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Quando finimmo di fare shopping anche di varie cazzate, lasciammo le buste a casa -ancora impacchettate nei bustoni- precisamente sopra il letto, ritornando sulla Ducati rossa, partendo per una destinazione non definita, illuminati solo dai lampioni dalla luce gialla e dalla luna.

<< Cosa vogliamo fare? >> Chiesi quando ci fermammo davanti a un supermercato aperto 24h su 24, aiutandomi con una mano a farmi scendere e togliendomi il casco, incamminandoci dentro quella struttura, mano nella mano.

<< Prendiamo qualcosa a caso da mangiare e andiamo a cenare da qualche parte all'aperto. Ti piace questa idea? Niente pizzerie o ristoranti, niente persone, solo io e te. >> Spiegò iniziando a darsi un'occhiata in giro, facendomi sorrisere come lo scemo a quella proposta così semplice ma speciale, capendo non volesse portarmi in posti affollati per colpa della mia ansia.

Da un reparto dove si trovava pane, panzerotti e altro, prese una pizza fatta la mattina stessa, una di quelle che si usava di solito per gli aperitivi.
Girando un'altro po', dopo aver preso una bottiglia di coca cola zero, arrivammo allo scaffale delle patatine, dove fissai con sguardo perso le mie preferite, quelle che mangiavo a misure sproporzionate prima di entrare nell'anoressia.
Volevo solo poterle mangiarle senza sensi di colpa, senza che un demone me le toglieva di mano dicendomi che non potevo permettermele, che avevano troppe calorie e che sarei diventato grasso. Fottutamente grasso.

Le presi ditubante, girandomele tra le mani tremanti, dando un'occhiata ai valori nutrizionali, ma mentre cercavo di avvicinarmele al viso per poter leggere il numerino accanto alle kcal una mano me le strappò con rabbia, lanciandole nel carrello, sentendo un tocco stretto sul mio girovita, che mi confortò all'istante.

<< Oggi le calorie non esistono, prendi ciò che vuoi e senza fregartene. Oltima scelta comunque! >> Si avvicinò dandomi un bacio veloce sulle labbra secche, continuando a camminare con il carrellino davanti a me, facendomi ridacchiare, correndo verso di lui per stare al suo passo veloce.

Tornammo in moto dopo aver messo la busta non tanto piena dentro il baule, riprendendo velocità tra le strade ormai vuote, mentre io stavo abbracciato alla sua schiena, godendomi il venticello fresco che passava tra il tessuto della mia felpa, chiudendo gli occhi totalmente rilassato.

<< Dai Jisung, andiamo! >> Urlò felice prendendomi per mano, avendo nemmeno il tempo di poggiare il casco, mentre mi trascinava giù sulla riva del fiume Han, precisamente sotto l'albero in cui avevamo già avuto il nostro primo e vero bacio, momento che mi ricordavo alla perfezione e che aveva un posto nel mio cuoricino fragile.

Ci sedemmo con calma sulla tovaglia grigia portata da casa per il momento, uno davanti all'altro, chiacchierando del più e del meno mentre sistemavamo le cose portate, come un pic nic al buio.
Effettivamente si erano ormai fatte le otto e mezza, illuminati solo da un faro non troppo lontano da noi e dalla luna che risplendeva nella notte oscura, riflettendo sull'acqua calma che dava un soddisfacente rumorino in sottofondo.

Prese la pizza dividendola in due metà, per poi farla in altri due pezzi, porgendomene uno accompagnato da un fazzoletto.

<< Buon appetito! >> Esclamò prendendo la seconda fetta, ficcandosela in bocca con furia, probabilmente stava morendo di fame.

Dopo che vidi dare il primo morso l'addentai pure io, causandogli un sorrisino orgoglioso sul viso, che mi incoraggiò ad andare avanti, finendo l'intera pezza, il tutto sorseggiando la coca cola zero.

<< È buono? >> Mi chiese con occhi dolci, portandomi tra le sue braccia quando finii l'intera fetta, facendomi nascondere nell'incavo del collo, su cui posai un leggero bacio.

Annuii, mentre le sue mani cominciarono a coccolarmi sulla schiena, stretto stretto per non farmi prendere freddo, disegnando cerchi immaginari sulla vita.

<< Grazie Minho. >> Sussurrai con gli occhi chiusi, pensando ad alta voce.

