio.

Primo giro di corsa; il tempo di partire che la testa aveva già cominciato a girarmi, e il corpo a chiedere pietà.
Secondo giro di corsa; continuavo a correre, come sempre stavo arrivando ultimo, ma iniziavo a sentire il mio corpo cedere, chiedendo una pausa.
Terzo giro di corsa; avevo bisogno di acqua. Stavo per svenire, me lo sentivo.

Mi fermai quasi cadendo a terra, decidendo di chiedere al prof se potevo andare a bere, ricevendo una risposta affermativa.
Entrai dalla porta del giardino, dirigendomi verso il bagno mentre mi tenevo con una mano appoggiata al muro, che stavo facendo strusciare a ogni passo, sperando potesse reggere il mio peso.
Avevo lasciato la bottiglia nello zaino che stava in classe, e sentivo le energie farsi sempre di meno.
Gli occhi avevano cominciato a chiudersi pian piano, segno che stavo iniziando a cedere.
Con mia grande fortuna riuscii a raggiungere il bagno, non facendo in tempo a chiudere la porta che cadei a terra su quel pavimento sporco, appoggiandomi una mano sul petto per provare a respirare meglio.
Vedevo il soffitto verde e blu, anche se dai miei ricordi doveva essere bianco, e tutto girava.
Avevo bisogno di quell'acqua. L'acqua di Minho.
Strisciando riuscii ad arrivare alla parete, riuscendo ad appoggiarmi a malapena con la schiena.
Sentii il suono della porta spalancarsi, ma non capii neppure se fosse quella del bagno, ma dall'ombra sfuocata davanti a me, presupposti di sì.
Qualcuno mi stava toccando una guancia, ne ero sicuro.

<< Jisung?! Jisung che stracazzo hai? >> Una persona mi stava chiamando, non capii chi, forse era solo un'illusione.

Mi aveva iniziato a versare dell'acqua nella mia bocca, e questo mi rassicurò parecchio.
Ingoiai con molta difficoltà, e l'individuo me ne versò altra, fandomene bere almeno un bicchiere.

Non era un'illusione, chi cazzo si stava prendendo cura di me.
Presi un minimo di lucidità dopo un bel po' di sorsi d'acqua che riuscii a bere dopo svariati minuti, sentendo la gola che si era rinfrescata un po'.
Provai ad aprire gli occhi, riuscendoci leggermente, trovandomi davanti un viso che avrei riconosciuto tra mille;
naso dritto, labbra carnose, i capelli spettinati e quegli occhi che erano la definizione di spazio.

<< Jisung per favore, stai meglio? >> Domandò preoccupato Minho, che sembrava sull'orlo di un'infarto.

Annuii debolmente, facendo per alzarmi in piedi.

<< Non ti azzardare ad alzarti, adesso ti faccio sedere sul rubinetto. >> E quella risposta non esigeva controproposte, non ne avrebbea accettate.

Mi prese in braccio da sotto le ascelle senza fatica, come se fossi un gattino, poggiandomi sul lavabo, accertandosi fossi stabile.
Aprii le mie gambe mettendosi in mezzo, con tutta la confidenza nel mondo, e almeno così eravamo della stessa altezza.

<< Mi hai fatto prendere un colpo, che cazzo è successo? >> Domandò controllando il mio viso per guardare se avessi qualche ferita.

<< Stavo facendo il terzo giro di corsa e ha iniziato a girarmi la testa. >> Spiegai dopo essermi ripreso leggermente.

<< Hai fatto colazione? E la cena di ieri? >> Domandò con sguardo furioso di chi sapeva già la risposta.

Spostai lo sguardo verso la parete accanto a noi, evitandolo totalmente.

<< Guardami mentre ti parlo Jisung. >> Ordinò, e quando dopo svariati secondi non spostai lo sguardo da solo, lo fece lui, puntando il pollice e l'indice sotto al mio mento spostando il mio viso a pochi centimentri da lui.

<< Rispondi. >> Imprecò.

E quando notai di essere in trappola, negai con la testa, abbassando lo sguardo in basso, guardando come il suo corpo stesse perfettamente in mezzo alle mie cosce.

<< Resta qua e non ti muovere, se ti alzi mi incazzo boia Jisung, e ti prometto che ti porto in braccio fino a casa mia e ti faccio mangiare due piatti di lasagna. >> Mi imporse, facendomi restare muto.

Uscii al volo dal bagno, tornando nemmeno un minuto dopo con un fazzoletto contente qualcosa.
Me la porse, e quando la aprii notai fosse una barretta energetica fatta di cereali.
Ma non una qualsiasi.
L'aveva fatta lui.
E l'aveva data a me.

<< No Minho, tu dopo cosa mangi? È tua e l'hai fatta tu, non posso accettare, poi sto bene, avevo solo bisogno di acqua! >> Pronunciai tutte quelle parole velocemente, e quando sentii le sue mani poggiandosi sulle mie cosce stringendole leggermente, e il suo sguardo serio puntato sul mio, mi pentii amaramente.

<< Mangia Jisung. >> Decretò con il fumo che quasi gli usciva dalle orecchie.

Mormorai un "ok", e con il suo sguardo fisso su di me, iniziai a dare piccoli morsetti sulla baretta, masticandola così tanto da farla diventare pappa, per poi ingoiare con molta fatica, sentendo il gusto di cioccolato espandersi nella mia bocca.
Quante calorie poteva avere?

<< Stai pensando troppo e lo vedo, elimina il demone nella tua mente e mangia, non ti farà nulla. >> Addolcì la voce e sembrò calmarsi leggermente quando feci un'altro morso, finendone quasi metà.

<< Basta Minho, non ho fame. >> Dissi richiudendo la barretta e spingendola sul suo petto, e lui se la riprese mettendosela in tasca.

<< E adesso ti porto a casa. >>

Ti porto? In che sens-

<< LEE MINHO, LASCIAMI IMMEDIATAMENTE! >> Urlai, e come risposta ricevetti solo una pacca sul sedere.

Sì, mi aveva appena schiaffeggiato una natica.

trust me -minsungWhere stories live. Discover now