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Eccole di nuovo quelle forti braccia a prendermi e sollevarmi da terra, alzandomi e stringendomi contro al suo petto, portandomi con cura e delicatezza fino alla sua stanza, percorrendosi tutte le scale con il mio peso tra le mani, non fregandosene niente, nonostante le mie continue proteste e il mio continuo muovermi a disagio per scappare dalla sua preda, anche se una parte di me voleva stare per sempre tra quelle braccia, con la faccia schiacciata nell'incavo del suo collo, accolto dal suo calore.

Adesso lo spacchi con il tuo peso.

Stavo continuando a dimenarmi, scuotendo i piedi come un bambino.

<< Minho lasciami! Sono pesante!>> Tra le lacrime provai a farmi lasciare, non volevo provasse compassione o pena per me, potevo gestire il tutto da solo, anzi, DOVEVO, mostrarsi debole era da perdenti, ed era esattamente come mi sentivo, un perdente.

<< Non per me, adesso fermo. >> Mormorò portandomi con sé.
Venni appoggiato sul suo letto king size, e rosso fino alle orecchie, ficcai la testa nel cuscino che odorava del suo profumo fresco, che mi rimbicilliva ogni volta, e provando a sfogarmi diedi vita a un urlo che mi stavo trattenendo dentro da troppo, che venne represso dal cuscino stesso in un leggero urletto quasi infantile.
Ma lui era là, poggiando un palmo sulla fine della mia schiena e cominciando ad accarezzarmi lentamente e in silenzio, provando a darmi conforto, ma l'unica cosa che fece, era quella dei brividi, che presero vita nel mio corpo.
Volevo solo dell'affetto paterno, infatti l'istinto prese il sovrammento, e con coraggio mi girai per mettermi seduto, e senza dargli tempo di riflettere, mi buttai tra le sue braccia che non esitarono a cingermi con fare paterno, nascosto nel suo petto, e cazzo se erano calmante quel suo abbraccio.
Era come un sedativo, il suo odore, il suo calore e la sua protezione mentre mi stringeva e accarezzava i capelli, e mi sentivo solo un vetro spaccato in mezzi pezzettini, e il mio desiderio era quello di restare a vita tra le sue braccia.

<< Shh, sono qua piccolo, ci sono io. >> Le sue parole mi calmarono in meno di un secondo, sopratutto il nomignolo che mi fece arrossire più del dovuto, stoppando ogni lacrima che stava invadendo il mio volto come un'apocalisse zombie, e io mi rintanai ancora di più tra le sue braccia, lui notando il mio gesto, mi tirò leggermente da sotto le ascelle, facendomi cadere sul suo grembo; il suo corpo poderoso attutì al mio, piccolo e fragile.

<< Vuoi restare qua questa notte? >> Mi chiese con delicatezza, continuando ad accarezzarmi la radice dei capelli.
Mi vergognavo ad ammetterlo, ma sì, eccome se lo volevo.
Non so cosa stava succedendo, ma era come se la paura verso di lui fosse scomparsa, e al suo posto c'era solo una figura quasi paterna, che mi continuava a confortare, senza nemmeno sapere la motivazione delle mie crisi, ma lui stava là comunque, pronto ad accogliermi tra le sue bracci, come un incastro perfetto.

Mi staccó leggermente dal suo petto, prendendomi il viso tra le sue mani e togliendomi quelle ultime lacrime rimaste sul viso con l'ndice, delicatamente, come se avesse paura di farmi del male o come se avesse paura della mia reazione, per poi finire a fissarci senza tanto imbarazzo, ma solo con protezione.

<< Quindi resti qua? >> Mi domandò, ancora con lo sguardo puntato su di me, e io quasi mi persi nelle scintille dei suoi occhi, per poi insicuro e ancora un po' sfatto dal pianto,per poi annuire leggermente con la testa; se andavo a casa sarebbe finita sicuramente molto male, e dopo quel continuo contatto visivo, tornai a rintanarmi nel suo cocente abbraccio.

Dopo innumerevoli minuti passati in quella posizione, con solo i nostri respiri come dottofondo, un miagolio ci fece voltare entrambi, fissando malamente quel gattone che interruppe il nostro momento così intimo.
Minho mi spostò con tutto il peso sulla sua coscia destra, e io mi mossi nervosamente per paura di pesargli, e provando a mettere le punte delle scarpe a terra per poter mantenere il mio peso su quelle, fallii quando notai la troppa distanza tralle mie punte e il pavimento. Non capivo se ero io troppo basso o minho che con le sue gambe lunghe mi teneva fin troppo in alto.
Probabilmente la prima, constatando il mio metro e sessantanove con le converse.

Lo guardai curioso quando aprì il braccio sinistro, cioè quello che non stava sul mio fianco per tenermi, e capii il suo gesto quando all'abbraccio si aggiunse pure Soonie che saltò su di noi facendoci le fusa e per comodità si posizionò sulle mie cosce, pesando il doppio a Minho.

<< Ti sto pesando tanto? >> Chiesi timido senza guardarlo in faccia, ma accarezzando Soonie che continuava a impastare il mio ginocchio, mentre la mia mano quasi si sfiorava con quella di Minho.

<< Smettila Jisung, no che non mi pesi, anzi potrei tenerti così a vita. >> E io voglio stare così a vita.

È già tanto se sei ancora vivo, per adesso, non farti false speranze sul fururo.

In un momento di silenzio, mentre i miei demoni avevano cominciato ad assaltarmi nella mente, Minho lo ruppe facendomi la fatidica domanda.

<< Ti ha fatto del male? >> Il tono autoritario mi fece quasi sussultare.
Ero indeciso sul da farsi, ma scossi a malapena il capo, mentre il suo profumo mi innebriava la mente.

<< Ti ha minacciato o violato in un qualche modo? >> Si, lo aveva fatto.

Ma lo ha fatto per il tuo bene, te mo meritavi ed era totalmente giustificato!

Mi allontanai leggermente dal suo corpo guardando il suo sguardo duro posato completamente su di me, e in soggezzione riportai la mia vista al gattone accuciato sulle mie gambe, per poi scuotere la testa leggermente in segno negativo.

<< Se è successo qualcosa, puoi dirmelo Jisung. >> Aggiunse quasi preoccupato e quando guardai i suoi occhi pieni di stelle cedetti.

<< Ha messo sopra il mio armadietto una foto e tutti l'hanno guardata. >> Accennai delicatamente, smettendo di coccolare il gatto che offeso se ne andò, lasciando me e lui da soli, di nuovo in intimità, e per smaltire l'ansia iniziai a strofinare le mani sulle mie gambe per provare a togliere i peli del micio, per poi muovermi nervosamente sulla sua cosca.
Mi fissava da capo a piedi, accertandosì che stavo bene.

<< Che tipo di foto era? >> Eccola la fatidica domanda.

Angolo autrice.

Mado scusatemi per sto ritardo, sono mancata un'intera settimana a scuola ed è stato un trauma rimettermi in norma e recuperare tutte le verifiche perse, tanto da dimenticarmi di aggiornare wattpad.
Scusatemi, <3

trust me -minsungKde žijí příběhy. Začni objevovat