24. PERICOLI

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L'atmosfera si faceva sempre più cupa mentre il sole calava all'orizzonte, tingendo il cielo di sfumature arancioni e viola. Eravamo seduti in salotto, all'apparenza tutto filava liscio anche se io ero ancora turbata per ciò che era accaduto nel bosco. Quella bestia non era un animale normale. Un orso non sarebbe riuscito a buttar giù una quercia. Non potevo parlarne con Ethan, non potevo farlo con nessuno.

All'improvviso, il telefono squillò, rompendo il silenzio inquietante della sera.

Ethan inserì il vivavoce per farmi ascoltare la telefonata. Riconoscemmo subito la voce tremante e agitata della signora Annie. «Ethan, mi passi tuo padre per favore?»

«Non c'è. Stamattina è partito per Copper Center.» Rispose lui. «Posso aiutarla io. Cosa succede?»

«C'è qualcosa di terribile che sta accadendo!» Gridò in panico. «Ci sono degli esseri là fuori, stanno cercando di entrare nella mia casa! Sono enormi, non sono persone, sono animali!»

«Ne è sicura?» Chiese Ethan.

«Sì, sì hanno la pelliccia! Aiutatemi! Chiama tuo padre, qualcuno! Io ho provato a chiamare anche lo sceriffo, ma il suo cellulare risulta irraggiungibile.»

L'agitazione nella voce della signora Annie era palpabile e ci fece raggelare il sangue. Ethan chiese più dettagli. «Che genere di animali sono? Come sembrano?»

«Non so cosa siano, non li ho mai visti prima d'ora! Sono grossi, selvaggi, stanno graffiandole mura della casa e la porta! Hanno rotto tutto ciò che c'era all'esterno!» Urlò la donna, in preda al terrore.

«Sto arrivando! Metta qualcosa di pesante, mobili, per sbarrare le finestre. Resista. Sarò lì da lei in un batter d'occhio!»

Ethan non esitò. Si alzò di scatto, imbracciando il fucile appoggiato contro il muro.

«Vengo con te.» Dissi alzandomi decisa. «So sparare abbastanza bene, posso aiutarti!»

«No, no. Ti sei esercitata una giornata e non è sufficiente per dire che sai sparare abbastanza bene.»Rispose Ethan scimmiottandomi.

«Brutto stronzo, ho una buona mira l'hai detto anche tu e da solo non puoi farcela.» Ribattei stizzita.

«Sì, ok.» Cedette Ethan con una smorfia. «Però, stai attenta perché se non sei concentrata o se ti fai prendere dalla paura io mi ritrovo anche te come nemica. Potresti essere pericolosa anche solo se rimani lì paralizzata dal terrore.»

«Starò concentrata e sicura. Te lo prometto.»

Ethan salì sulla jeep del padre.

«Ma puoi guidarla?» Gli chiesi scettica.

«Sali e non fare storie. Per le situazioni d'emergenza posso usarla.»

Mentre andavamo alla casa della signora Annie, provai a chiamare Hoss, Tom e gli altri amici di Ben per chiedere aiuto. La connessione che veniva e andava a causa della fitta vegetazione circostante. Risultavano tutti irraggiungibili.

«Non riesco a mettermi in contatto con nessuno!» Esclamai frustrata. «Dobbiamo fare da soli.»

Arrivati vicino alla casa della signora Annie, vedemmo una scena inquietante. La donna si agitava sulla soglia, brandendo un tronco che bruciava, mentre creature misteriose tentavano di sfondare le pareti e la porta. Le loro forme imponenti e pelose erano indistinte nella penombra.

«Bravissima!» Esclamò ammirato Ethan. «Il fuoco fa paura a tutti.» Poi imbracciò il suo fucile.

«Attento, Ethan!» Lo avvertii comprendendo subito le sue intenzioni. «Dobbiamo proteggere la signora Annie!»

Ethan, senza pensarci due volte, puntò il fucile verso una delle creature. Da quella distanza non si capiva se erano orsi mannari, ma non c'era tempo di chiederglielo poco ma sicuro.

Sparammo entrambi con decisione, ma nonostante la fermezza dei nostri colpi, le creature iniziarono a muoversi velocemente e a schivarli. Al col tempo continuarono a graffiare e a spaccare tutto ciò che si metteva ad ostacolo nel loro passaggio.

«Ethan, dobbiamo fare qualcosa di più!» Esclamai, con una leggera ansia nella voce.

Il giovane, determinato a proteggere la signora Annie, si sfilò la fasciatura dal piede, ormai guarito, e la gettò via.

Sotto il mio sguardo allibito si giustificò: «Mi infastidiva nei movimenti.»

«E perché non te la sei legata intorno alla testa come fascetta stile Rambo, tanto che c'eri?» Chiesi ironica.

«Perché non ci ho pensato. Dovevi suggerirmelo prima.» Ribatté lui usando lo stesso mio tono.

Lo vidi prendere una profonda inspirazione e prepararsi ad andargli incontro.

«Stai attenta, Emma.» Mi disse dandomi un rapido sguardo. «Siamo insieme in questo casino. Proteggiamoci a vicenda.»

Con uno sguardo di complicità, ci avviammo verso le creature, pronti ad affrontare l'ignoto e a difendere la signora Annie da quel pericolo misterioso. La tensione nell'aria era palpabile, eppure sapevamo di avere l'un l'altro, e insieme avremmo affrontato qualsiasi cosa si nascondesse nelle ombre.

«Ricordami di dire a tuo padre che no, non so gestirti.»

«Sono davvero troppo irruente!» Commentò Ethan, ridendo.

Ci avvicinammo alle spalle delle creature e iniziammo a sparare. Il fumo delle armi riempiva l'aria e mi annebbiava la vista, rendendomi difficile mirare con precisione. Nonostante la paura che mi avvolgeva, mi lasciai guidare dall'adrenalina.

Le creature correvano furiose e ringhiavano, ma non avevo il tempo di vedere dove colpivo. I nostri colpi echeggiarono nell'aria mentre cercavamo di abbatterle una per una. La tensione era palpabile e il suono dei proiettili si mescolava con i nostri respiri affannati.

Fu in quel momento che qualcosa mi afferrò alle spalle, mi voltai di scatto. Era una di quelle creature, con gli occhi rossi e uno sguardo selvaggio. La paura mi attraversò di nuovo, ma non avevo tempo per pensarci troppo. D'istinto, mi liberai dalla sua presa e le sparai, ferendola. Questa lanciò un urlo di dolore, quasi umano, e scappò nell'oscurità della vegetazione.

La signora Annie urlava terrorizzata da casa sua, ma tutto intorno a noi era un caos. Le creature sembravano sempre più numerose, e non sapevo quanto avremmo potuto resistere. Il terrore iniziò a prendere il sopravvento e mi resi conto che eravamo in una situazione disperata.

Per fortuna, le nostre urla e gli spari avevano attirato l'attenzione di altre persone, che corsero a darci una mano. Ma la lotta continuava, e non potevamo permetterci di abbassare la guardia.

Mentre il panico mi avvolgeva, cercai di rimanere concentrata, seguendo le istruzioni di Ethan sull'uso del fucile.

Continuammo a combattere, cercando di tenere testa a quelle creature, finché finalmente sembrò che avessimo la meglio. Le creature si stavano disperdendo nella foresta man mano. Mi rilassai un po' notando che stavano battendo la ritirata.

Un po' troppo.

Tutto accadde molto veloce. Sentii il mio corpo colpire il terreno più volte, una creatura mi sbatteva da una parte all'altra senza lasciarmi il tempo di reagire. Persi il mio fucile durante lo scontro, non sapevo nemmeno dove fosse finito.

Il panico mi avvolse, mentre cercavo disperata di liberarmi e scappare. Nel fragore degli spari, cercai di distinguere la voce di Ethan che mi chiamava, ma il mio udito era ovattato dalle botte che stavo prendendo. Mi sentivo come una bambola di pezza, vittima di una furia cieca e assassina. A un tratto, tutto ebbe fine. Velocemente come era iniziato. Sprofondai nel terreno a faccia in giù. Nessuno mi stava più picchiando. Con la coda dell'occhio vidi il mio aggressore zoppicante e ferito fuggire via rincorso da un uomo che sembrava Tom.

Dopodiché il buio.

Alaska, Amore & Orsi MannariWhere stories live. Discover now