6.2. ALLA SCOPERTA DI ETHAN

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Continuammo a camminare, ma questa volta il paesaggio sembrava cambiare sotto i nostri piedi. La notte precedente la potente bufera che mi aveva travolto aveva investito tutta quella parte della regione, lasciando dietro di sé un paesaggio incantato e inospitale. Ci inoltrammo nella zona che avevo attraversato di notte quando avevo tentato la mia disperata fuga. Sembrava del tutto diversa da come me la ricordavo.

Procedemmo tra i rami degli alberi che pendevano pericolosi sotto il peso della neve fresca. Ogni tanto, un soffio di vento leggero faceva scendere dalle loro chiome morbide scaglie che cadevano lente a terra come fiocchi di neve danzanti. Il paesaggio appariva un dipinto di pura luce bianca, con ogni elemento avvolto in uno strato di neve candida.

Le cime delle montagne si stagliavano contro il cielo terso e azzurro, imponenti come guardiani di un regno invernale. I loro picchi erano coronati da creste di ghiaccio che brillavano sotto i raggi del sole, creando giochi di luce e riflessi che catturavano lo sguardo.

Il fiume che pochi chilometri prima avevamo attraversato, impetuoso e impregnato di vita, era ora sommerso da uno strato spesso di ghiaccio. Il suo flusso tumultuoso era stato arrestato dalla mano gelida della neve, creando uno scenario surreale in cui il mondo sembrava sospeso tra movimento e quiete. Sul terreno, i sentieri erano coperti da uno strato spesso di neve soffice e immacolata. Ogni nostro passo lasciava un'impronta profonda e nitida, testimoniando il nostro passaggio. Il suono dei nostri passi era ovattato, un sussurro soffocato dalla morbidezza della neve.

Nonostante quella bellezza senza tempo che avvolgeva il paesaggio, c'era un senso di desolazione e isolamento che si respirava a ogni passo. La natura selvaggia si rivelava nella sua forma più cruda, mettendo in risalto la sfida e l'imprevedibilità di quella terra.

Ethan continuava a guidarmi attraverso quel paradiso in continuo mutamento, il suo sguardo cupo e il suo misterioso silenzio facevano parte integrante di quella coreografia, un mix perfetto tra uomo e natura.

Camminammo ancora per un po', lasciandoci alle spalle quel panorama incantevole.

Guardando Ethan non potei fare a meno di notare la sua figura imponente e affascinante. Era come se appartenesse a quel luogo selvatico, come se fosse stato scolpito dalla natura stessa. La sua statura alta e slanciata lo faceva emergere tra gli alberi coperti di neve. I passi erano sicuri e agili, adattati perfettamente al terreno difficile e scivoloso. Ogni movimento era elegante, come se danzasse in armonia con la natura intorno a noi. I suoi capelli scuri erano un po' scompigliati, come se il vento avesse cercato di rubare un po' della sua aura selvaggia. Il volto, dallo sguardo intenso e profondo, trasmetteva una combinazione di mistero e forza interiore. Era come se nascondesse una storia travagliata dietro quegli occhi penetranti.

Mentre camminavamo, il silenzio che ci avvolgeva si faceva ancora più intenso. Le sue parole erano rare, ma quando parlava, la sua voce era calma e profonda, come il suono di un fiume che scorre placido.

I suoi lineamenti erano scolpiti e decisi, come se avesse dovuto affrontare molte sfide nella sua giovane vita. Eppure, c'era anche un'ombra di tristezza che traspariva dai suoi occhi, una malinconia nascosta dietro la sua maschera di riservatezza.

Nonostante la sua apparente ostilità e il suo atteggiamento silenzioso, mi sentivo attratta da lui. C'era un magnetismo inesplicabile, un richiamo che mi spingeva ad avventurarmi sempre più in profondità in quel territorio sconosciuto insieme a lui.

Mentre lo osservavo, mi resi conto che Ethan era molto di più di quello che sembrava. C'era una complessità e una profondità nella sua persona che mi intrigava e mi faceva desiderare di scoprire di più su di lui, di scavare oltre la sua superficie impenetrabile.

Alaska, Amore & Orsi MannariWhere stories live. Discover now