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Serrai i denti, non avendo nemmeno il tempo di reagire, né di rendermi conto di cosa stesse succedendo.
Un palmo grande e callosso mi fu premuto contro la bocca per impedirmi di urlare, bloccandomi i polsi dietro la schiena mentre, come un barattino, venivo trascinato alla fine della stanza, dopo che tirò un calcio alla porta per bloccare ogni via di uscita.
Terrorizzato provai a dimenarmi, mordendo e graffiando la mano che mi teneva tappata la bocca, provandomene a liberare, ma la sua presa non si attutiva nemmeno per un briciolo.
Mi spinse a terra, facendomi sbattere le ginocchia contro ad un banco posizionatò la vicino, causandomi qualche capogiro che sfocò la mia vista, bloccandomi totalmente contro al pavimento.
Senza le forze di girarmi o di agire, restai immobile, totalmente indifeso alla persona dietro di me, ma capii ben presto di chi si trattasse.

<< Calmati, troietta. >> Quando capii di chi si trattasse, ogni mio senso si mise in allerta, conoscendo cosa volesse fare da più tempo con il mio corpo.

Come se avesse tutto il tempo del mondo, andò verso le finestre chiudendo totalmente le persiane, finendo in un buio spaventoso, che non mi rassicurava di nulla, anzi, peggiorava la situazione.

Troietta, vedi come ritornano i tuoi traumi? Adesso sei al buio totale, con il tuo peggior nemico alle spalle, non sei felice?

<< Dai Jisung, facciamo due chiacchiere. >> Ridacchiò sedendosi davanti a me faccia a faccia, poco dopo avermi legato le mani con la sua sciarpa, bloccate dietro la schiena.

Il mio respiro iniziava a mancare, ma mi promisi di mantenere il controllo, almeno fino a quando non sarebbe arrivato Minho.
Minho, ti prego, vieni ad aiutarmi.

<< Cosa stai sperando, che il tuo cagnolino Minho venga a salvarti? >> Mi domandò con una risata, leggendomi la mente.

<< Non mettere Minho in mezzo a questo. >> Mi incazzai in fretta, provando a tenerlo fuori da questo discorso.

<< Ah no? E come mai allora ti segue ovunque? Pensi che non abbia notato come ti stia trattando, o come si sia allontanato da noi? >> Chiese convinto.

<< La vostra amicizia è un fatto che non mi riguarda. Lasciami andare e non lo verrà a sapere. >> Lo sfidai furioso, riuscendo finalmente a governare una discussione senza farmi prendere dal panico.

<< Puoi starne certo; non saprà nulla di questo, o forse vuoi che inizia a spogliarti? >> Mi minacciò come un vero pedofilo, passando la sua mano sul mio collo, mentre io provavo a contenere il vomito.

<< Perchè mi stai facendo questo solo per Minho? >> Domandai confuso, provando ad ottenere qualche risposta, mentre provavo a far finta di non sentire la sua mano scendere sempre di più, anche quando mi accarezzò la coscia.

<< Cerca di non farti ingannare. >> Schivò il mio discorso.

<< Ingannare ds chi? Sii più chiaro. >> Attesi che si spiegasse e che la smettesse di toccarmi.

<< Tutto ciò che sembra magici è inganno, Jisungie. Ricordati. >> Inclinò la testa in avanti, attirandomi dal colletto della felpa, provando a baciarmi.

Cercavo di allontanarmi o di voltare il viso, ma lui si infuriò, attaccando il suo petto totalmente contro al mio, iniziando a far scorrere le mani sulla mia schiena, finendo sul culo e stringendolo tra le mani aggressivamente, facendomi spalancare gli occhi.
Mi ero promesso di aver resistito, ma quando sentii le sue mani passare sotto i pantaloni, toccandomi da sopra le mutande, iniziai a piangere impanicato, cercando di prenderlo a calci o di dimenarmi, ma ero totalmente bloccato dal suo corpo.

<< Stai fermo o farà solo più mal- >>

Una voce chiamare il mio nome rimbombò fuori dalla stanza, ma io ero ormai dentro un attacco di panico per rendermi conto di cosa stesse succedendo.
Ad un tratto ben spalancò gli occhi, alzandosi subito da terra, mollandomi là sul pavimento, con ancora le mani legate e doloranti dietro la schiena.
Qualcuno spalancò la porta furioso, e io trasalii, strisciando fino alla parete e schiacciandomici contro, mentre dei gemiti di dolore e delle urla si propagarono per la stanza.

Spaventato ancora di più premetti le ginocchia al petto, temendo di essere preso di forza e tempestato di domande e rimproveri, invece mi ritrovai solo una mano che si appoggiò sul mio ginocchio, facendomi tremare, irrigidendo il corpo.

<< Piccolo sono io, non ti farei mai del male. >> Mormorò una voce sottile e cauta, e quando capii la provenienza, non ci misi mezzo secondo a precipitarmi contro in un abbraccio disperaro che manifestò tutto il mio bisogno di essere rincuorato.

Ero stato aggredito. L'adrenalina di quegli attimi era ceduta, facendomi pensare seriamente a cosa fosse successo.

Gentilmente mi accarezzò i capelli in modo paterno, facendomi sentire protetto.
Quando fece per alzarmi mi strinsi di piu a lui, intrecciando le gambe alla sua vita, e quando si alzò rimasi in braccio a lui, nascosto nell'incavo del suo collo, e in quel momento non mi preoccupai di bagnarli la camicia con le lacrime, né di che fine avesse fatto Daeshim.
Lì trovai un piacevole rifugio, il più accogliente che avessi mai potuto desiderare.

Passò dall'uscita di emergenza, uscendo e staccandosi da me solo per appoggiarmi nel sedile del passeggero, dove mi rintanai tra le mie ginocchia, volendo coprire il mio aspetto.
Arrivati a casa mia in un viaggio alquanto teso, con il rumore dei miei singhiozzi e le mani di Minho che stringevano il volante come se fosse il collo di Daeshim, mi portò in braccio fino alla stanza, scostando il copriletto e infilandomi dentro, togliendomi scarpe, felpa e pantaloni, lasciandomi con una esile t-shirt enorme che mi copriva fino alle cosce.
Per un attimo pensai se ne fosse andato, invece si tolse anche lui i vestiti, unendosi a me sul letto e rimboccando le coperte a entrambi, riscaldandoci con il corpo altrui.
Scostò con delicatezza una ciocca di capelli che mi era ricaduta sugli occhi, incastrandola dietro l'orecchio, e approfittandosene per cominciare ad accarezzarmi i capelli.

Quando mi calmai totalmente mi godetti delle sue carezze, o del suo pollice che mi asciugava le ultime lacrime, attirandomi poco dopo a sé, chiudendomi nel suo petto, con le sue braccia che mi riscaldavano dal freddo invernale.

<< Se o quando vorrai raccontare io sono qua Jisungie. >> Mi rassicurò con dolcezza, continuando a coccolarmi, fin quando non caddi in un sonno profondo, scaricandomi da tutto lo stress di quella giornata.

Angolo autrice.

Forse dovrei iniziare a pubblicare ad orari più decenti... raga voglio troppo scrivere una jeonchan o seungbin 🫢

trust me -minsungWhere stories live. Discover now