26

957 72 18
                                    

Stavo continuando a provare a dimenarmi, ma nulla, continuava a tenermi stretto a sé dalla vita, bloccandomi una qualsiasi via di fuga che potesse portar a termine la mia missione, e poco dopo si aggiunsero le sue gambe che si aggrapparono a me come darmi speranza si vita, ormai stretto contro a quel corpo.

<< Stai fermo cazzo. >> E cazzo se risultava un ordine, lo era, sopratutto un suo ordine.
Quella fottuta voce.

Mi bloccai di scatto, tutti i nervi e muscoli si spensero, realizzando che una delle persone cause del mio terrore, mi stava bloccando tra le sue braccia.
Ebbi paura che potesse farmi del male, ma capii a breve che non lo avrebbe fatto, o almeno non in quel momento.
Stavo continuando a piangere irregolarmente, questa volta smettendo di dimenarmi, e lui stava là, ad abbracciarmi e a darmi calore, e in quel momento non seppi se ringraziarlo per avermi fermato o odiarlo per appunto la stessa situazione.
Ma non ci pensai, avevo solo bisogno di affetto.
Avevo bisogno di sfogarmi sulla spalla di qualcuno, e lui sembrò leggermi nella mente, con le mani ancora sulla vita mi tirò leggermente, girandomi verso il suo petto, posto dove mi nascosi con tutto il viso, seduti là a terra su quel pavimento sporco, io in mezzo alle sue gambe, lui che mi guardava e io che fissavo i suoi pantaloni e la sua felpa che stavano già essendo bagnati dalle mie lacrime amare bagnandolo, ma lui se ne fottè, anzi, portò una mano sul mio capo, togliendomi il cappuccio e portando la sua mano tra la mia chioma scura, massaggiandola con delicatezza, come se avesse in mano un pezzettino di vetro, mentre l'altra mano si aggrappò alla mia felpa sulla schiena, come se volesse protegermi da tutto e tutti.
Il mio attacco di panicò, però, non esitava a diminuire, stavo tremando e mi stava pure iniziando a mancare il respiro, e io per provare a rinchiudere di nuovo il dolore che mi stava dominando, misi le mie unghie sui tagli che poco prima erano stati esposti a tutta la scuola, centinaia di persone ormai sapevano il mio segreto, ero spacciato.
Grattavo, scavando in profondità, e lui di scatto mi bloccò le mani tenendole lontane tra di loro, e per un minimo attimo alzai lo sguardo su di lui, per notare i suoi occhi dare luce propria.
Amavo i suoi occhi...

Dio mio in che condizioni sei, ma non ti vergogni?

Rieccola a farmi visita, ogni ora, ogni secondo, ogni minuto.
Puoi provare a scacciarla, ma lei ritornerà sempre più forte di prima, con altre pretese e obbiettivi irrangiungibili.

Non puoi odiarmi, io ti sto migliorando.

Era vero, non potevo darle la colpa, stava facendo così tanto per me... stavo dimagrendo, era come una mamma, vanno date delle punizioni no? Le punizioni erano i tagli fatti con quelle fottute lamette ormai arrugginite ma che non avevo intenzione di cambiare, più arrugginite erano, meglio l'infezione sarebbe stata grande, e cazzo se mi tentava l'idea di morire con un'infezione. Ero pazzo, ormai controllato dal terrore che mi stava assalendo.

Riportai la mente nella realtà, e con lui che ancora mi teneva i polsi bloccati, mi sollevò come se fossi una piuma, prendendomi dalla schiena e da sotto le ginocchia, come una sposa.

Poverino che deve fare tutta sta palestra per portarti.

<< No Minho, fammi scendere. >> Provai a parlare con quel poco di voce che mi rimaneva ma lui pareva non ascoltarmi, e quando finì di scendere le scale ebbi un colpo di terrore. Tutti mi avrebbero visto in braccio a lui.

<< Minho per favore... >> Pareva più un sussulto, ma per l'ennesima volta non mi ascoltò, prendendo almeno l'uscita di emergenza per evitare sguardi di stronzi.

Mi poggiò sul sedile del passeggero, chiudendo la portiera, non prima di avermi dato una carezza sul capo ben accolta, per poi partire a massima velocità.
Mi feci piccolo piccolo in quel sedile. Ero terrorizzato.
Avevo paura potesse farmi del male.

E se gli altri erano a casa sua per preparare un festino su cui la base ero io nudo incatenato?
Il mio panico aumentò e cominciai a singiozzare più forte, e sembrò accorgersene, poichè mise una mano sul mio braccio provando ad accarezzarmi, ma i brividi mi invasero e io scattai di lato, schiacciandomi ancora di più alla portiera.

Mi diede un'occhiata preoccupata, ma aveva capito; in quel momento non doveva avvicinarsi.

Non mi accorsi nemmeno che eravamo ormai a casa, neanche quando spalancò la mia portiera, per ripotermi prendere in braccio, ma io mi spostai di nuovo.
Paura.
Terrore.
Questi sentimenti circolavano nella mia testa come tornado, e io ci ero bloccato dentro.

Probabilente voleva solo aiutarmi, ma io non avevo bisogno di aiuto. Ce la potevo fare.

Misi un passo fuori dall'auto, cercando sempre di mantenere la distanza, ma l'impresa fallì miseramente, quando un classico capogiro mi fece quasi cadere, se non fosse per le sue braccia che erano già pronte, riprendendomi in braccio con leggerezza, e mi vergognai. Eccome se mi vergognai.
Fingevo sempre di avere coraggio, ma in realtà ne avevo zero spaccato, ero solo un cagasotto senza difese, e facevo pure schifo a mascherare i sentimenti.
Mi arresi, lasciandomi andare contro il suo collo, e il mio naso sfiorava il punto sotto l'orecchio, e sentii Minho avere un brivido. Punto debole ragazzaccio?

Nel tragitto affondai nelle sue braccia che mi tenevano strette, nascondendomi dal mondo intero ma facendomi esporre da lui.
Si moriva di freddo, ma quello forse erano anche i brividi dalla paura, ma il suo calore mi tranquillizzava leggermente, provando a racchiudere un minimo i singhiozzi.
La sua premura quasi paterna mi rilassava, era come se riempisse tutte le crepe che si erano create dalla mancanza di un padre.

Stavo ormai chiudendo gli occhi, quando mi sentii togliere il calore, per poi essere appoggiato su un appoggio morbido, e d'istinto allungai le braccia, quasi come chiedere un abbraccio mai ricevuto, ma forse manco se ne accorse da quanto in fretta le riportai al loro posto, preso da voci che mi dicevano che risultavo infantile.

Minho era sparito dalla mia vista, ma riconossi benissimo i mobili moderni e ricchi, e la cosa mi rincuoró quando notai non ci fosse nessuno...

Solo io, Minho che stava da qualche parte e bast-

Saltai in aria dallo spavento appena preso di una figura aggiuntiva in quel divano...
Ma sto cazzo di gatto arancione, deve sempre spuntare nei momenti meno opportuni!?

trust me -minsungWhere stories live. Discover now