<< Per cosa, piccolo? >> Mi chiese staccandomi dalla sua spalla, spostando lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, con due piccole fossette ai lati delle labbra.

<< Per tutto. >> Borbottai volendo ritornare a riposarmi sulla sua spalla, venendo però mantenuto davanti a lui come inciso a continuare. << Anche se all'inizio eri uno stronzo alla fine avevi i tuoi motivi, era diciamo un metodo di sfogo. Poi sei diventato come sei ora; ti sei subito preoccupato per me, ti sei preso cura, mi hai salvato dalla morte e adesso sto addirittura mangiando senza farmi troppi problemi, in più mi faccio vedere nudo, cosa che io non avrei mai fatto prima di aver conosciuto te. >> Parlai veloce con la testa bassa, imbarazzandomi per aver espresso qualche mio sentimento.

Una sua mano finì sotto il mio mento, ripuntandomi lo sguardo verso il suo, fin dall'inizio fisso nei miei occhi scuri.

<< Jisung, il mio comportamento iniziale non si può giustificare, avevo bisogno di sfogarmi e lo facevo su di te, ma ero solo un coglione. Solo dopo ho capito quanto noi due fossimo simili, entrambi con dei demoni che ci inseguono dal passato, riempiti di ferite che solo l'amore poteva curare. >> Disse accarezzandomi il girovota, mentre io lo guardavo con occhi lucidi e sognanti, pensando a quanto non me lo meritassi. << Poi sei arrivato tu, un piccolo ragazzo che assomiglia a uno scoiattolo che stava sempre da solo o accompagnato da quel pulcino spelacchiato che se la fa con il mio migliore amico, che mi sembrava avesse solo bisogno di tanto affetto, quindi decisi di avvicinarmi e proteggerti più che potevo, fallendo la metà delle volte. >> Si incolpò facendomi scendere il sorriso, tirandogli un leggero ceffone sul petto.

<< Invece mi hai protetto tutte le volte Minho, ti sei assicurato che non mi facessero male, di togliermi dalla folla quando mi straziarono e di curare ogni mia ferita addirittura baciandone quelle ormai cicatrizzare. >> Quasi lo rimproverai con un broncio dolce, tenendo il suo volto incastrato tra le mie mani paffute.

<< Come potevo difenderti se io ero il primo a farti male? >> Chiese con occhi pieni di sofferenza, con una piccola lacrima incastrata tra le sue ciglia.

<< Minho, il massimo dolore che tu mi stai dando è quello di incolparti. A quest'ora io non sarei neppure qui, smettila di parlare e baciami cazzo. >> Lo incoraggiai, trovandomi l'attimo dopo inclinò il viso davanti al mio, posando le sue labbra sulle mie, e io quasi non riconobbi me stesso quando iniziai a ricambiare con disperazione, cercando di fargli capire quanto lo amassi.

Le nostre lingue presero a danzare con maestia, veloci e affamate, che si scambiavano tutta la saliva che in quel tempo non eravamo ancora riusciti a darci.
Mi staccai solo per riprendere fiato, sperando che la luce fioca potesse nascondere il rossore vivace sulle mie goti e il mio corpo tremante da tutte quelle emozioni.

Dopo qualche attimo di silenzio, Minho poggiò le sue mani sulle mie cosce, stretta che ricambiai intrecciandole con le mie.

<< Jisungie c'è una cosa che alla fin fine non abbiamo mai chiarito per bene. >> Iniziò facendomi preoccupare.

<< Cos- >> Staccò la presa da una delle mie mani per poterla infilare nella tasca della felpa, tirando fuori una scatolina semi aperta, contenente due anelli argentati.

<< Jisung, vogliamo continuare a passare la nostra vita insieme? >>

Angolo autrice.

Emhh, si questa storia andrà corretta dal primo capitolo fino a qua.
Questa avventura è praticamente terminata, questo è l'ultimo capitolo e posterò a breve il prologo.
Sto ancora decidendo la prossima trama ma vorrei fare qualcosa di figo, quindi spero di riuscire a ritrarre l'idea più carina.
Grazie per tutti i voti, i commenti divertenti e anche per quelli tristi, grazie per esservi letti tutta questa stupida storia fatta anche male, incitandomi comunque a continuarla e a finirla fino a questo punto.
Vi voglio tantissimo bene, vi aspetto al prologo e poi alla prossima storia. <3

~sara

trust me -minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora