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Mi svegliai con le lacrime secche agli occhi, che mi davano fatica ad aprire gli occhi completamente.
Dio mio, perchè non sono morto nel sonno.

Sarebbe stata l'unica gioia nella tua vita di merda.

E come darle torto.
Mi alzai veramente a fatica dal letto, ma appena portato il peso sui piedi un giramento di testa violento mi fece ritornare sul letto.
Non voglio ritornare in quell'inferno. Ok resto a casa, tanto non che mene potesse fottere qualcosa. Tanto potevo studiare quando volevo, andavo costretto alle interrogazioni e finivo sempre a tremare per poi scordarmi tutto dall'ansia, in più il mio corpo non riusciva più a stare a passo con la scuola, provavo a mettermi sui libri, ma i pensieri mi divoravano facendomi perdere la concentrazione e facendomi dimenticare del mondo esterno.

<< Han! Muoviti che è tardissimo! >>Mia madre stava urlando dal piano di sotto, probabilmente dalla cucina.
No mamma, no.
Sentii dei passi vicino a me, fin quando la porta si spalancò e io finsi di dormire ancora, chiudendo gli occhi e respirando profondamente. Il tremolio delle mie mani poteva farmi sgamare, ma non se ne sarebbe accorta mai.

<< Oh bambino mio... cosa ti stai facendo? >> La sentii sospirare. Cosa stava dicendo? Cosa intendeva? E se avesse scoperto tutto? No dai era impossibile.

Mi mise una mano sul fianco, poichè ero girato dalla parte opposta alla sua, scuotendomi leggermente.

<< Amore sveglia. >> Mi scosse ancora, fin quando dovetti mettere in atto una finta azione da una persona che si stava svegliando in quel momento.

Manco i bambini di seconda elementare fanno così.

<< Come mai non ti sei svegliato? È tardi. >> Dovevo solo pensare a qualche bugia.

<< Mamma non sto tanto bene... >> In fondo era la verità, non stavo mai bene io, ne mentalmente ne fisicamente.
Mi sentivo in colpa lo stesso.

Ma se stai sano come un pesce! Stai solo cercando di migliorare, stai bene te.

Mi mise una mano sulla fronte controllando la temperatura, ma naturalmente doveva essere di calore normale... e invece.

<< Jisung, ma stai bollendo! Corro a prenderti il termometro. >> Febbre? Ma io non avevo la febbre, era tutta finzione... no non un'altra volta...
Riflettei sul fatto che però almeno stavo a casa per qualche giorno, senza dover rivedere il gruppo di Minho, e ne ero quasi felice, ma ultimamente stavo avendo la febbre troppo spesso.

Tornò correndo, con il termometro in una mano e un asciugamano bagnato di acqua fredda. Fece per alzarmi la maglietta per aiutarmi con il termometro...

<< NO, DAMMI! Posso fare da solo no? Ehehm... >> Cazzo non dovevo reagire così di scatto.
Glielo strappai dalle mani, facendola scattare verso dietro. Me lo misi nascosto sotto le coperte per non farle vedere nemmeno un minimo taglio o le immense bende nascoste sotto il mio felpone usato come pijama.
Mamma mi stava guardando con occhi leggermente delusi, ma fece per non farlo notare. Non stava mai a casa, ci vedevamo poco e io mi comportavo così...

Meglio non farle vedere il tuo corpo, si spaventerebbe e ti manderebbe da uno psichiatra.

No! Io, non, sono, pazzo.

Lo sei.

Mi agitai sul letto, mentre stringevo i denti tra di loro e gli occhi chiusi.

<< Che succede? Amore tutto ok? >> Mi stava tenendo una mano sul braccio, a malapena sopra la benda, mentre con quella libera prese l'asciugamano bagnato di acqua fredda e me lo mise sulla fronte. Mi ripresi quando suonò il termometro, e prendendolo sempre con delicatezza, assicurandomi che il fisico fosse coperto, dandolo a mia madre senza nemmeno guardarlo.

<< Cavolo Jisung... 39.4. Oggi stai a riposo, mi prendo il giorno di lavoro libero. >> Fece per alzarsi e chiamare lavoro, ma la bloccai subito dal polso.

<< Mamma starò bene, stai facendo delle lezioni troppo importanti da perdere, vai, non pensare a me. >> Mi sentivo un peso enorme, e non la volevo disturbare.

<< Non posso lasciarti a casa da solo, no non posso, chiamo subito e torno. >> Ecco da chi ho preso la mia testardaggine.
La guardai negli occhi con uno sguardo che faceva capire tante cose.

<< Io dormirò e basta, non pensare a me, sono ormai grande e posso cavarmela da sola. >> La spinsi con delicatezza dal letto.

<< Ciao mamma! Buon lavoro. >> E anche questa volta la mia testardaggine, presa da lei, ebbe la meglio.

Uscì dalla stanza con uno sbuffo, non prima di avermi dato l'ennesimo sguardo di ripensamento, ma il mio sguardo era deciso, quindi si arrese.
Quando sentii la porta giù sbattere, presi il telefono dandogli un'occhiata, ma mentre scorrevo su Instagram mi arrivò una telefonata da Lix.

<< CILIEGINA! Tutto ok? Dove sei? Quei pezzi di vitelli ti hanno fatto qualcosa? Sei in classe? Dove sei? >> Stavo con gli occhi sgranati e confusi, il sopracciglio alzato e cercavo di seguire tutte le domande di Felix. Mi ci persi alla 3.

<< Lix sto a casa, stamattina non mi sono sentito bene e mamma non mi ha mandato, ho la febbre al 39 e mezzo. >> Lo sentii trattenere un urlo, accompagnato da un respiro pesante. Potetti solo immaginare la sua faccia preoccupata.

La tua fantasia è molto vasta, farà il finto preoccupato perchè gli fai pena.

<< Cazzo Han! Tua mamma sta a casa? Hai mangiato? >> Chiese ormai quasi urlando. Mi faceva ridere ogni volta che imprecava, poiché era molto educato come ragazzo, ed era raro questo evento... pensandoci stava succedendo un po' troppo spesso.

<< In realtà la ho praticamente cacciata di casa, dicendole che non doveva perdere un giorno di lavoro, ma tranquillo che sto bene, sono solo un po' stanco. >> Era complicato convincerlo, ma nonostante gli volessi tanto bene, un giorno senza scuola lo preferivo passare da solo.

<< Han, non puoi stare da solo, e se ti si alzasse? Non è ancora suonata tanto, vengo da te? >> Dio Felix.

<< Nono, sto bene. >> Feci una risata un po' sarcastica e tirata, poi continuai.

<< Direi che vado a farmi una bella dormita, vai in classe Lix. Ciao. >> Gli chiusi quasi la chiamata in faccia, riconoscendo la sua personalità premurosa e fissata, e sapendo che se non lo convincevo potevo trovarmelo sotto casa.

<< Riposa dai, ti voglio bene! >> Chiusi la chiamata e tenni un leggero sorriso per quella frase... non me lo sentivo dire quasi mai, mi fece bene al cuore.

Povero Felix che deve avere un peso come a te...

Il mio sorriso calò di scatto, mi girai di lato per provare a dormire, ma le voci stavano come fantasmi nella mia testa, manco un concerto punk faceva quel bordello.

Se ti ammazzi fai un favore al mondo.

Ma fatti del male che è l'unica cosa che potresti meritarti in sta vita.

No Han, nessuno ti vuole bene.

Povera la madre che ha avuto una delusione del genere.

Nessuno si innamorerà mai di te...

trust me -minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora